Nel settembre scorso si è svolta la prima campagna di una nuova missione che la Sapienza Università di Roma, in accordo con la HititUniversity di Çorum, ha avviato nel sito turco di Ortaköy, l’antica Šapinuwa. È la prima volta che archeologi del nostro Paese compiono indagini in questo antico centro dell’Impero ittita, una delle grandi potenze politiche e militari del Vicino Oriente antico. Per la parte italiana, la missione è guidata da Rita Francia, professore associato di Anatolistica-Ittitologia alla Sapienza, coadiuvata da Marco Ramazzotti e Tommaso De Vincenzi.
Professoressa Francia, com’è nata l’idea di una missione italiana in questo sito?
Negli anni Novanta Aygül e Mustafa Süel avviarono lo scavo di un grande edificio con la scoperta di oltre 3.500 reperti, tra tavolette e frammenti in argilla con iscrizioni in cuneiforme. Un altro migliaio di testi fu rinvenuto in edifici rettangolari, chiamati «laboratori», dov’erano presenti forni, crogioli, stampi e scorie metallurgiche, oltre a matrici in pietra raffiguranti sovrani e divinità. L’identificazione del sito con Šapinuwa, residenza reale di Tudhaliya II (circa 1400-1350 a.C.) e una delle maggiori città ittite, ha rappresentato una scoperta straordinaria per gli studi sul Vicino Oriente antico. Dal 2021 gli scavi sono diretti da Önder İpek della HititUniversity di Çorum, con la quale la Sapienza ha avviato un accordo istituzionale per lo studio, l’analisi e la valorizzazione dell’antico insediamento. È un traguardo straordinario per l’Ittitologia italiana.
Quali sono i principali risultati?
Il nostro team ha condotto un’indagine esplorativa nel 2024 e avviato nel 2025, insieme ai colleghi turchi, una campagna chiave per la partecipazione italiana al progetto. Le ricerche si sono concentrate su una costruzione di circa 2.500 metri quadrati con un’articolazione particolarmente complessa di ambienti e per la quale la struttura e l’imponenza delle murature, la disposizione dei vani e alcuni rinvenimenti preliminari suggeriscono una funzione centrale nel contesto amministrativo o produttivo della città. Fondamentale è stato anche il lavoro congiunto con i colleghi turchi, con la piena integrazione di metodologie, approcci e strategie di documentazione, basilari per una collaborazione scientifica solida e continuativa.
Quale significato rivestono le scoperte?
È prematuro valutare la vera portata scientifica di questi ritrovamenti, ma l’individuazione di un grande edificio, forse palatino, che dovrebbe precedere l’epoca di Tudhaliya II, rappresenta già un dato di rilievo in quanto dimostrerebbe l’esistenza di ulteriori residenze reali, stagionali o con altre funzioni particolari, situate anche a rilevante distanza dalla capitale Hattuša, probabile espressione di un modello di gestione territoriale più articolato di quanto finora creduto.
Che cosa vi aspettate nei prossimi anni?
Principalmente di portare alla luce l’intero edificio attualmente in corso di scavo per poterne definire con precisione la pianta, le funzioni e le fasi costruttive e inserirlo con maggiore esattezza nel quadro storico di Šapinuwa e del regno ittita. In parallelo continueremo a costruire, con i colleghi turchi, un progetto di ricerca sempre più solido, condiviso e interdisciplinare. Ma il sogno è quello di rinvenire un nuovo archivio documentario che possa illuminare non solo la storia politica della città, ma anche la sua cultura materiale, le pratiche religiose e le dinamiche interregionali dell’epoca.
Autore: Francesco M. Benedettucci
Fonte: www.ilgiornaledellarte.com 10 dic 2025











