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BULGARIA. Sepoltura di giovane assalito da un leone.

Gli archeologi hanno trovato lo scheletro di un giovane vissuto circa 6.000 anni fa che sopravvisse ad un violento attacco di leone. Le sue ossa mostrano ferite gravissime ma anche segni di guarigione, prova che la comunità si prese cura di lui fino alla morte.

Il ritrovamento è avvenuto nella necropoli eneolitica di Kozareva Mogila, vicino alla costa del Mar Nero (Bulgaria). Lo scheletro apparteneva ad un adolescente o giovane adulto alto circa 171–177 cm. Era sepolto in posizione rannicchiata, senza oggetti funerari, in una tomba più profonda delle altre.
Il cranio mostrava gravi perforazioni e fratture, con un’apertura che arrivava fino alla cavità cerebrale. Lesioni anche a gambe, spalla e braccio, compatibili con morsi e schiacciamenti.
Analisi forensi hanno escluso armi o rituali: i segni corrispondono perfettamente ai denti di un leone (Panthera leo), che all’epoca viveva nei Balcani.
Le ossa presentano chiari segni di guarigione: nuova crescita ossea e assenza di infezioni.
Questo significa che il giovane sopravvisse per mesi dopo l’attacco, nonostante fosse gravemente disabile.
La sua sopravvivenza è attribuita al sostegno della comunità, che lo aiutò a muoversi ed a vivere con le sue limitazioni.

È un raro esempio di ciò che gli studiosi chiamano “bioarchaeology of care”, lo studio delle pratiche di assistenza nelle società antiche.
Dimostra che già 6.000 anni fa le comunità investivano tempo e risorse per prendersi cura dei membri più vulnerabili.
La sepoltura, priva di oggetti e più profonda, potrebbe riflettere un diverso status sociale o la percezione ambigua della sua figura dopo l’attacco.

Immagine:
La scoperta nella necropoli di Kozareva Mogila. Crediti: N. Karastoyanova et al., Journal of Archaeological Science, Reports (2026);

Autore: Luigi Bignami

Fonte: Archeologie 15 dic 2025

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