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DG: Leggende bretoni.

Qui termina il mondo antico; ecco la sua punta più avanzata, “il suo estremo limite”. Alle vostre spalle c’è tutta l’Europa e tutta l’Asia; di fronte a voi, c’è il mare, il mare sconfinato.
Gustave Flaubert – “Attraverso i campi e lungo i greti“.

Mi chiedo se si può ammirare qualcosa che non sia ciò che ha formato il nostro cuore e se qualcos’altro, oltre alla Bretagna, può toccarmi.
Max Jacob

La Bretagna è il paese del mare, ma anche, “Pen ar Bed” (in bretone: la fine della terra)… La terra più occidentale del continente europeo, ultimo baluardo contro i mostri marini che regnavano nei misteriosi fondali dell’oceano e nell’immaginazione dei popoli antichi.

Un’antica leggenda bretone narra che i pellegrini di S. Cornely eressero migliaia d’enormi pietre rivolte verso il cielo in segno di preghiera, e che fecero quest’enorme sforzo per lasciare un gesto che sopravvivesse alla loro morte fisica e per dimostrare la loro devozione al santo. S. Cornely è il patrono di Carnac, in Bretagna, dove si trova il più esteso ritrovamento megalitico del mondo. I menhir di Carnac sono migliaia e si estendono allineati per chilometri, imponenti nelle dimensioni e nella disposizione.

La figura di S. Cornely è particolare: non esiste nessun santo cristiano con questo nome, l’unico che si avvicina foneticamente è papa Cornelio, Corneille in francese. E tuttavia il patrono di Carnac è celebratissimo, con cerimonie suggestive in cui la partecipazione della gente del posto stupisce per la commozione generale che si viene a creare. A dire il vero, la cerimonia in occasione della festa patronale ha molto poco di cristiano: gli elementi che spiccano di più sono di chiara matrice druidica. Il prete e tutti i parrocchiani compiono un giro nel paese che forma un cerchio intorno ad una fontana. E’ da notare che la fontana è uno dei maggiori simboli druidici: l’acqua delle fontane veniva usata dai druidi a scopo magico, religioso e terapeutico; del resto, in Bretagna, terra dei druidi per eccellenza, le fontane sono numerosissime. Dopo aver compiuto il giro citato, il prete si ferma davanti alla fontana e qui avviene uno strano rito. In una mescolanza di riti druidici e cristiani, il prete bagna del vischio nella fontana e benedice i presenti pronunciando il motto dei druidi: “Un Dio, una dottrina, un popolo”. Poi ritorna sui suoi passi, verso la chiesa, seguito da tutti, portando alto il vessillo di S. Cornely che raffigura il santo tra un bue e un menhir; e anche in questo simbolismo possiamo vedere la presenza di culti pre-cristiani: il bue, animale con le corna, ricorda i simboli della stregoneria. S. Cornely infatti è il santo protettore delle bestie con le corna. La cerimonia citata è una delle tante contraddizioni che si possono trovare nei simbolismi religiosi della Bretagna. Il cristianesimo non è riuscito a cancellare le tracce dei riti precedenti, anzi sembra quasi che questi siano tutt’altro che morti e tutto ci fa pensare che i vecchi culti siano potuti sopravvivere proprio mettendosi addosso una veste cristiana. In molti posti della Bretagna il Santo patrono del paese è il Druido che risiedeva nei pressi, molte volte si tratta di una figura mitica ricordata per le sue virtù terapeutiche, che viene celebrata con riti che di cristiano hanno ben poco.

A Trehorenteuc, nella magica foresta di Broceliande (dove secondo la leggenda avvenne la formazione druidica di Merlino), viene ricordato come un santo l’Abbè Gilard il quale, tra varie altre virtù, ebbe il merito di far erigere la chiesa locale.

Ma visitando il posto ci si trova davanti ad una chiesa ben strana: non esiste l’ombra di un crocefisso nè di altro simbolismo cristiano. La chiesa è un vero e proprio museo del Graal tanto da essere conosciuta come Santuario del Graal o Tempio del Graal: tutti i simboli presenti nell’abbazia, dipinti, affreschi alle pareti, vetrate, sono riferiti all’esoterismo delle leggende della Tavola Rotonda.

La scritta con la quale il visitatore è accolto una volta giunto all’unica entrata praticabile (lato sud): “La porta è dentro”, rimanda evidentemente ad un percorso spirituale da svolgersi in interiore homine, prima ancora che seguendo i molteplici simboli iniziatici (tanto pagani, quanto cristiani) di cui la chiesetta è costellata. Ma voleva dire veramente questo l’Abbè Gilard, con tale scritta? O voleva forse indicare qualcos’altro? Magari che è proprio all’interno della Cappella che è conservato il Santo Graal?

