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Marina CELEGON. Un Occhio per la salute.

occhio

Uno dei più noti miti egizi racconta di come, durante la lotta per il trono d’Egitto, il dio Seth che aveva ucciso a tradimento il fratello Osiride per rubargli la corona, si scontrò in seguito con il nipote Horo quando questi, divenuto adulto, cercò di riprendersi l’eredità paterna.
Durante uno dei diversi scontri tra di loro, Seth strappò un occhio ad Horo. Il dio della sapienza, Thoth, raccolse i frammenti e pazientemente li ricompose, risanando l’occhio mutilato.
La perdita e la guarigione dell’Occhio di Horo simbolizzano la sconfitta del caos e il ristabilimento dell’ordine, motivo per cui sono frequenti le immagini di sovrani che offrono l’Occhio alle diverse divinità, a dimostrazione del fatto che essi svolgono bene il loro compito, mantenendo l’ordine e l’equilibrio nel Paese.
Quella dell’Occhio di Horo è una delle immagini più riconoscibili dell’Antico Egitto: un occhio umano, come quelli delle persone, ma con al di sotto i caratteristici segni formati dal piumaggio più scuro presenti al di sotto dell’occhio del falco pellegrino, l’animale sacro del dio Horo.
L’Occhio venne utilizzato come simbolo geroglifico ed il termine Udjat (o Ugiat), con cui si legge, deriva da una parola che ha il significato di “essere integri e sani”. Il simbolo di per sé era quindi una immagine di buon auspicio, tanto per i vivi che per i morti. Sono così moltissimi gli amuleti protettivi e beneauguranti con la forma dell’Occhio che dai vivi venivano appesi al collo, da soli o inseriti in collane composite, e che venivano inseriti tra le bende durante la mummificazione per la protezione dei morti. Si ritrova anche sulle placchette metalliche che venivano poste a coprire le incisioni praticate dagli imbalsamatori sul corpo del defunto.
In quella in oro ritrovata sulla mummia di Psusenne I, un faraone della 21 dinastia sepolto a Tanis, l’Occhio è collocato al centro, salutato dai quattro figli di Horo ai quali era affidata la protezione degli organi interni che venivano prelevati dal corpo durante la mummificazione e che venivano conservati nei vasi canopi.
L’Occhio di Horo è menzionato anche nelle formule magiche che utilizzavano i guaritori, destinate a contribuire magicamente alla cura delle molte malattie agli occhi di cui soffrivano gli antichi abitanti della Valle del Nilo. Quindi, da tutti i punti di vista, un “Occhio per la salute”.

Autore: Marina Celegon

 

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