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GERUSALEMME (Israele). Il sudario che rinnega la Sindone.

Un sudario di lana, e non di lino. A significare che l’uomo avvolto nel tessuto funerario era di alto lignaggio.
Un sudario trovato a Gerusalemme, quasi dieci anni fa, in quell’area conosciuta come la Gehenna, appena fuori dalle possenti mura di Solimano il Grande che circondano la Citta’ Vecchia.
Un sudario che, attraverso gli esami condotti tra Stati Uniti, Londra e Gerusalemme, si puo’ datare al primo secolo, il secolo di Gesu’ Cristo.
Lo hanno studiato per anni: e i risultati sono stati pubblicati ora su «PloS One», la rivista della «Public Library of Science» americana. In quel sudario non e’ stato avvolto Gesu’ di Nazareth. Bensi’ un uomo affetto da lebbra, morto di tubercolosi. Ma e’ il primo tessuto funerario dell’epoca di Gesu’ mai trovato a Gerusalemme, zona umida, clima dove e’ difficile fare scoperte di questo tipo. E la trama di quel tessuto e’ completamente diversa dalla trama della Sacra Sindone.
Non solo: i frammenti di tessuto trovati sull’uomo della Tomba del Sudario appartenevano a differenti lenzuoli. Come descritto nel Vangelo di Giovanni, quando le donne vanno al sepolcro e lo scoprono vuoto. Piu’ pezzi di stoffa. E non, come per la Sindone, a un solo lenzuolo, che copriva il corpo da capo a piedi.
«Non era pratica del tempo coprire i defunti con un solo lenzuolo – dice Shimon Gibson, l’autore della scoperta del sudario di Gerusalemme – Questo perche’ non si era certi della morte. Il defunto poteva essere in coma, risvegliarsi. Se fosse stato coperto da un solo pezzo di stoffa, ci sarebbe stato il soffocamento».
Ci sono voluti molti anni per esaminare tutti i dettagli, dice Gibson, protagonista di altre scoperte a Gerusalemme, alcune controverse. Anni per analizzare i frammenti di tessuto trovati sulla testa, sul petto, in diverse parti del corpo del lebbroso. Shimon Gibson non ha visto direttamente la Sindone di Torino, ne’ ha chiesto al Vaticano di poter esaminare il sudario.
Quello che sostiene e’ che il tipo di intreccio e’ differente da quello di Torino.
E della stessa opinione e’ il professor Mark Spigelman. Paleoepidemiologo dell’Universita’ di Gerusalemme, in procinto di arrivare per altre ricerche a Tivoli e a Bologna, ha esaminato sia le ossa del lebbroso, trovate alla Gehenna, sia il sudario di Gerusalemme.
«Questo sudario – dice il professor Spigelman – e’ l’unico trovato a Gerusalemme, ma abbiamo trovato altri tessuti in altre parti di Israele risalenti allo stesso periodo. Vicino al Mar Morto. Il periodo che noi definiamo del Secondo Tempio, il tempo di Gesu’ Cristo».
Tra il sudario di Gerusalemme e i tessuti contemporanei, insomma, c’e’ molto di simile. La trama, l’intreccio, soprattutto. «Il sudario di Gerusalemme ha un tipo di intreccio che si chiama uno-sopra-uno. Quello di Torino ha una fattura medievale, tessuto a spiga, e sicuramente non c’e’ niente di simile a quanto e’ stato trovato in Israele risalente al primo secolo».
Il sasso nello stagno e’ stato lanciato. E la scoperta e’ di quelle che faranno discutere. Come, negli ultimi anni, hanno fatto discutere altri ritrovamenti archeologici a Gerusalemme. Non ultima, alcuni anni fa, la scoperta di una tomba, sempre nella zona est di Gerusalemme, che sarebbe appartenuta alla famiglia di un uomo chiamato Gesu’. Allora si scateno’ una polemica durissima.
Il problema e’ che, a Gerusalemme, l’archeologia non e’ una scienza semplice. Tante religioni, tante sensibilita’, tanta ricerca di identita’. Spesso, anzi, «l’archeologia diventa uno strumento della politica», come usava spesso ripetere padre Michele Piccirillo, francescano e archeologo, uno dei piu’ famosi di tutto il Medio Oriente, scomparso appena un anno fa.  

Autore: Paola Caridi

Fonte: La Stampa, 17/12/2009

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