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MALESCO (Vb). Museo archeologico della pietra ollare.

Ospitato nel Palazzo Pretorio, il Museo Archeologico della pietra ollare del Parco Nazionale Val Grande traccia la più antica storia dello sfruttamento di questo minerale nel territorio dell’Ecomuseo e di leuzerie e di scherpelit (Ecomuseo della pietra ollare e degli scalpellini).
Il percorso del Museo coniuga geologia, archeologia ed etnografia attraverso una particolare lettura dei rinvenimenti archeologici che evidenzia gli strumenti del lavoro quotidiano ed i prodotti dell’abilità degli antichi scalpellini locali e tramite un inquadramento delle principali valenze geologiche dell’area che approfondiscono in modo specifico la geologia del pietra ollare e quella del marmo.
Il museo è parte integrante dell’ecomuseo che si sviluppa sul territorio comunale ed anche all’interno del Parco Nazionale Val Grande, valorizzando tutte le “declinazioni” del tema pietra negli edifici di pregio del centro storico di Malesco, quali l’antico Mulino dul Tac, l’antico lavatoio, la Casa della Vicinanza, l’antica ghiacciaia, la chiesa parrocchiale, gli oratori e le edicole minori, le strade montane lastricate in pietra, la pietra nei tetti in piode e nell’architettura d’alpeggio, le cave della pietra ollare, i massi con incisioni preistoriche ed i muri megalitici, le fornaci per la cottura della calce.
La sezione geologica illustra le emergenze particolarmente significative della pietra ollare, del marmo e delle rocce carbonatiche, che tracciano le tappe della pietra che “si fa storia”. I tematismi vengono trattati sia nelle loro relazioni geoambientali, sia nelle interazioni connesse ai processi di sfruttamento come georisorsa, attraverso immagini e testi a partire dagli elementi geologici per arrivare alle tecniche di utilizzo.
Gli inquadramenti geografici e geoambientali introducono gli argomenti di geologia generale con approfondimenti petrografici completati da reperti e campioni litologici.
 
Il Museo Archeologico della Pietra Ollare del Parco Nazionale Val Grande si dota ora di una nuova sezione, quella geologica a completamento di un percorso che pone la risorsa della pietra ollare e il suo sfruttamento fin dai tempi più antichi al centro di un percorso di lettura che coniuga archeologia, geologia e etnografia per far emergere quanto lo sfruttamento di questo materiale in Valle Vigezzo abbia segnato la storia di questo comprensorio alpino.
Il progressivo dominio dell’uomo sulla natura e sulle risorse della valle, prima fra tutte la pietra ollare , “pietra verde, resistentissima al fuoco ma che non si trova mai in grande abbondanza” secondo le parole di Plinio il Vecchio, trova eccellente esemplificazione tra i materiali archeologici di Craveggia e Toceno a partire dall’età del Bronzo. Dalla piena età imperiale romana il suo sfruttamento diventa un elemento fondante della vita economica locale e la sua lavorazione e commercializzazione con ogni probabilità la ragione principale della floridezza di comunità quali quella di Craveggia e Malesco, come indicato dalla considerevole presenza di manufatti di pregio in vetro, bronzo, ceramica e, fatto inconsueto, in pietra ollare che caratterizza i contesti funerari della zona.
Il volume “Viridis lapis. la necropoli di Craveggia e la pietra ollare in Valle Vigezzo” a cura di Giuseppina Spagnolo Garzoli (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità Egizie), che si pone quale catalogo completo e ragionato dell’esposizione archeologica del Museo, ben focalizza le molteplici chiavi di lettura di una comunità per così dire “di successo”.

Fonte:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie
Piazza San Giovanni 2 – 10122 Torino
http://archeo.piemonte.beniculturali.it/
E-mail: sba-pie.stampa@beniculturali.it
Tel.: +39.011.195244 (centralino) – Fax +39.011.5213145

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