Lo scorso mese di luglio lo studio di progettazione Éveha ha scoperto, sotto un Club Med a Sainte-Anne, in Martinica, un immenso sito risalente al periodo Saladoide medio (IV-VII secolo; il periodo Saladoide è una cultura indigena dei Caraibi che prende il nome da Saladero, un sito archeologico in Venezuela, Ndr), legato alla cultura precolombiana. L’impresa privata di scavi archeologici spiega che questa operazione, diretta da Guillaume Seguin, ha «rivelato scoperte senza precedenti riguardanti gli stili di vita e le pratiche funerarie delle popolazioni amerindie». Ne dà notizia Charles Boutin in un articolo pubblicato sul sito del quotidiano francese «Le Figaro».
Nella località di Boucanniers, area a metà strada tra la spiaggia e le paludi, dove si stava lavorando alla ristrutturazione e all’ampliamento di un complesso turistico, sono state rinvenute 257 strutture amerindie di varia natura. Tra queste figurano 73 pozzi, il maggior numero di costruzioni di questo tipo mai rinvenute nell’arcipelago delle Piccole Antille. «Di fronte all’assenza di corsi d’acqua, le popolazioni Saladoidi di Pointe Marin hanno messo a punto una strategia innovativa per l’approvvigionamento di acqua dolce», ha comunicato Éveha.
I pozzi erano stati scavati, in alcuni casi, a più di due metri di profondità e permettevano di raggiungere una falda acquifera che gli indigeni americani sfruttavano grazie a «una tecnica di rivestimento unica». Durante gli scavi sono stati rinvenuti tra i 200 e i 250 vasi utilizzati principalmente per il consumo di «ouïcou», una sorta di birra fermentata a base di manioca. Ma anche «semi, frammenti vegetali, oggetti in legno, zucche e fibre intrecciate», precisa Éveha.
Le ricerche archeologiche hanno anche portato alla luce 14 sepolture «che forniscono preziose informazioni sulle pratiche funerarie». Il corpo dissotterrato di un bambino di due anni, ad esempio, ha rivelato l’importanza attribuita alla sepoltura fin dalla più tenera età nelle civiltà precolombiane. Sarebbe stato sepolto dal capo tribù, detto «cacique», su un «duho», un sedile cerimoniale in legno.
La scoperta a Sainte-Anne ha permesso di documentare numerosi oggetti di uso quotidiano, come asce o accette in conchiglia utilizzate per fabbricare utensili. Su un grosso sasso del peso di circa venti chili è stato identificato un petroglifo, ovvero un disegno simbolico inciso su una roccia naturale. Esso raffigura un volto che potrebbe «arricchire notevolmente le conoscenze sull’arte amerindia dell’isola».
Autore: Vittorio Bertello
Fonte: www.ilgiornaledellarte.com 15 sett 2025












