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AQUILEIA (Ud). Ritorna alla luce una grande domus romana.

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Nella città romana riaffiorano altre importanti scoperte. Per la prima volta nella storia delle ricerche, all’interno dell’area dei fondi ex Cossar, è stata messa in luce per esteso un’intera casa romana con la sua complessa articolazione. L’estensione dello scavo verso occidente, in un’area recentemente acquisita dalla Fondazione Aquileia, ha permesso di ampliare le ricerche fino a toccare un secondo cardine urbano parallelo a quello orientale, già noto, che lambiva il porto.
Una scoperta eccezionale – ha commentato Jacopo Bonetto, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova – Per la prima volta siamo riusciti ad avere una prospettiva cosí estesa e questo ci consentirà di ricostruire l’articolazione interna ed esterna della domus. Ora dovremo pensare alla copertura».
L’indagine archeologica, diretta dai docenti e ricercatori dell’Ateneo di Padova, si è posta l’obiettivo di riportare alla luce una delle residenze private che in parte occupavano un settore dei fondi ex Cossar coincidente con la parte centrale di un isolato della città romana, limitato da due strade basolate. Si è potuto stabilire che dal I sec. d. C. la casa centrale veniva a occupare per intero, nel senso della larghezza, un isolato della città fino a coprire un’estensione globale di quasi 1400 metri quadri.
Si tratta quindi, allo stato attuale delle ricerche, della piú grande domus romana nota in Aquileia. Al di sopra dei ricchi pavimenti musivi sono stati rilevati rifacimenti delle pavimentazioni ascrivibili alle fasi di V, VI e VII sec. d.C., quando l’edificio mantiene una qualche funzione residenziale. Si tratta del primo scavo di Aquileia che fornisce dati affidabili e circostanziati sulla vita altomedievale degli spazi delle domus. Sui piani in laterizi e in argilla che ricoprono i mosaici sono stati recuperati resti di anfore del VI e VII sec. d. C. importate dal Mediterraneo orientale.
Proprio su questi pavimenti in argilla è stato effettuato anche il rinvenimento di una serie di piccole monete di bronzo di età tardoantica.
«Le monete – ha spiegato Bonetto – erano nascoste all’interno di una fossetta con l’idea di poterle recuperare in un futuro, a testimoniare un momento di grande pericolo per la città che i dati dello scavo permetteranno di ricollegare al momento dell’assedio di Attila. Interessante anche il ritrovamento di venti tipologie di materiali marmorei importati da tutto il Mediterraneo che venivano utilizzati per rivestire le case».
In un settore forse esterno alla domus, ma prossimo a essa, è stata rinvenuta un’eccezionale sepoltura di cavallo, riferibile alle fasi medievali di frequentazione dell’area. Si tratta di un animale di grande taglia, deposto con le ferrature agli zoccoli. Il rinvenimento sarà studiato degli archeozoologi della Soprintendenza. Novità di estremo interesse sono emerse anche da un secondo settore di scavo sempre interno ai Fondi Cossar e coincidente con l’angolo sud-orientale dell’area demaniale. In questa porzione è stato riportato alla luce un tratto delle mura di difesa e un torrione della città, risalenti, secondo la tradizione di studi, all’epoca della fondazione della colonia latina.
Questa cortina di mura era stata vista una sola volta nel 1932 dall’archeologo Brusin, ma non adeguatamente documentata. Gli scavi ora ne hanno permesso il posizionamento nelle cartografie e l’analisi strutturale che costituiscono la premessa fondamentale per la riproposizione di questo monumento nei piani di valorizzazione dell’area. Il risultato di maggior interesse è l’individuazione di una delle fosse di fondazione delle mura, ancora conservata in stato integro e in grado di fornire indicazioni fondamentali per la datazione delle piú antiche mura di Aquileia. Dopo le verifiche condotte lo scavo è stato interrotto e sarà concluso nel corso della campagna 2012.

Autore: Elisa Michellut

Fonte: Messaggero Veneto, 14 giugno 2011

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