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TRES (Tn). Resti di cacciatori antenati di Ötzi.

Il più antico insediamento di cacciatori preistorici del territorio provinciale. Questa potrebbe essere la clamorosa scoperta realizzata sull’altopiano della Predaia, a Predal, dove alcuni reperti aprirebbero una luce su un insediamento risalente a 12 mila anni fa, in pieno Paleolitico. Circa 6.500, 7 mila anni più antico dell’epoca di Ötzi, il pastore-cacciatore la cui mummia è stata ritrovata sul ghiacciaio del Similaun.
Il condizionale è dovuto, in attesa delle analisi scientifiche, ma le probabilità di aver scoperto le più antiche frequentazioni preistoriche della vallata sono alte.  I tecnici della sezione di archeologia del Museo tridentino di scienze naturali di Trento, guidati dal responsabile Giampaolo Dalmeri, hanno portato alla luce diversi frammenti di selce lavorata.
“Si tratta di schegge, lamelle e frammenti che testimoniano la presenza di cacciatori preistorici – spiega Dalmeri – La scoperta è importante, visto che le testimonianze degli insediamenti umani più antichi sino a oggi rilevate in Trentino si fermano a 8-9000 anni fa”.
E’ compiaciuto Carlo Sicher, proprietario del terreno a Pra del Lac, dove due archeologi altoatesini hanno scoperto i reperti preistorici.
“E’ successo quasi per caso nel maggio 2010 – raccontano Klaus e Nardi Compatcher – Passando abbiamo individuato alcuni frammenti di selce nel terreno. Evidentemente, l’aratura effettuata dal proprietario per la coltivazione delle patate li aveva portati in superficie”.
A distanza di un anno, dopo alcuni sopralluoghi, sono iniziate le ricerche. Il gruppo che per oltre 10 giorni ha effettuato gli scavi era composto da Dalmeri, dalle collaboratrici della sezione di archeologia del Museo tridentino di scienze naturali Elisabetta Flor e Rossella Duches e da Klaus e Nardi Compatcher. “I primi risultati – riferisce Dalmeri – sono interessanti. I manufatti in selce scheggiata riportano a insediamenti nomadi. Questa zona era probabilmente un accampamento di cacciatori, vista la presenza di carbone e tracce della struttura di un capanno”.
Questa prima parte del progetto ha interessato una particella di terreno di alcuni metri quadrati e meno di un metro di profondità. “Vista la concentrazione di selci e il valore dei dati – conclude Dalmeri – le ricerche avranno un seguito. Andremo a scavare dove il terreno non è stato toccato dall’intervento dei mezzi agricoli. Siamo molto fiduciosi”.

Autore: Paolo Forno

Fonte: Trentino Corriere Alpi, 06 luglio 2011

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