Le uniche croci presenti sono croci celtiche e all’interno spicca un grande affresco in cui è rappresentato un cervo bianco, una delle raffigurazioni di Merlino il Druido.

Perfino la via crucis è stata rivisitata e reinterpretata in chiave arturiana, con un percorso che di cristiano ha ben poco e che invece rivela un cammino iniziatico dove spiccano i personaggi della leggenda del Graal e in cui Gesù Cristo è decisamente una figura di secondo piano. S. Cornely, come la maggior parte dei santi celebrati in Bretagna, non sembra essere una figura cristiana. Un druido? Uno sciamano? In Bretagna la tradizione druidica traspare da ogni cosa, a dispetto dei turisti che appiattiscono tutto nella loro ricerca di “folclore pittoresco” e nonostante la gestione parigina di tipo oscurantista che arriva al punto di recintare i menhir. Il maggiore luogo megalitico della Bretagna e del mondo, “les alignements” di Carnac, è infatti stato recintato nella sua parte più antica e più imponente a seguito di un provvedimento del governo di Parigi, il quale, con la scusa di preservare il sito archeologico, è riuscito ad impedirne l’accesso ai legittimi frequentatori del posto. Un tentativo di inibire il protrarsi degli antichi culti pagani? Sta di fatto che la popolazione di Carnac, abituata da sempre a frequentare il posto e ad usarlo per matrimoni, battesimi, feste e riti druidici, è in fermento e sta cercando con ogni mezzo di contrastare la decisione del governo centrale.

Ma la tradizione druidica traspare proprio nel suo rendersi inaccessibile, facendo solo intuire la sua presenza. E in certi luoghi, come i siti megalitici della Bretagna, questa presenza è tangibile… I Druidi non sono stati i primi sacerdoti della Bretagna. Un misterioso popolo abitava quelle terre prima dei Celti, ed i megaliti ne sono la testimonianza. Un culto sciamanico di tipo solare ha preceduto il druidismo e tutte le forme religiose conosciute. Il culto di un popolo che è venuto dal nulla ed è tornato nel nulla, lasciando però dietro di se vistosissime tracce. Il fenomeno del megalitismo, sparso su tutto il pianeta, fa trasparire la progredita conoscenza di questa misteriosa cultura. Ci lascia intendere che la civiltà in questione era insediata appunto su tutta la Terra, usufruiva di collegamenti planetari, era in possesso di progredite conoscenze astronomiche (come è dimostrato dalle disposizioni della maggior parte dei ritrovamenti megalitici), e inoltre conosceva sconosciute tecniche di trasporto e di costruzione, visto che le ipotesi finora avanzate sull’innalzamento dei menhir sono molto traballanti e pochissimo attendibili. Questo popolo misterioso ha lasciato numerose tracce della sua presenza in Bretagna, non solo sotto forma di megaliti ma anche di leggende. Si narra ad esempio della leggenda della città d’Ys, una città costruita sul bordo dell’oceano, fatta edificare dal re Gradlon, proveniente da una stirpe di nome Grall, per soddisfare un capriccio della figlia, la bellissima Dahut, conduceva una vita dissoluta (si dice che uccidesse i propri amanti e che commettesse le più atroci nefandezze). Ignaro di ciò Gradlon le edificò nella baia di Douarnenez una reggia chiamata Ys.

In questa reggia, dunque, Dahut viveva circondata dal lusso, finché un giorno le forze del Male la convinsero a rubare nottetempo dal collo di suo padre le chiavi della diga che proteggeva l’intero golfo dal mare.

Si narra che per una disattenzione della figlia, le porte della città furono lasciate aperte e l’alta marea sommerse completamente ogni cosa.

Da questo inabissamento si salvò solo il re Gradlon, che perduta ogni cosa riparò a Kemper (l’attuale Quimper) e vi fondò un tempio dove ritirarsi. Come in un tiro incrociato di leggende, le origini dell’attuale cattedrale di Quimper, ricca tra l’altro di simbolismi esoterici pre-cristiani, vengono fatte risalire al re Gradlon della città d’Ys.

