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FRIULI. Nelle rocche militari si ricostruisce la storia.

Attimis, Faedis, Povoletto ma anche Nimis, Tarcento e Magnano.
La zona pedemontana e collinare del Friuli è ricchissima di testimonianze storiche legale al periodo medioevale e non solo.
È su questa via, infatti, quella che collega oggi Cividale con la Perla del Friuli (e da lì Gemona con il Norico, l’attuale Austria), che transitavano merci e soldati. Un territorio strategico presidiato in origine da famiglie di stirpe germanica, inviate sul posto quasi in cerca di fortuna dai propri re che avevano l’obiettivo di controllare l’area (anche oggi rimasta di vitale importanza geografica per l’incrocio dei confini di tre Nazioni).
Nacquero così i castelli vedetta, cioè quelli più in quota (come Attimis Superiore, dove la visuale sul fondovalle è quasi a 360 gradi) e quelli di piana (come Cergneu a Nimis e Della Motta a Savorgnano del Torre), a controllo, questi ultimi, delle fonti d’acqua.
L’abbandono delle rocche militari è datato 1400-1500, con frequentazioni più tarde nei locali trasformati in residenza stabile da parte delle famiglie. I siti hanno cominciato a essere indagati sistematicamente solo dieci anni fa, molti a cura della Società friulana di archeologia di Udine, sotto la direzione sul campo dell’archeologo Massimo Lavarone.
È alla sua passione e alla sua costanza che va il merito di molte delle più significative scoperte effettuate in zona.
Come va ricordata la famiglia d’Attemes (proprietaria del Castello Superiore) che per anni ha messo a disposizione il Mulino per l’alloggio di mezzi e di studenti per i campus di ricerca.


Fonte: Il Gazzettino 25/07/2008
Cronologia: Arch. Medievale

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