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TRIESTE. Tra Basovizza e San Dorligo spuntano i resti dei fortini “eredi” degli antichi romani.

basovizza

Fortificazioni militari risalenti al secondo secolo avanti Cristo, di cui forse ha parlato addirittura Tito Livio, e altri accampamenti del periodo di Giulio Cesare, testimonianze fisiche del periodo della definitiva conquista dell’Istria da parte degli antichi romani. È quanto è stato scoperto nel territorio fra Basovizza e San Dorligo della Valle da un team di archeologi diretto da Federico Bernardini e composto da ricercatori del Centro di Fisica Teorica di Trieste e dell’Istituto di Archeologia del Centro di Ricerche dell’Accademia Slovena di Scienze e Arti, e resi possibili grazie al finanziamento dalla società croata Monton Mms e alla disponibilità delle comunelle di Borst e Boliunz, proprietarie dei terreni, oltre che dal sostegno logistico di imprenditori locali e della Soprintendenza.
Gli scavi hanno permesso di mettere in luce alcuni tratti delle mura di fortificazione un tempo presenti e di raccogliere materiali archeologici utili per precisare la cronologia dei siti.
«Le ricerche effettuate con il telerilevamento laser ci avevano restituito la pianta dettagliata delle fortificazioni e ricerche di superficie ci avevano permesso di raccogliere materiali del secondo e primo secolo avanti Cristo – spiega Federico Bernardini dell’Ictp – perciò abbiamo collegato da subito i ritrovamenti alla fase di conquista del territorio da parte dei Romani».
La storia narra che nel 178 a.C. i Romani vennero fermati dalla popolazione autoctona, gli Istri, nel territorio dell’attuale provincia di Trieste, nel corso di una campagna militare che gli stessi militari dell’antica Roma dovettero interrompere e riprendere un anno dopo.
«Lo scopo di questi scavi – ancora Bernardini – è stato quello di capire meglio le tecniche costruttive delle strutture murarie e raccogliere elementi utili per una datazione più precisa dei due accampamenti romani denominati Grociana piccola / Mala Grocanica e San Rocco / Koromacnik. Il primo presenta una fortificazione interna rettangolare, dove i recenti scavi hanno rivelato abbondanti resti di anfore del secondo secolo avanti Cristo, il secondo una esterna più ampia, costruita con ogni probabilità durante la metà del primo secolo avanti Cristo per far fronte ad attacchi di popolazioni nemiche, probabilmente i Giapidi, come riportato nel “De Bello Gallico” di Giulio Cesare. Ad avvalorare il fatto che si tratti di fortificazioni militari il ritrovamento di quasi 200 chiodi di calighe, le tipiche calzature dei legionari romani, e alcune armi.”

Autore: Lorenzo Degrassi

Fonte: www.ilpiccolo.it, 25 set 2019

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