Secondo una tradizione bretone, gli abitanti di Lutèce, odierna Parigi, alla ricerca di un nome per la loro città, avrebbero scelto Par-Ys (che significa simile a Ys) per ricordare la città di Ys, capitale della Cornovaglia intorno al VI secolo. Non è difficile collegare la leggenda della città d’Ys al mito di Atlantide e al suo inabissamento, ma chi è il re Gradlon? Un atlantideo sopravvissuto (o un popolo), che ha fondato un tempio (o una scuola spirituale) in Bretagna?

La leggenda, che ripercorre uno dei temi eterni del rapporto tra l’uomo e la divinità, quello cioè del “delitto e castigo”, non è del tutto priva di riscontri. Chiusa a nord dalla penisola di Crozon – dove esiste, vicino Camaret-sur-Mer, un importante allineamento di menhir – e a sud dalla Punta di Raz, la Baia di Douarnenez nasconde altri misteri.

Le punte estreme dell’Armorique, la Pointe du Raz, appunto, il Bec du Van e soprattutto Cap Sizun sono considerate nella leggenda come “l’Imbarcadero dei Defunti”, le “Penn ar Bed”. L’Ankou, il “Caronte” bretone, guida la sua “barca della notte” (bag-noz) verso “l’Isola dell’Eterna Giovinezza” (Tir na n’Og in Irlanda, Avalon in Galles). In verità, l’isola di Avalon è destinata soprattutto agli eroi: come il mitico re Artù, trasportato qui da Merlino e Morgana (regina di Avalon) dopo la morte, avvenuta nella battaglia di Camlann; e qui egli dorme nella sua dimora di cristallo fino a quando col suo risveglio segnerà la rinascita del mondo dei Celti. Ma dove si troverebbe veramente l’isola di Avalon? Un leggenda bretone identificherebbe il sito della sepoltura arturiana con le isole Ile Grande e l’Ile d’Aval, vicine a Perros-Guirec sulla costa nord, dove riposerebbe il corpo di Artù di fronte Pleumeur Bodou, dove esiste una cappella dedicata a Saint Marc: Marc’h, il Cavallo Marino, conduttore dei morti…

Il riferimento al mito del Graal è evidente in tutte le leggende di bretagna e sembra una volta di più indicare la presenza di quello sciamanesimo solare culla di tutte le tradizioni esoteriche. Il Graal, ricordiamo, è un mito infinitamente più antico delle leggende del ciclo arturiano che lo hanno reso famoso nella nostra epoca. Presente in pressoché tutti i filoni esoterici, si riferisce ad una Tradizione sciamanica primordiale da cui sono poi derivate tutte le correnti successive. Tradizione che possiamo identificare nello sciamanesimo solare, una antica cultura che ha lasciato profonde tracce nella storia e che si tramanda nel tempo a mezzo delle sue leggende esoteriche, si rende accessibile nei suoi insegnamenti più intimi con una scuola di meditazione e diventa evidente nella manifestazione del megalitismo.

Proprio nelle leggende dello sciamanesimo solare troviamo una spiegazione all’imponente manifestazione dei menhir di Carnac.

Secondo antiche fonti, in quel di Bretagna, nei pressi di Carnac, sorgeva una grande scuola spirituale, precedente al druidismo, con sede, templi ed edifici adibiti a collegi. I menhir furono eretti dagli allievi della scuola a testimonianza della loro scelta iniziatica. I menhir erano una sorta di “sacrificio” all’Assoluto, un modo per rendere evidente l’eterna preghiera verso il trascendente. Ogni allievo offriva il suo menhir all’Assoluto come se offrisse se stesso, e vi riversava le sue esperienze iniziatiche come in un quaderno esperienziale.

Quelle pietre silenziose diventavano cos” testimoni delle esperienze spirituali di quegli antichi iniziati, pronte a tramandarne i messaggi, a essere “lette” da allievi di altre epoche e ad essere “riscritte” da altri ancora. Si dice anche che i menhir abbiano poteri terapeutici, e che con opportune tecniche si possano usare a vari scopi magici. Si dicono molte cose su quelle pietre misteriose, e l’aria che si respira tra i menhir sembra poter confermare qualsiasi leggenda. Certo è che ancora oggi c’è chi le usa per riti e cerimonie particolari. Forse i Druidi, forse i pellegrini di S. Cornely, o forse gli eredi degli antichi sciamani che tornano con gli allievi nei loro templi ancestrali… I Druidi del posto, pur essendo i maggiori fruitori del luogo, che considerano una loro eredità acquisita, non si rivelano. S. Cornely, druido o sciamano, aleggia con la sua presenza. Un giorno, forse, le pietre ci sveleranno il segreto.


Autore: DG
Cronologia: Arch. Medievale

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