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Giuliano CONFALONIERI. La tragedia di Genova.

Negli anni 1960/1970, in occasione dell’altra distruttiva alluvione di Genova, è stato sperimentata la creazione di isole sottomarine artificiali.
Le centinaia di vetture rese inservibili dal tracimare a valle dei torrenti in piena si sono accatastate nella zona della Fiera alla Foce; la quantità dei relitti aumentava di proporzione di giorno in giorno e già ci si chiedeva quale sarebbe stato il destino di quell’ammasso informe di lamiere: si diceva che ogni carcassa valesse 2/3.000 lire e perciò sia le vetture irriconoscibili e senza proprietario, sia quelle ancora targate in attesa di sostituzione, rappresentavano un prezzo di rottame non conveniente al ricupero.
Dalla Lega Navale Italiana di Varazze è partita una proposta che, con la collaborazione della Fiat, ha eliminato da Genova un migliaio di relitti e li ha indirizzati ad un’opera di bonifica sottomarina, quanto mai necessaria nel mare Ligure.
Da esperienze e studi fatti all’estero è risultato che su fondali poveri di vita per eccessivo sfruttamento o per occlusione dei rifugi rocciosi (colpevoli le discariche), l’immersione di cumuli di carcasse d’auto, legati in blocchi per renderli compatti, ha costituito l’atto iniziale di una rinascita del fondo marino. Infatti per il richiamo che gli innumeri anfratti creati dai relitti offrono prima ai microorganismi che ripuliscono l’habitat artificiale e poi alle specie più evolute di pesci, dopo qualche anno il cumulo diventa un vivaio naturale che riesce ad espandere il suo potere anche sulle zone vicine.
Al largo di Varazze l’area interessata è di circa 15 mila mq. ed è stata scelta particolarmente perché esente da inquinamenti di ogni specie, premessa indispensabile per favorire lo sviluppo riproduttivo: in zona si racconta che molti anni fa una nave è affondata qualche miglio al largo; quando la carcassa fu fatta esplodere si rilevò – dall’enorme quantità di pesce morto che galleggiava in superficie – che il relitto aveva rappresentato per le creature del mare un rifugio ideale.
Così l’esperimento suggerito dall’alluvione genovese di molti decenni fa ebbe lo scopo dì raddoppiare nel giro di pochi anni la limitata pescosità della zona interessata. Il ripopolamento ittico del nostro mare avaro per l’indiscriminato sfruttamento e per l’aumento costante dell’inquinamento, può contribuire ad equilibrare il sistema biologico.
Lo scopo di queste oasi sottomarine è stimolare la salvaguardia e la riproduzione delle specie: le uova e le larve attecchiscono spontaneamente come negli anfratti naturali dando vita ad un nuovo ciclo vitale (l’indagine svolta dagli americani su uno di questi cumuli affondato da parecchi anni, ha portato alla scoperta di una cinquantina di specie per un totale di oltre 4.000 esemplari).
Info:
e-mail: giuliano.confalonieri@alice.it
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