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Giuseppe PIPINO: Le aurifodine dell’ovadese e quelle della Bessa.

La presenza dell’oro nei torrenti dell’Ovadese è nota da tempo, ed è certo che la sua raccolta è iniziata nella più remota antichità. Particolarmente intenso è stato lo sfruttamento dei terrazzi che si sviluppavano nei tratti finali dei torrenti Stura, Gorzente e Piota, i quali sono stati completamente rimossi e, al loro posto, restano ancora estesi accumuli di ciottoli residui di lavaggi che la tradizione popolare fa risalire ai Romani. I depositi di ciottoli sono in effetti del tutto simili a quelli che si possono osservare in altre parti del bacino padano, specie lungo il fronte esterno dell’anfiteatro morenico di Ivrea, che rappresentano indubbiamente la testimonianza dello sfruttamento in epoca romana e preromana di analoghi terrazzi auriferi, ma mentre questi si trovano notevoli distanze dai probabili giacimenti primari, quelli dell’Ovadese, formatisi in aree meno esposte ai fenomeni glaciali, sono in stretta relazione con le manifestazioni aurifere primarie presenti nella fascia collinare che si estende a sud di Ovada, ove affiorano rocce facenti parti del complesso metaofiolitico-calcescistoso noto col nome di Gruppo di Voltri.

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Autore: Giuseppe Pipino
Cronologia: Protostoria

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