Torna a risplendere di luce immensa. Dopo undici anni di chiusura al pubblico, riapre infatti uno dei siti più significativi dell’antica Poseidonia, ovvero il Santuario di Hera Argiva sul fiume Sele, in località Capaccio (Salerno).
“Il tempio al confine – Hera ed il paesaggio del Sele”. Chiuso dal 2014 dopo una violenta esondazione del fiume, il monumentale edificio torna ad essere accessibile, grazie ad un importante progetto di valorizzazione, promosso dai Parchi archeologici di Paestum e Velia. Alla foce del Sele, mito e storia si sovrappongono da oltre 2600 anni. Qui, secondo la tradizione, Giasone avrebbe dedicato alla dea di Argo un santuario, durante il viaggio di ritorno dalla conquista del vello d’oro con gli Argonauti. Ed è qui che, nel VI sec. a.C., i coloni greci realizzarono il maestoso tempio, sul limite settentrionale del territorio da essi controllato: un confine naturale che separava la ‘Chora’ (spazio agricolo e suburbano) di Poseidonia, dalle terre etrusche.
Il complesso rappresentò, per secoli, un punto di riferimento religioso e culturale. Oggi, dopo un decennio di inaccessibilità, esso torna ad essere leggibile nella sua relazione originaria con il paesaggio costiero. Riguardo al “nuovo percorso”, trattasi di un intervento che coniuga archeologia e natura, ricerca, progettazione paesaggistica e soluzioni avanzate per l’accessibilità, restituendo al santuario una lettura chiara e coerente delle sue componenti storiche ed ambientali, perché tra l’altro si adotti una progressione intenzionale: dalla maggiore strutturazione iniziale, con linee rette ed il riutilizzo di tracciati preesistenti, si passa gradualmente a geometrie più leggere e flessibili, mediante una passerella e l’impiego di battuti reversibili.
L’andamento dei percorsi si orienta verso le strutture del Santuario, offrendo al visitatore una prospettiva che rispecchia le principali fasi evolutive dell’impianto, fino a seguire la sinuosità dell’ansa del Sele, attraverso sentieri guidati da paletti in legno e cordame. L’itinerario si sviluppa all’interno di un’area di oltre 41.000 metri quadrati, in cui sono stati realizzati: indagini geofisiche ed archeologiche funzionali alla ricostruzione storica del sito; un percorso facilitato in terra stabilizzata, pensato per garantire un’esperienza di visita inclusiva; una passerella espositiva in materiali reversibili; pannelli informativi ‘leggeri’, mappe tattili, nuove aree di sosta ed un sistema di recinzione in pali di castagno, che restituisce ordine e tutela all’area sacra.
Elemento centrale del progetto è il Giardino di Hera, uno spazio vegetale costruito sulla base delle essenze documentate nel complesso antico. La selezione delle specie, quali melograni, querce, mirto, lavanda, rosmarino ed altre piante mediterranee, non propone una ricostruzione scientifica, ma un evocativo richiamo alle atmosfere storiche che caratterizzavano il complesso.
<<Con questo intervento minimo, semplice ma efficace, abbiamo inteso dare un primo grado di accessibilità alle strutture ancora visibili sul terreno e permettere una lettura contemporanea del sito nelle sue stratificazioni, connettendo la storia del santuario dedicato ad Hera e del suo giardino, storicamente attestato, con la configurazione territoriale successiva, rappresentata dalla masseria e dalle attività colturali, oltre che dallo spiccato valore naturalistico della foce del Sele>,> afferma Antonella Manzo, architetto dei Parchi archeologici di Paestum e Velia.
“L’attuazione del progetto è avvenuta con un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale intesa come rispetto della connotazione naturalistica del luogo. Gli interventi eseguiti sono a basso impatto, infatti le strutture realizzate sono a ridotta vulnerabilità e rispettose della qualità e dell’integrità degli ecosistemi e della biodiversità presenti nel sito”, sottolinea Ornella Silvetti, architetto ALES in servizio presso i Parchi archeologici di Paestum e Velia.
A partire da dicembre, l’area archeologica e “il Giardino di Hera” saranno visitabili ogni sabato alle ore 11.00 e domenica alle ore 15.00, a cura dei volontari del Servizio Civile formati dai Parchi.
<<La riapertura del Santuario di Hera sul fiume Sele restituisce al territorio un luogo fondativo della sua storia – dichiara Tiziana D’Angelo, direttore dei Parchi archeologici di Paestum e Velia –. Mito, paesaggio ed archeologia tornano ad essere parte di un’unica narrazione, resa oggi più accessibile e consapevole. Questo intervento rappresenta un passo decisivo nel percorso di valorizzazione dei Parchi, che continuerà nel 2026 con il riallestimento del Museo dedicato alla dea e con l’avvio di nuove campagne di scavo. Si tratta di interventi che rafforzeranno ulteriormente la conoscenza del santuario, offrendo nuovi elementi per comprendere l’evoluzione del complesso nel suo contesto originario”.
Tre nuove metope riemerse dal santuario: un ritrovamento eccezionale ed una campagna per salvarle. Il progetto di valorizzazione si inserisce in un momento decisivo per le ricerche sul Santuario. Nel 2023, durante le attività archeologiche condotte dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, sotto la direzione della professoressa Bianca Ferrara, sono riemerse, nell’area tra il tempio tardo-arcaico e la stoà meridionale, tre metope in arenaria, due delle quali segnalate già dall’archeologa Paola Zancani Montuori. Le lastre, fortemente frammentate ed in avanzato stato di degrado, appartengono ai cicli metopali che, tra VI e V secolo a.C., decoravano gli edifici sacri del santuario. Due metope sembrano riferibili al celebre ciclo delle “danzatrici”, mentre la terza, ancora solo parzialmente studiata, potrebbe appartenere ad un fregio finora non attestato. Il recupero di questi elementi architettonici è un’occasione scientifica unica per progredire con la ricerca storica al Sele, e fare luce su una delle testimonianze più importanti dell’archeologia pestana. Si avrà l’occasione di intervenire per la prima volta su materiali che provengono direttamente dallo scavo archeologico, ideali per analisi multispettrali, mineralogiche ed iconografiche ad alta precisione, che daranno risposte a vari quesiti, tra cui le tecniche costruttive e di decorazione.
Per garantirne la conservazione e la futura esposizione, i Parchi lanciano una campagna di raccolta fondi aperta alla comunità ed a tutti coloro che desiderano contribuire alla tutela di un patrimonio irripetibile (maggiori informazioni https://parchipaestumvelia.cultura.gov.it/dona-ora/artbonus/).
La riapertura del santuario ed il nuovo percorso rappresentano solo il primo passo di una più ampia strategia di valorizzazione. Il 2026 segnerà infatti l’avvio del riallestimento del Museo narrante di Hera Argiva, destinato a completare un progetto che unisce ricerca, tutela e divulgazione, in un’unica visione culturale.
Un mosaico di meraviglie del passato, proiettato in un attrattore di sviluppo sostenibile.
Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it













