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FRANCIA. 847 monete romane di 2000 anni ripescate ora dal relitto di una barca antica affondata nel fiume Rodano.

Gli occhi di David Djaoui, archeologo-sub della missione, brillano di entusiasmo mentre racconta la scoperta annunciata nelle ore scorse: un tesoro di 847 monete rinvenute su un relitto sommerso nel Rodano, nei pressi di Trinquetaille, ad Arles (Francia).
La scoperta, condotta dal Musée départemental d’Arles Antique in collaborazione con CNRS, INRAP, Drassm, Musée national de la Marine e la società Ipso Facto, si inserisce in un quadro di ritrovamenti storici eccezionali nella città, tra cui un’antica chiatta nel 2004, un busto di Cesare nel 2007 ed un primo lotto di monete nel 2018.
La missione ha coinvolto una quindicina di esperti – archeologi, ceramologi, restauratori, topografi e fotografi – tra il 25 agosto e il 3 ottobre 2025. Nonostante le difficili condizioni subacquee — correnti impetuose e visibilità ridotta — la ricerca ha dato risultati sorprendenti. “Abbiamo rinvenuto la membrana di una barca lunga circa venti metri e, insieme, questi 847 pezzi, per lo più datati al III secolo, alcuni in condizioni straordinariamente conservate”, spiega Djaoui.
Il ritrovamento ha seguito un crescendo di scoperte: inizialmente 60 pezzi, poi 80, fino a imbattersi in un cumulo di oltre 600 monete, tra cui spicca un sesterzio di Traiano del 116 d.C., testimonianza diretta del commercio e delle rotte fluviali dell’epoca romana.
Le monete, probabilmente cadute accidentalmente da una barca, saranno sottoposte ad una rigorosa valutazione numismatica e successivamente restaurate prima di essere esposte al pubblico entro uno o due anni. “Sogniamo di trovare il contenitore originario, uno scrigno del tesoro, come quelli che vediamo nei film”, confida Djaoui, consapevole delle difficoltà ma ottimista sulle potenzialità ancora nascoste nelle acque del Rodano.
Questa scoperta conferma che il Rodano, oggi fiume silenzioso e placido, è stato per millenni teatro di scambi e traffici intensi, un archivio liquido di storie, monete e imbarcazioni che, con pazienza e metodo scientifico, continua a restituire tesori straordinari.

Arles, fondata intorno al VI secolo a.C. come insediamento celto-ligure, assunse un ruolo centrale con la conquista romana. Nel 46 a.C. divenne colonia sotto Giulio Cesare, con il nome di Colonia Iulia Paterna Arelate Sextanorum, e rapidamente si trasformò in un nodo commerciale e culturale strategico lungo il Rodano. Il fiume era allora arteria vitale per il trasporto di grano, vino e manufatti, collegando il Mediterraneo con l’interno della Gallia e con le province renane.
La città si caratterizzava per monumenti grandiosi: un anfiteatro capace di ospitare oltre 20.000 spettatori, un teatro romano, terme e un foro ornato da colonne e statue, testimonianze tangibili della romanizzazione della Gallia. Le strade lastricate, alcune delle quali ancora visibili, collegavano il porto fluviale con le vie principali, permettendo un rapido scambio di merci, idee e culture.
Le monete rinvenute nel Rodano si inseriscono in questo contesto: esse erano strumenti quotidiani del commercio, testimoni silenziosi delle transazioni, delle spedizioni e delle reti economiche che hanno reso Arles uno dei principali poli dell’impero romano occidentale. Ogni sesterzio o antoniniano racconta storie di mercanti, viaggiatori e sub che, inconsapevoli, hanno contribuito a costruire un archivio archeologico sommerso che oggi rivela, pezzo dopo pezzo, il cuore pulsante della città antica.

Il Rodano si conferma così non solo via di commercio, ma vera e propria macchina del tempo. La recente scoperta si aggiunge agli altri ritrovamenti locali e alla ricchezza archeologica di Arles, città che ancora oggi conserva i segni di un passato romano pulsante.
Come nota finale, Djaoui sottolinea che le acque arlesiane continueranno a offrire eccezionali rivelazioni per centinaia, persino migliaia di anni a venire, rendendo ogni immersione un gesto di memoria e di meraviglia.

Fonte: Comune di Arles e www.stilearte.it 2 ott 2025

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