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MASSAFRA (Ta). Un castello da salvare.

Le prime attestazioni scritte che menzionano il castello sono contenute in un documento longobardo del 970, custodito nell’archivio dell’Abbazia benedettina di Montecassino, che riferisce anche di un ufficio di gastaldato nel territorio di Massafra.
Il Castello si erge in posizione dominante e strategica sullo sperone sinistro della Gravina di San Marco. Costruito probabilmente in età giustiniana, ed ha subìto importanti interventi architettonici a cavallo tra la dominazione longobarda e quella bizantina che hanno donato l’aspetto attuale.
Carlo d’Angiò lo cedette a Oddone di Soliac, che apportò ulteriori modifiche.
Nel 1497 la terra e il castello passarono alla famiglia Pappacoda che restaurarono l’edificio danneggiato dai francesi, con nuovi bastioni e cortine murarie.
Nei primi del Settecento gli Imperiali ricostruirono la torre ottagonale che si affaccia sulla gravina di San Marco.
Il castello ha una pianta quadrilatera con quattro torri ai lati, tre di forma circolare e una ottagonale. La possente struttura era anche circondata da un fossato.
Secondo la tradizione popolare vi sono passaggi segreti ed una galleria che collega il castello al mare.
Nel 1962 crollò una torre, mentre una parte del parapetto che si affaccia sulla gravina franò nel 1982.
Sono stati programmati alcuni interventi di restauro, ma nulla è dato sapere sulla destinazione del Museo del vino e dell’olio promosso dal prof. Caprara e sugli affreschi della cappella di San Lorenzo.
Il territorio reclama un maggior coinvolgimento dei professionisti locali nell’ambito dei progetti inerenti i beni storici della città.

La Redazione

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