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MUSEO ARCHEOLOGICO DI JESI (AN) E DEL TERRITORIO

Il 22 maggio è stato inaugurato a Jesi il nuovo complesso di San Floriano, destinato ad ospitare anche il Museo Archeologico di Jesi e del territorio.
La struttura è collocata in antichi edifici del XVIII secolo, l’ex Chiesa di San Floriano e l’ex Convento dei Frati Minori di San Francesco.

Il ricco complesso museale si connota per la sua doppia valenza, sia turistica, in relazione all’esposizione dei reperti archeologici, sia didattica, finalizzata a promuovere attività di restauro, ricerca, archiviazione, stage, visite guidate anche per le scuole. La nuova raccolta archeologica, relativa al comprensorio della media valle dell’Esino, risulta opportunamente articolata in tre sezioni del museo, riservate rispettivamente alla Preistoria, alla Protostoria (civiltà picena) ed all’età romana.

La Sezione più antica espone un consistente repertorio litico, che comprende un chopping tool, vari bifacciali e manufatti di tecnica Levallois, inquadrabili nell’ambito del Paleolitico inferiore e medio di Jesi (Contrada Paradiso, Erbarella), Monsano, Monte San Vito. Significative testimonianze dell’uomo neolitico sono rappresentate da unghiate o ditate lasciate su frammenti di ceramica, intonaci, pertinenti ad importanti insediamenti preistorici di Monte Cappone, Castel Rosino, Coppetella. Le tecniche di scheggiatura, assai evolute nell’età del Neolitico medio e finale, offrono una sorprendente varietà di lame, grattatoi, bulini, foliati e addirittura arnesi d’ossidiana, ma la vita quotidiana dell’homo sapiens sapiens è suggerita in modo più evidente anche da consunte macine, sporadiche fuseruole, raffinati oggetti d’osso.

La civiltà picena trova il suo ampio spazio nella seconda sezione del museo, dove ricchi corredi femminili di Monteroberto e Pianello (Castelbellino) ostentano eleganti fibule di bronzo ad arco ribassato o fogliato, fantasiosi pendenti d’ambra, preziose collane in pasta vitrea e in vaghi d’osso. D’altra parte, orgogliosi principi piceni della media valle dell’Esino hanno lasciato intatto il ricordo del loro prestigio attraverso le armi, come lance, spade e soprattutto un elmo bronzeo tipo Negau. All’intensa attività commerciale dei Piceni si deve la presenza di bronzi etruschi e soprattutto di ceramica attica a vernice nera e a figure rosse, spesso associati al semplice vasellame d’impasto locale, come il tipico poculum a quattro prese. Fra il materiale d’importazione greca emergono un alabastron a figure nere del VI a.C., rinvenuto a Monteroberto, ed una kylix a figure rosse attribuita al pittore d’Ancona (460 a.C.), proveniente dalla necropoli di Pianello.

Un’atmosfera di sacra solennità pervade la sala adibita ai luoghi di culto piceni, in cui troneggia nel suo agile slancio Marte in assalto, un bronzetto votivo del V a.C, proveniente da Maiolati Spontini, mentre un piccolo Ercole bibax, del IV a.C. pertinente al territorio di Jesi, protende in avanti la sua coppa di vino. Fra questi oggetti votivi riveste un ruolo di primaria importanza il noto “Ercole di Castelbellino”, uno dei più antichi bronzetti italici (500 a.C. circa), slanciato e muscoloso nelle sue gambe, minaccioso nel braccio vibrante la clava, elegante nella sua leontea adagiata attorno alla vita.

Altrettanto interessante è la documentazione jesina relativa all’età romana repubblicana (III-I a.C.), con i prodotti delle fornaci di ceramica a vernice nera (da Campo Boario) e i ricchi corredi di Mergo; una lastra di calcare, il lapis aesinensis, interessante testimonianza epigrafica proveniente dalla Chiusa di Agugliano, offre preziose informazioni sulla viabilità antica nell’Italia centrale adriatica. L’arte di epoca imperiale è degnamente rappresentata da una tomba alla cappuccina di Mergo e da un ciclo scultoreo d’età giulio-claudia, comprendente statue acefale maschili e femminili elegantemente drappeggiate e pregevoli ritratti di Augusto, Tiberio e Caligola: queste statue onorarie di pregevole marmo bianco sono state recuperate nel 1784 dai sotterranei del convento di San Floriano (Palazzo Mestica).

A completare degnamente la raccolta del museo contribuisce una prestigiosa collezione di ceramica daunia (antica civiltà italica della Puglia settentrionale), proveniente da Ascoli Satriano (Foggia) e donata generosamente dal Dott. Pasquarella di Cupramontana al Comune di Jesi: si tratta di un nucleo di reperti cospicuo dal punto di vista numerico e qualitativo, comprendente terrecotte figurate, oggetti di bronzo, vasellame subgeometrico daunio, ceramica italiota a figure rosse, a vernice nera, sovradipinta e di stile Gnathia.

Il museo è aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, con il seguente orario: 10-13 e 17-23.
Per informazioni: tel. 073156572
Fonte: Redazione
Autore: Claudia Cirilli

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