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GERMANIA. Cerchio di Goseck.

Nell’antichità erano soliti costruire dei recinti circolari, definiti henge, che erano formati da pietre, da cui Stone henge (recinti di pietra), con i quali i costruttori sono entrati nella storia. Ma, inizialmente, non erano di pietra, bensì steccati di legno.
In un primo momento, gli studiosi pensarono che si trattasse di strutture difensive, ma poi si resero conto che non sarebbero state di nessuna efficacia in caso di attacchi nemici, per cui si ritenne che, piuttosto, fossero destinate allo studio del cielo.
I cerchi di megaliti (grosse pietre) si trovano in vari siti europei (in Austria, Germania, Repubblica Ceca, tanto per citarne qualcuno), di cui almeno 250 sono stati censiti, anche se non tutti studiati profondamente.
Di tutti questi siti, quello meglio noto si trova nelle vicinanze di Goseck, nel distretto di Burgenlandkreis della regione tedesca di Sassonia-Anhalt, su un altopiano presso il fiume Saale.
La sua scoperta si deve ad osservazioni aeree effettuate, nel 1991, da Otto Brasch, pilota della Luftwaffe durante l’ultima guerra mondiale, appassionato di archeologia: egli, sorvolando la campagna a nordovest della città di Goseck, si rese conto di vedere dei cerchi che, da terra, risultavano invisibili. Tale scoperta fu seguita, nel 1999, da altre riprese effettuate dall’alto e da analisi geomagnetiche, che consentirono di approfondirne la conoscenza.
Una volta individuato questo interessante luogo, furono eseguiti scavi da parte dell’Ufficio Statale per la “Conservazione dei Monumenti Archeologici e per l’Archeologia della Sassonia-Anhalt” (Landesamt für Denkmalpflege und Archäologie Sachsen-Anhalt), in collaborazione con studiosi dell’università di Halle-Wittenberg. Però, i più importanti furono quelli effettuati dal 2002 dagli archeologi François Bertemes e Peter Biehl di quell’Univeristà, che hanno appurato che la sua costruzione risale attorno al 4900 a.C., come è stato datato attraverso lo studio effettuato su reperti in ceramica laggiù rinvenuti.
La sua attività si protrasse per un paio di secoli, prima che il cerchio fosse abbandonato per ragioni rimaste ignote. Il cerchio era nato con un diametro di 75 metri, con due palizzate realizzate con pali di legno. All’interno era stato escavato un fossato e, con il materiale di risulta, era stato elevato un tumulo al centro del cerchio. Le palizzate erano dotate di tre diversi portali posizionati in maniera tale che, attraverso due degli stessi, stando al centro del cerchio, si potesse ammirare il sole nelle sue due fasi del sorgere e del tramontare in occasione dei solstizi d’estate e d’inverno: quindi, era un osservatorio solare, il più antico dell’intera Europa, secondo il parere dello studioso tedesco Wolfhard Schlosser, e non solo il suo, cioè che il cerchio di Goseck sia stato un osservatorio astronomico e, come già detto, il più antico d’Europa. Schlosser diede pure un indizio sull’età del cerchio di Goseck, perché, secondo lui, i portali situati posti di fronte, esaminati dal centro del Cerchio, dimostrano il loro orientamento sul sorgere e sul tramontare del sole nel solstizio invernale avvenuto nel 4800 a.C. All’interno, erano altri due cerchi concentrici del diametro, rispettivamente di 56 e 49 metri, costituiti da palizzate.
Le date di solstizi servivano per fissare due date precise del tempo e per inquadrarle nella storia. In quel periodo (si è alla fine del Neolitico, che andava dal 10000 al 5000 a.C.), quando l’uomo cominciava a cambiare le sue abitudini puntate su caccia, pesca e sfruttamento di quanto forniva la natura, per fermarsi ed interessarsi dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame, era fondamentale la conoscenza dell’inizio e della fine delle stagioni, per cui la misura del tempo doveva essere accurata. Da qui il valore degli equinozi.
In definitiva, il Cerchio i Goseck era un osservatorio astronomico nato un paio di migliaia di anni prima di Stonehenge. C’è da ritenere che fosse anche un luogo di incontro o di devozione, oltreché di recinto per gli animali di allevamento.
Strutture come quella appena ricordata, site nei territori slovacchi ed ungheresi, si diffusero a partire dal 4.900 a.C. lungo i fiumi Elba e Danubio, raggiungendo l’Austria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Polonia e la Germania: alla fine se ne contano dalle 120 alle 150.
Sono configurazioni di complessi costruiti dagli abitanti delle cosiddette “case lunghe” (indicativamente lunghe 40 metri e larghe 8), usate da diverse famiglie, con intelaiature in pali di legno, copertura in paglia o giunchi e pareti in materiale intrecciato e fango.
Nei primi anni del 2000, gli archeologi ed i funzionari dello Stato decisero, di comune accordo, di riportare il Cerchio di Goseck all’antico splendore, effettuando i necessari lavori di scavo, durante i quali furono individuati i punti in cui erano infissi i pali e rinvenuti resti ossei bruciati di natura sia umana sia animale, oltreché frammenti di ceramica della cultura ornamentale Stroke, in attività attorno al 4700 a.C.
È quanto è stato fatto, dopo undici anni dalla scoperta, cioè nel 2002, da Peter Biehl e François Bertemes dell’Università di Halle-Wittenberg.
La ricostruzione fu il più possibile realistica, sì da dare al pubblico, a partire dal 21 dicembre 2005 data del solstizio d’inverno e di apertura del sito, l’impressione della sua autenticità.

Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it

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