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NAPOLI. Si spegne il Parco Vergiliano.

L’involucro d’una merendina abbandonato al viale d’accesso; un sacchetto di plastica dimenticato alla tomba di Giacomo Leopardi; un’altra cartaccia sporca lasciata sul colombario che ospita la tomba del più grande poeta della latinità, Virgilio.
In queste condizioni si presenta al visitatore uno dei più famosi complessi monumentali che offre Napoli, il parco Vergiliano a Piedigrotta, di proprietà demaniale, cui si accede dalla galleria delle Quattro Giornate.
Mentre perlustriamo le aree dei sepolcri di Leopardi e di Virgilio ci scruta un custode che percorre la breve salita del viale addirittura in auto. Così, per i fumi dei gas di scarico, è stato cancellato l’inizio del secondo rigo dell’iscrizione con il passo tratto dai “Paralipomeni” di Giacomo Leopardi, posta all’ingresso della Grotta di Lucio Cocceio Aucto, o Grotta Vecchia.
Congiunge Posillipo a Fuorigrotta. In gran parte inagibile dopo il terremoto del 1980, il tunnel rupestre potrebbe essere la perla del Parco. Settecento metri. Eppure solo l’ingresso, dedicato al culto della Madonna di Piedigrotta, viene aperto al pubblico in circostanze eccezionali.
Lo scandalo è descritto in un saggio del ’91 di Filomena Sardella, “Il parco Vergiliano”: qui l’architetto della soprintendenza Adolfo de Pertis dichiarava di avere provveduto, a norma di legge (219/81) negli anni 1984-1988, al «puntellamento delle grotte a confine con la Ferrovia». Incredibile a dirsi, quei tubi che sorreggono le pareti tufacee sono ancora lì, a distanza di tre decenni, e anche la magnifica bellezza della Crypta Neapolitana, il corridoio naturale che ai tempi del Petrarca e del Boccaccio congiungeva rapidamente Posillipo a Fuorigrotta, è preclusa ai napoletani.
Abbiamo consultato l’architetto Tommaso Russo, il funzionario che oggi si occupa del Parco. «Non è vero – dichiara – che dagli anni del terremoto non è stato fatto niente. La Crypta è stata restaurata e consolidata 5 anni fa nel tratto iniziale. Quando il Ministero ci elargirà i fondi, contiamo di ripristinare il tragitto romano. Un anno fa è stata rifatta la pavimentazione della piazzola che ospita la stele di Leopardi. Inoltre è stato istituito, con le facoltà di Lettere del Suor Orsola e Federico II e l’Orto Botanico, il camminamento denominato “Parco letterario Virgiliano”, abbellito dalle essenze vegetali nominate da Virgilio nelle sue opere, con citazioni dei versi su mattonelle di cotto. Faremo meglio quando il Ministero elargirà i soldi».
Avrà ragione anche l’architetto Russo. Ma intanto il Parco, oggi, con la chiusura delle magnifiche grotte che danno il nome al rione («Sono lesionate e quindi puntellate quelle prospicienti al metrò») sembra sempre più un tesoro dimenticato, e ciò non fa onore a Napoli e allo Stato.
Il complesso monumentale nacque nel ’31 per volontà di Enrico Cocchia e del fascismo allora in auge. E il 22 febbraio del ’39 vi fu eretta la stele con le (presunte) spoglie mortali di Giacomo Leopardi, monumento nazionale. Oggi, pure inciso a grandi caratteri sul marmo bianco, non si legge chiaramente neppure il cognome dell’autore de “La Ginestra” e i tre gradini del basamento non splendono più al sole, sono diventati grigi e neri. Peggio non si poteva dimenticare uno dei più grandi uomini dell’ Ottocento, che a Napoli e all’Italia aveva consacrato la sua vita e la sua poesia immortale.

Fonte: Corriere del Mezzogiorno, 2 dic 2012

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