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ISRAELE. Una lastra di pietra antica, innocentemente bistrattata.

Questa è la storia di una lastra di pietra, innocentemente e per pura ignoranza maltrattata, che, alla fine, ebbe il giusto riconoscimento del suo valore storico-religioso.
Come capita spesso, quando si fanno lavori in aree che provengono dal passato, si trovano reperti della cui esistenza non esistevano segni. È ciò che capitò, nel 1913, lungo la costa meridionale di Israele: si stavano eseguendo lavori lungo la linea ferroviaria che attraversava luoghi nei quali un tempo erano strutture importanti, quali templi, chiese e sinagoghe, quando gli operai si trovarono davanti una lastra lapidea di 60 centimetri di altezza, di 50 di base e del peso di 52 chilogrammi, riportante incise su una faccia delle iscrizioni, alle quali non fu dato nessun peso, non si sa se per disattenzione o per ignoranza: forse la seconda ipotesi è la più veritiera.
Ma come mai è finita laddove è stata trovata? Si pensa che ai primi tempi, la lastra sia stata esposta al pubblico in un edificio religioso e che poi, a causa delle continue invasioni dell’area fra il V e il VII secolo d.C., sia stata spostata dove fu rinvenuta, per questioni di sicurezza.
Un arabo la vide e ritenne che sarebbe stata l’ideale quale soglia da mettere davanti all’ingresso della sua abitazione; pertanto, la acquistò a questo scopo, la sistemò come preventivato, ovverosia come puliscipiedi, con lo scritto rivolto verso l’alto, e la lasciò alla mercé del traffico casalingo, cioè all’usura dei piedi di chi entrava o usciva, per ben 30 anni.
Quasi per caso, nel 1943, la lastra destò l’attenzione dell’archeologo lituano Jakob Kaplan che, pur non comprendendo di che cosa lo scritto trattasse (secondo lui poteva essere il Decalogo Samaritano), la comprò e la fece esaminare da uno studioso che conosceva l’ebraico antico; ed ebbe la piacevole sorpresa di apprendere che lo scritto sulla pietra, formato dal sole venti righe, riguardava nove dei dieci Comandamenti dei quali si parla nel “Libro dell’Esodo”; cioè di quei Comandamenti, riportati su due lastre, che sul Monte Sinai Dio diede a Mosè, affinché gli ebrei ne rispettassero i contenuti. Il decimo Comandamento, che recita “Non pronunciare il nome di Dio invano”, era stato sostituito dall’invito ai samaritani di costruire un tempio sul Monte Gerizin, luogo per loro sacro.
I Comandamenti di Dio sono leggi fondamentali e norme essenziali che servono per riconoscere la natura umana come tale: il comportamento dell’uomo ed il suo modus vivendi non sono soggetti ad imposizioni, bensì lo sono ad insegnamenti che gli consentano di realizzare se stesso.
Dove inizialmente la lastra fosse stata collocata non è noto: presumibilmente, comunque, era stata esposta a disposizione del pubblico dei fedeli in una sinagoga, fra il V e il VII secolo d.C., oppure nel periodo nel quale si organizzavano le crociate, vale a dire nell’XI secolo d.C.; però, non ci sono dubbi che lastra abbia almeno 1.500 anni di età.
Una volta riconosciuta la sua natura, nessuno dubitò più della sua importanza, ma che il suo valore fosse pressoché incommensurabile, al momento non lo sospettò nessuno.
Comunque, un reperto di quel valore non doveva assolutamente essere ricoverato e, magari, dimenticato da qualche parte: era importante che fosse messo in condizioni di essere visto, ammirato e, perché no?, fatto oggetto di preghiera da parte di fedeli, perciò la via migliore fu quella di affidarla ad una casa d’aste di tutto rispetto e serietà: la Sotheby di New York. Questa la espose il 5 dicembre 2024 e, secondo il parere degli esperti della casa d’aste, la lastra non sarebbe dovuta essere alienata a meno di 1,57 milioni di dollari. D’altra parte, il Capo del Dipartimento Libri Antichi e Manoscritti, Richard Austin della Sotheby, durante un comunicato alla stampa ebbe a dichiarare che, oltre al valore intrinseco dell’antico reperto, quello che conta è il legame che esso rappresenta con la fede che è stata alla base della società occidentale.
Il 18 dicembre, fu deciso il destino della lastra, la quale trovò un proprietario. E, qualora ci fosse stato solamente un minimo dubbio sull’importanza dell’oggetto, la successione di offerte, in un crescendo entusiasmante da parte di potenziali acquirenti pervenuti da ogni parte del mondo, dimostrarono che si trattava di un qualcosa di unico ed irripetibile; alla fine, la lastra fu aggiudicata ad un signore che ha preferito restare incognito, alla cifra da “Guinnes dei primati” di 5,04 milioni di dollari; comunque ha assicurato che essa sarebbe stata esposta al pubblico presso una prestigiosa istituzione dello stato di Israele.
Richard Austin, direttore del “Dipartimento libri antichi e manoscritti” della Sotheby’s, ha espresso il parere secondo il quale quella lastra è una dimostrazione di come la fede possa avere contribuito a plasmare la civiltà occidentale.

Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it

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