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VILLESSE (Go). Il Torre restituisce nove miliari romani.

Casuale, quanto stupefacente ritrovamento archeologico nel greto del torrente Torre, a due passi dall’abitato di Villesse. Pochi giorni fa, e precisamente l’11 ottobre, Gianfranco Valenti ha scoperto ben nove miliaria , delle colonne di pietra di epoca romana, più precisamente del IV secolo, con iscrizioni che – com’è noto – servivano a scandire le miglia lungo le vie pubbliche tra il punto di partenza e il resto della strada: a un numero stabilito di miglia veniva collocata una di queste colonna che aggiornava il viaggiatore, o l’esercito in marcia, sulle distanze. L’eccezionalità nel nostro caso sta nel numero di colonne rinvenute e «anche nel fatto che non è facile trovare miliaria su strade pubbliche, a parte l’Appia», ha sottolineato Franca Maselli Scotti, della Soprintendenza ai Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, presentando ieri a Trieste i primi dettagli del rinvenimento. Immediatamente è stato allertato l’ispettore onorario Vinicio Tomadin e sono stati avvisati il sindaco di Villesse, Simonetta Vecchi, e ovviamente la Soprintendenza stessa.
Le colonne del Torre risalgono tutte al IV secolo dopo Cristo. La datazione è sicura perché le iscrizioni riferiscono di imperatori vissuti in quel periodo, un’epoca particolarmente travagliata per l’impero romano e anche per la nostra regione, dove soggiornarono ma anche combatterono, per la successione, i figli di Costantino il grande, Costanzo e Costantino II, quest’ultimo ucciso vicino ad Aquileia dal fratello per il predominio territoriale. Tutti nomi menzionati nelle iscrizioni. «Abbiamo fatto una prima ricognizione scientifica molto veloce che richiederà comunque degli approfondimenti – ha sottolineato la Maselli Scotti –. Sicuramente, però, il luogo del ritrovamento non è quello originale. È probabile che queste nove colonne si trovassero lungo la via che da Aquileia portava a Lubiana – uno dei due assi di comunicazione (l’altra collegava Milano ad Aquileia). Bisogna capire perché nel IV secolo ci fosse questa concentrazione di colonne iscritte. Forse potevano essere uno strumento di propaganda imperiale. Infatti, l’iscrizione di Gioviano che fu imperatore per un solo anno suffraga questa tesi. Gioviano voleva ricordare agli abitanti dei luoghi il suo potere imperiale, soprattutto in un’area strategica per il traffici verso il cuore dell’Europa e verso le regioni più orientali. Lo stesso tracciato, purtroppo, sarà usato nel secolo successivo da tante popolazioni barbariche per le loro calate in Italia. Tornando a Vllesse, il 15 ottobre le preziose colonne sono state recuperate grazie all’Arma dei Carabinieri, al gruppo archeologico Natiso cum Turro – impegnato in uno scavo vicino – e all’imprescindibile aiuto economico del Comune di Villesse.
Dopo la prima ricognizione, il materiale è stato trasportato in un luogo sicuro. Come ha auspicato la dottoressa Maselli Scotti, supportata dal sindaco Vecchi, «questo potrà essere in futuro il primo nucleo di un Antiquarium locale, fruibile da tutti».

Infatti, anche Roberto Di Paola, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, ha evidenziato il ruolo dei beni archeologici come veicolo di comunicazione, di promozione e di turismo, «anche se poi ci vorrebbe la cura del patrimonio, ma su questo argomento bisognerebbe aprire un altro capitolo. Intanto, oggi rallegriamoci di questa scoperta».
Durante la conferenza stampa, che si è tenuta a palazzo Economo, sono state mostrate le immagini di ogni singolo reperto. Un’altra colonna presenta tre iscrizioni. Ne sono state lette soltanto due: riportano i nomi dell’imperatore Gioviano, successore di Giuliano, l’ultimo della casa di Costantino, e di Valentiniano, Arcadio e Teodosio. È stata rinvenuta anche un’ara votiva (da restaurare), che era riutilizzata capovolta, con un’iscrizione onoraria. Nell’incavo forse era inserita una statua, ma più probabilmente una colonna.

Alcune colonne in marmo asiatico senza iscrizioni, una colonna con un’iscrizione illeggibile e una dove è citato Costantino il grande completano la serie.
Va ricordato, infine, che sono stati ritrovati anche un utensile in legno usato forse per un torchio a pressione, conservato attualmente in acqua.


Fonte: Messaggero Veneto 22/10/2008
Autore: Erica Culiat
Cronologia: Arch. Romana

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