«Alcuni oggetti sembra di vederli per la prima volta».
Iscrizioni e geroglifici sono sempre stati lì, eppure ora emergono sotto una nuova luce. Letteralmente. Eccola, la magia del nuovo allestimento della sala del corredo funebre di Kha e Merit.
A colpire, innanzitutto, è l’illuminazione rinnovata.
Tanto da sorprendere chi, come il direttore dell’Egizio Christian Greco, quei reperti li conosce a memoria. Un’operazione da 350 mila euro resa possibile dalle donazioni di oltre 500 persone ed enti.
«Ci siamo fatti un regalo di Natale», ha sorriso la presidente del Museo Evelina Christillin, presentando la sala visitabile da ieri.
Sono oltre 460 i reperti – gioielli, sarcofagi ma anche oggetti di uso quotidiano – del corredo ritrovato nel 1906 da Ernesto Schiaparelli all’interno della tomba nella città di Deir-el-Medina. Apparteneva all’architetto che dirigeva i lavori delle necropoli dei faraoni e alla moglie, vissuti intorno al 1400 a.C..
All’ingresso della sala trovano spazio quattro nuove vetrine: sono esposti tessuti e abiti che non avevano mai abbandonato i depositi. Il corredo è un unicum per l’eccezionale stato di conservazione, ma anche per le informazioni che ha fornito.
«Non si tratta degli oggetti di un faraone che ci parlano del potere, ma ci racconta la quotidianità», ha sottolineato l’egittologo Enrico Ferraris.
Questo riallestimento, ha spiegato il direttore Greco, mostra anche lo stato della ricerca a cui è giunto il museo: «Non siamo solo custodi passivi della memoria, ma la costruiamo attivamente». E per farlo è stata impiegata, per la prima volta in un museo egizio, una tecnologia
molto avanzata.
La teca che custodisce il Libro dei Morti, un papiro lungo 14 metri, nasconde alcune bombole di gas inerte: creano un ambiente senza ossigeno che elimina possibili organismi dannosi. Un’infografica, della stessa estensione del manoscritto, svela storie e dettagli del Libro dei Morti.
La tecnologia si intreccia con l’archeologia anche nel video immersivo che mostra la discesa all’interno del pozzo in cui è stata rinvenuta la tomba.
L’ambizione del nuovo allestimento è fissare nuovi standard, unendo in un unico spazio diagnostica, ricerca e restauro.
«Questa sala è il manifesto dell’Egizio che vogliamo: un luogo dove la conoscenza si fa esperienza condivisa», dicono Greco e Christillin. Durante i lavori c’è anche stato spazio per una piccola “scoperta”: un telo attribuito da Schiapparelli a Kha è invece risultato, quasi
certamente, di Merit.
«La tecnologia diventa strumento di narrazione e la ricerca dialoga direttamente con i visitatori», spiega il direttore Christian Greco. Che annuncia una novità per il prossimo febbraio: dalla Bibliothèque nationale de France arriverà il papiro di Merit, che non è mai stato esposto insieme a quello di Kha. L’obiettivo è ottenere in prestito anche il “pyramidion”, la cuspide della tomba custodita oggi al Louvre.
Nel frattempo l’Egizio è già certo di festeggiare il 2025 con un record: sta infatti per tagliare quota un milione e 200 mila di visitatori.
«Siamo molto contenti – ha sottolineato Evelina Christillin – anche se a fare del museo una creatura viva sono la ricerca, l’accessibilità e l’internazionalizzazione».
La presidente dell’Egizio ha poi spiegato che ci sono ritardi nei lavori della corte coperta. «Ma sarà pronta per novembre 2026», ha assicurato. Quando ci sarà un ospite d’eccezione: il presidente della Repubblica tornerà all’Egizio dopo aver dato il via alle celebrazioni per il bicentenario nel 2024. «Mattarella si è fatto sfuggire che il 20 novembre verrà a inaugurare la nuova parte del museo», ha sorriso Christillin.
Autore: Filippo Femia
Fonte: La Stampa, 5 dic 2025













