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SAN MARCO ARGENTANO (Cs). Riemerge una tomba del IV secolo a.C.

All’inizio fu solo un sussurro, un movimento di terra, la curiosità crescente di un intero paese. Poi, giorno dopo giorno, lo stupore ha preso forma. A San Marco Argentano, la storia ha deciso di riaffiorare. Un continuo andirivieni di persone, sguardi attenti oltre le transenne, domande che rimbalzavano tra i vicoli del borgo: cosa si nascondeva laggiù nei terreni di località Cappasanta?
L’atmosfera era quella delle grandi scoperte, di quelle che fanno battere il cuore non solo agli studiosi e a chi di storia si nutre ogni giorno ma anche ai tanti curiosi che, seguendoci anche nelle nostre avventure in giro per la Calabria, sanno di camminare sopra una terra che non smette mai di meravigliare.
Si sono concluse nelle scorse ore le attività che hanno portato all’individuazione, allo scavo e alla messa in sicurezza di una tomba antica, un ritrovamento capace di riaccendere la memoria di un passato luminoso e centrale per la storia del Bruzio. Dopo le indiscrezioni confermate nei giorni scorsi, è stata direttamente la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio (ABAP) per la provincia di Cosenza a diffondere le informazioni sull’intervento effettuato.

Ecco la nota ufficiale della Soprintendenza:
“Si sono concluse nelle scorse ore le attività che hanno portato all’individuazione di una tomba, in fossa terragna, e al successivo scavo. L’intervento, condotto sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ABAP per la provincia di Cosenza, è stato eseguito nell’ambito di un procedimento di archeologia preventiva per la realizzazione di un impianto di produzione di energia derivante da fonti rinnovabili. Nella sepoltura, praticata nel terreno e priva di copertura, era stata deposta una donna di età adulta e un bambino, ad accompagnare i defunti nel loro ultimo viaggio un corredo con diverse forme ceramiche decorate a figure rosse e alcuni monili in bronzo, elementi che consentono di datare la deposizione alla fine del IV secolo a.C. Lo scavo è stato condotto dagli archeologi e da restauratori al fine di procedere alla più corretta ed esaustiva documentazione e a garantire le opportune operazioni di recupero finalizzate alle necessarie ed imprescindibili azioni di tutela dei beni archeologici rinvenuti. La scoperta aggiunge un importante tassello alle conoscenze che si stanno via via maturando in questo momento nel territorio grazie alle attività di tutela del competente ufficio del Ministero della Cultura”.
Le parole ufficiali confermano ciò che in paese già si intuiva: un ritrovamento eccezionale, una finestra aperta su una comunità antica, testimone di riti e simboli che attraversano il tempo.

Nel video diffuso dalla Soprintendenza, Damiano Pisarra, funzionario archeologo e responsabile dello scavo, ha raccontato con emozione il momento del rinvenimento:
«Su una collina del centro cittadino, a lato del fiume Fullone, è stata rinvenuta una sepoltura collocabile al fine IV secolo a.C., come documentato dagli ampi resti di corredo. Si tratta di un individuo di sesso femminile e di un bambino, ma questi dati saranno confermati dallo studio antropologico che sarà effettuato nelle prossime settimane. Il ceto sociale degli inumati è elevato: sono presenti numerosi vasi a figure rosse e monili di pregio, una fibula e la classica monetina che avrebbe dovuto accompagnare i sepolti nell’aldilà».
Un racconto che restituisce l’immagine di una civiltà raffinata, consapevole dei propri riti e del valore del viaggio ultraterreno. Non si tratta di semplici oggetti, ma segni tangibili di affetti, di un ultimo saluto, di una cultura che vedeva nella morte un passaggio e non una fine.
Pisarra ha poi aggiunto: «È stato un processo complesso, abbiamo dovuto richiedere la sorveglianza diurna e notturna per evitare l’intervento di esterni e l’intromissione di un’area di cantiere delicata, per la presenza di malintenzionati che avrebbero potuto trafugare reperti importantissimi».
Parole che lasciano intuire la preziosità e la fragilità del ritrovamento, e la responsabilità di chi oggi custodisce queste tracce del passato.
La collina di Cappasanta, ora silenziosa dopo giorni di fermento, custodisce di nuovo il suo segreto. Ma non è più lo stesso luogo: da quando la terra ha restituito quei reperti, San Marco Argentano è tornata al centro della storia, come accadeva secoli fa, quando le sue genti dialogavano con il Mediterraneo e con le civiltà che lo attraversavano.
E chissà quanti altri racconti, sotto le zolle di questa terra antica, attendono ancora di essere svelati.

Autore: Alfonso Morelli

Fonte: Associazione Culturale Mistery Hunters ottobre 2025

Immagini: Soprintendenza ABAP di Cosenza

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