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MURLO (Si). Il Cappellone era un guaritore?.

Grosse novità in arrivo per spiegare chi sia stato il famoso cappellone di Murlo. Una figura conosciuta anche a chi non segue l’archeologia, oggi simbolo del Museo Etrusco e del comune di Murlo visitato da tanti turisti, scolaresche e studenti.

Finora la grande figura in terracotta è stata interpretata come l’immagine di un principe o antenato della famiglia principesca di Poggio Civitate dove da decenni hanno luogo gli scavi della missione americana.
Lo strano copricapo a punta e larghe tese ricorda un cappello messicano, e non aveva trovato nessun confronto, tranne copricapi presenti su una situla della cultura atestina del Veneto.
Ma adesso il professor Edilberto Formigli ha scoperto importanti dettagli sull’acrotero. Formigli, fiorentino trapiantato a Murlo ormai da venti anni, organizza periodici seminari internazionali sulle antiche tecnologie dei metalli archeologici.
Inoltre,insegna al laboratorio del corso di Storia della Tecnologia antica dell’ Università di Siena, purtroppo limitato ai soli metalli, un corso unico in Italia.

La storia della tecnologia antica – dice Formigli – da noi viene sottovalutata come insegnamento formativo, ma è in grado di fornire un quadro storico più approfondito anche in campi come quello dell’archeologia classica. Un grosso esempio è la nuova datazione della Lupa Capitolina all’età medioevale sulla base delle tecniche esecutive di quest’opera, considerata finora di età etrusca”.
Un tema da esplorare. Ma ci dica del “Cappellone di Murlo”: che novità ci sono?

Con un progetto di ricerca dell’Università Federico II sulle tecnologie di nuclei di oreficerie del Museo di Napoli, diretto dalla professoressa Lucia Scatozza, ho potuto studiare alcuni gioielli dell’VIII e VII secolo a.C. provenienti da Cuma, tra cui una fibula d’oro del tipo detto “a drago” con ricca decorazione a granulazione che presentava un dettaglio decorativo applicato sull’arco, indicato nelle pubblicazioni solo come disco apicato.
Vi ho riconosciuto subito un cappello a larghe tese del tutto identico a quello portato dalla statua acroteriale in terracotta che si trova nel museo di Murlo, che conosco bene per averci lavorato per anni alle dipendenze della Soprintendenza Archeologica
”.
Cosa significa aver trovato un confronto così calzante con il nostro “Cappellone” in ambito così distante da Murlo?
La zona intorno a Napoli fino a Pontecagnano era nell’VIII e VII sec. a.C. una sorta di Etruria del Sud, con una cultura identica a quella che troviamo in Toscana e Lazio. Il tipo di fibula a drago era parte della tradizione etrusca. La decorazione a”cappellone” rappresenta certamente un elemento simbolico carico di significati religiosi e di potere. I vari tipi di copricapo caratterizzavano alcune divinità o personaggi divinizzati, come possiamo ben vedere nella cultura orientale, soprattutto siriana, che influenzava molto in quei tempi le popolazioni italiche, in particolare quella etrusca”.
Che divinità poteva essere rappresentata con un copricapo come quello del “Cappellone” ?
Sul cappellone d’oro in miniatura da Cuma c’è un elemento in più che può darci qualche indicazione in questo senso. Sotto le sue falde si trovano due serpenti disposti in posizione simmetrica. Ora il serpente come attributo di una divinità o di un certo personaggio, significava nelle culture orientali in specie siriane il possesso di poteri taumaturgici. A Ugarit vi era una divinità chiamata Horon signore dei rettili, che guariva dal morso dei serpenti”.
Dunque il Cappellone di Murlo poteva essere un guaritore, un uomo di medicina con poteri di rigenerazione?
Certo. E c’è un forte e giustificato sospetto che l’attributo mancante che teneva nelle mani fosse stato proprio un serpente. Una recente scoperta degli scavi a Sarteano è esposta attualmente nel locale Museo Archeologico. E’ un sarcofago in pietra fetida che rappresenta un “demone” a grandezza naturale , che tiene tra le mani alla stessa maniera un lungo serpente. La direttrice del Museo Alessandra Minetti sta ora pubblicando questo reperto sulla rivista di Studi Etruschi; con gli affreschi della tomba della Quadriga infernale di Sarteano, rappresenta una delle più importanti scoperte degli ultimi decenni in Etruria


Fonte: Corriere di Siena 07/06/2009
Autore: Annalisa Coppolaro
Cronologia: Arch. Italica

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