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Giuliano CONFALONIERI. Cena di gala nel Medioevo.

Tutte cosse che se manzano: Fructus de lo loco, Panis unctus cum erbis, Panicia cum cepullis, Risus cum feniculo agresti, Fritta cum borragine, sarva, menthae et verzuris, Frictum ex urticis et ovis, Folia betae, Pulmentum farris faseoli silvestre cum fungis, Fabarum pulmentum, Maleincisa lagana in amandarum et asparagorum iure, Globuli ex farina castanearum cum iure piperato, lardo et feniculo silvarum, Porcellus a lo ferro cum herborum gustu et legumina herbae silvarum mixtae, Caro asini decocta atque condita,  Sepiae cum costis betarum et olivis, Caseus cum origano, Dulcia Marchionis, Pruna in aqua vitae, Vinum de lo Toccacorno.
Le numerose ricette della cucina medioevale, tramandate da una generazione all’altra e riproposte ogni anno in alcune specifiche rievocazioni storiche sono la testimonianza di una tradizione culinaria che usava ingredienti poveri per la gente senza blasone e porzioni abbondanti per quella con il bastone del comando.
Ricette di un tipo di cucina che, chi se lo poteva permettere in tempi nei quali pochi erano i privilegiati e tanti quelli che faticavano a campare, dimostrano l’inventiva e la capacità ai fornelli di serve e massaie.
Il basilico, l’olio d’oliva e le cipolle servivano a condire ed insaporire non solo i piatti di qualità ma anche gli alimenti che, non conservati, davano a palato ed olfatto lo sgradevole sapore dell’irrancidimento. Il latte, alimento deperibile, era usato in gran parte per fare diversi tipi di formaggio.
La carne, ritenuta simbolo di potenza e quindi di supremazia, era considerata non adatta agli stomaci dei villani. È interessante la descrizione fatta da Luigi Ferrando nel libro ‘A tavola con i Del Carretto’ nel contesto di ‘Cronache del Monferrato’ di Galeotto Del Carretto, Signore di Millesimo – del pranzo nuziale (1368) tra Leonello, erede di Edoardo III d’Inghilterra e la figlia di Galeazzo Visconti: “La tovaglia più pesante ricade quasi fino a terra, mentre quella più leggera servirà ai commensali per asciugarsi la bocca e le mani… il vasellame sulle tavole è quello delle grandi occasioni… è probabile che gli ospiti siano forniti anche di un piatto singolo, cosa che normalmente è sostituita da fette di pane spesso alcuni centimetri o da focacce non lievitate che poi, condite dall’unto dei cibi, verranno usate nella zuppa della servitù o distribuite ai poveri. Data la sontuosità del pranzo, ogni coperto è quasi sicuramente corredato da una coppa, un coltello e un cucchiaio – cosa che normalmente non avviene – specie per il coltello che è quasi sempre personale… non compaiono sulla tavola, invece, le forchette che ancora non sono in uso… si inizia anzitutto con una robusta portata di carne arrosto, alimento che caratterizzerà anche le imbandigioni successive della prima parte del pranzo. Le portate di mezzo tendono a divenire più leggere e dai gusti più stemperati, per tornare alle carni arrosto della terza parte, chiusa poi dai formaggi e dalla frutta”.   

Autore: giuliano.confalonieri@alice.it

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