IN CASTELLO MASSAFRA – Il giudicato del 970.
A tale documento ho dedicato uno studio nel lontano 2011, pubblicato negli Annali della Facoltà di Giurisprudenza di Taranto, evidenziando che la pergamena, vergata in beneventana, contiene la sintesi massiva di un processo svoltosi “in Castello Massafra” secondo la procedura tipica longobarda che, come è noto era caratterizzata dalla oralità e dalla immediatezza, non essendo mai esistita nè nel Regno del Nord nè nei ducati di Spoleto e di Benevento alcuna burocrazia assimilabile ad una moderna cancelleria.
I giudicati che ci sono pervenuti sono pochi perchè venivano dettati dal giudice solo a richiesta della parte vincitrice della causa che doveva incaricare a sue spese un notaro per questa operazione.
Orbene, la mia riflessione nasce dalla constatazione che dal 476 d.C. al 1860 abbiamo avuto almeno sette dominazioni straniere nel territorio jonico, mentre la popolazione era ed è sempre stata di lingua e cultura latina.
E’ una distinzione fondamentale per comprendere le vicende storiche del nostro territorio.
Il giudicato del 970 ne è una dimostrazione: un funzionario greco bizantino siede “in Castello Massafra” in qualità di Gastaldo per dirimere una lite: il testo è scritto in latino, i termini usati e la procedura sono longobardi perchè la popolazione era latina e tramandava usi e consuetudini normative longobarde.
Il fenomeno dell’incastellamento si sviluppò tra IX e X secolo: mentre è comune a tutti i castelli la funzione difensiva, solo in alcuni veniva amministrata la Giustizia.
Dal punto di vista istituzionale il nostro castello non può essere annoverato nel sistema curtense perchè di questo non aveva la prerogativa di amministrare la giustizia.
Per questo è gioco forza pensare ad una signoria territoriale o bannale perchè solo in quest’ultima si esercitava il potere di banno. La signoria di banno, detta anche bannale o signoria territoriale, era una forma di potere locale che si sviluppò nei secoli centrali del Medioevo. Prende il nome dal banno, ovvero l’esercizio di alcune prerogative (tra cui la giustizia), in precedenza appartenute al sovrano, che caratterizzarono questa forma di signoria.
Come mai i bizantini riconquistando Taranto nel 967 non introducono il diritto ed il processo bizantini? Come mai Trifilio (il greco che presiede il consesso giudicante) si definisce Gastaldo e non già Krìtes o con altro titolo bizantino? Eppure erano trascorsi 118 anni da quando Taranto era stata separata dal principato di Benevento.
Il giudicato è scritto in beneventana ed esattamente in quella versione chiamata scrittura tipo Bari. Conviene esaminare anche il retro della pergamena del giudicato perchè contiene diverse iscrizioni archivistiche scritte con vari tipi di scrittura di diverse epoche: indizi che provano la genuinità e l’antichità del documento.
Il Castello Massafra continua ad essere menzionato come tale in documenti successivi per diversi secoli almeno fino al 1470.
Infine, il Codice 4, chiamato cavense perchè conservato a Cava dei Tirreni, contiene l’Origo gentis Longobardorum, l’Editto di Rotari, le leggi dei re longobardi successivi nonché quelle emanate dai principi di Benevento. Orbene tale Codice proviene dal nostro territorio e cioè dal monastero di S. Angelo a Casalrotto in agro di Mottola.
Anche tale codice di leggi prova che nel nostro territorio vigeva e si applicava il diritto longobardo, segno che la popolazione è stata sempre latina di usi e consuetudini longobarde sino al 1800.
Autore: Giulio Mastrangelo – 29 ottobre 2023













