ll duello era una forma di combattimento, cioè uno scontro anche mortale fra due individui per dirimere le loro questioni, che si svolge seguendo norme precise fissate dalla storia. Era una specie di regolamento dei conti che in un lontano metteva di fronte nobili o gentiluomini avente lo scopo di difendere l’onore personale oppure di sistemare problemi di altra natura.
Il fine non consisteva nell’eliminare fisicamente l’avversario, tanto che il più delle volte ci si fermava al primo sangue, bensì nel rimettere ordine a proposito di onore e rispettabilità.
La armi usate potevano essere spade, pugnali, pistole; forse le spade erano quelle maggiormente utilizzate, ma naturalmente, in tal caso, entrambi i contendenti dovevano conoscere le tecniche della scherma.
Che il duello fosse una pratica abbastanza comune ed importante fra personaggi di alto livello lo dimostra Achille Marozzo, schermidore italiano fra i più importanti, che fu uno dei pochi duellanti a non subire mai una sconfitta in duello. Ebbene, proprio perché nel passato il duello era di enorme importanza, ne scrisse il trattato dal titolo “Opera Nova Chiamata Duello, O Vero Fiore dell’Armi de Singulari Abattimenti Offensivi & Difensivi“, stampato a Modena nel 1536 e dedicato al condottiero italiano Claudio Rangoni, conte di Castelvetro e Livizzano.
In tutte le città esistono punti caratteristici di spicco e interesse storico, culturale, commerciale, sociale che le hanno rese note e valorizzate, ma non difettano quelli curiosi, come, per esempio, quelli destinati a essere teatro di duelli, dove le parti, con quello, cercavano di confermare la ragione dei loro comportamenti; e chi perdeva, era nel torto (bah). Alessandro Dumas, nella sua opera “I Tre Moschettieri”, parla di “Le Port-Marty”, luogo destinato ai duelli dove essi incontrarono D’Artagnan.
Ebbene, uno di questi luoghi esiste anche a Ferrara, dove i duelli avvenivano ancora nel Medio Evo. Si tratta di una corta e stretta viuzza privata, quasi mai illuminata dal sole, del centro cittadino, denominata “Vicolo dei Duelli”, che congiunge Via Cortevecchia di fianco alla Chiesa di Santo Stefano alla Piazzetta San Michele, che si affaccia su Via del Turco. Allora, alle estremità era chiusa con cancelli di ferro battuto, mentre ora si può percorrere a piedi o in bicicletta.
Che fosse di un certo rilievo lo dimostrò, nel secolo scorso, Giorgio de Chirico, che visse per molti anni nella città di Ferrara, ricordandolo nel suo libro di memorie in cui, insieme con altre vie cittadine, non si dimenticò di inserirlo.
Onestamente, si deve riconoscere che non tutti i Ferraresi la conoscono, anche perché la gente passa davanti alle entrate senza notarle, non essendoci nulla di particolare che ne possa attrarre l’attenzione e mancando anche la tabella riportante il nome del vicolo.
Nel Medio Evo, la via era aperta e chiunque poteva accedervi senza doverne comunicare la ragione. Ai tempi del ducato degli Estensi, invece, come ricordato più sopra, le estremità erano tenute chiuse da cancelli di ferro, che impedivano il passaggio a chiunque non avesse necessità di passarvi. E questo era un tentativo dei governanti per impedire che continuasse l’abitudine di lavare le offese con il sangue per regolare i conti d’onore, senza che qualcuno ne fosse informato. Però, qualora le autorità ne fossero venute a conoscenza, la scelta del “Vicolo dei Duelli” (come fu chiamato in seguito), per dirimere le questioni fra due persone, era consentita; e solamente là i duelli erano autorizzati e in nessuna altra parte della città.
Nel corso dei secoli, quella viuzza fu chiamata anche “Via Fortinpiedi”, facendo allusione al coraggio, alla resistenza ed alla forza fisica dei protagonisti del duello; per lungo tempo, fu denominata anche “Via del Mulino”, cioè una strada che portava al mulino che esisteva presso la Porta di San Biagio.
Fra i molti duelli che sono avvenuti, si può ricordare quello che avvenne il 10 ottobre 1364, descritto da Gerolamo Melchiorri, fra Almerico della Meldola e Pietro da Fuligno: Almerico ebbe la meglio e, grazie alle regole del duello, Pietro da Fuligno ebbe torto.
Nei casi in cui chi aveva torto perdeva la vita, veniva seppellito dai frati della Chiesa di Santo Stefano, dopo esservi stato esposto davanti.
Autore:
Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it – 23 nov 2025













