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BARI. A caccia dei segreti nascosti nel mare. E dalla Puglia parte una campagna di archeologia subacquea in Albania.

Giuliano Volpe, archeologo dell’Università di Foggia a capo del Dipartimento di Scienze umane e Beni culturali, non nasconde una certa emozione. Dopo anni ed anni di professione alla ricerca di testimonianze della nostra storia più antica, abituato ad immergersi nei tanti mari che si fondono nel Mediterraneo a caccia di reperti e relitti, si lascia ancora trasportare dall’entusiasmo per un missione per la verità promettente.
Alla guida di un’equipe di venti archeologi e tecnici italiani e albanesi, fra i quali anche alcuni studenti delle Università di Foggia e di Tirana, da domenica prossima fino ai primi di settembre, Volpe dirigerà la prima campagna di ricerche archeologiche in Albania organizzata dal Dipartimento dell’Ateneo dauno e dal settore di archeologia subacquea dell’Istituto nazionale archeologico dell’Accademia delle Scienze albanese. L’iniziativa, sostenuta finanziariamente dall’assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e dall’Agenzia per il Patrimonio culturale euromediterraneo, rientra nel più ampio progetto denominato “Liburna”, dal nome della tipica imbarcazione antica degli Illiri.
«La campagna albanese — spiega Volpe — prevede non solo la realizzazione della carta archeologica del litorale e la conduzione di scavi, ma anche attività finalizzate alla formazione di archeologi subacquei e alla valorizzazione del patrimonio sommerso».
In particolare, si punta alla costituzione di una Scuola italo-albanese di archeologia subacquea, sotto forma di master internazionale, promossa dalle Università di Foggia, di Tirana e di Durazzo.
Fra i paesi del Mediterraneo occidentale, l’Albania è quello nel quale la ricerca archeologica subacquea risulta meno sviluppata, nonostante la straordinaria importanza delle sue coste, costellate da importanti porti antichi, medievali e moderni.
Fra una quindicina di giorni, al termine della missione, sarà possibile sapere quali tesori si nascondono nei fondali dell’altra sponda dell’Adriatico: la scommessa è di individuare reperti e relitti antichi.
Le prime immersioni riguarderanno la baia di Porto Palermo, una delle zone più interessanti dal punto di vista paesaggistico e culturale, sia perché naturale punto di sosta per le navi che praticavano il cabotaggio, sia per la presenza del castello di Ali Pasha, che si spera di poter trasformare in futuro in un Museo del Mare.
Se i misteri del mare albanese sono ancora tutti da svelare, la Puglia continua a restituire tesori della sua antichità.
«All’inizio di questo mese — racconta Volpe — nella zona di Margherita di Savoia abbiamo ritrovato un relitto ad appena tre metri di profondità, risalente al II secolo d. C: lungo almeno 16 metri e largo sette, ha la struttura lignea ben conservata e conteneva tre anfore a fondo piatto».
Il ritrovamento è la verifica di una segnalazione nata nell’ambito di Archeomar, il progetto avviato proprio dalla Puglia nel 2004 dalla Direzione generale per l’archeologia del ministero dei Beni culturali.
Il censimento dei tesori sommersi ha portato a scoperte importanti: le isole Tremiti, innanzitutto, che custodiscono il relitto delle Tre Senghe, carico di anfore e vasi di ceramica di epoca antichissima.
Non meno importanti i preziosi sarcofagi semilavorati, ancora conservati in una nave nelle acque di San Pietro in Bevagna, nel tarantino.
Al largo di Porto Badisco e di Santa Caterina di Nardo, nel leccese, sono stati rinvenuti relitti con anfore risalenti al periodo greco-italico antico e macine in pietra lavica.
Nel brindisino, a Torre Sgarrata e a Punta Penne, gli archeologi hanno individuato relitti composti da sarcofagi, blocchi di marmo, lastre di alabastro, arricchiti da reperti ceramici.
E ancora, a Punta Patedda, è stato scoperto un relitto carico di preziose anfore.
«A settembre — conclude Volpe — riprenderemo le ricerche nell’area garganica, ma ora il problema più urgente è quello di proteggere il prezioso relitto ritrovato: l’idea è di usare un sistema di griglie e coperture, sperando poi di farne un cantiere didattico in accordo conia Soprintendenza».


Fonte: La Repubblica Bari, 17/08/2007
Autore: Titti Tummino

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