Un sito di grande interesse archeologico, fra i tanti che si trovano in Grecia, è quello di Vaphio, che si trova nella regione Laconia, sulla sponda destra del fiume Eurotas, a una manciata di chilometri a sud della città di Sparta.
Questo sito è famoso anche per la forma delle sue tombe, che sono a tholos; infatti, sono monumenti funerari particolari, a cupola, che sono caratteristiche costruzioni dell’arte micenea-minoica dell’età del bronzo (2300-700 a.C.). Questi sono costituiti da un vuoto circolare, spesso ricoperti da tumuli di terra e ricoperti con cerchi concentrici di blocchi di pietra atti a formare sezioni ogivali.
La tomba di Vaphio è stata scavata nel 1888. Il sepolcro conteneva ben poco dei resti del suo proprietario, un re miceneo, che qualcuno ha definito “principe di Vaphio”. I tantissimi reperti sono stati portati al Museo Archeologico Nazionale di Atene: essi consistevano in oggetti d’oro, argento, bronzo, piombo, ferro, ambra, cristallo e ametista; interessanti uno specchio, vasi in alabastro, armi, quali diversi giavellotti e un’ascia.
Ma quello che maggiormente colpì i ricercatori fu il ritrovamento, fra ciò che restava delle mani del defunto, di due tazze d’oro, immediatamente riconosciute di splendida fattura. Queste, alte rispettivamente 10,4 e 9,8 centimetri, non sono fuse, bensì formate dall’accoppiamento di due lamine che formano due calotte, di cui quella interna è liscia, mentre l’esterna è stata battuta dall’interno a sbalzo, istoriata in rilievo, e con la parte superiore ribattuta verso l’esterno a formare l’orlo.
In una delle due tazze c’è una scena violenta con evidenziato un toro che reagisce al tentativo di due uomini di catturarlo e che, dopo averne abbattuto uno, rimasto al suolo dolorante, sta incornando l’altro; nell’altra, al contrario, la scena è idilliaca, con i buoi che tranquillamente stanno brucando l’erba a dimostrazione che l’uomo era già riuscito nel suo intento di addomesticare i bovini.
Le tazze sono decorate interamente, senza lasciare nessuna zona vuota e dove non sono uomini o tori sono piante selvatiche e rade palme.
In merito all’origine dei due stupendi reperti, non si sa molto; però un’ipotesi può avere una sua validità, cioè che esse provengano da Creta, dove, nel periodo nel quale esse sono state costruite, artisticamente si era in notevole vantaggio su Sparta e dintorni; ad avvalorare tale ipotesi contribuisce il pensiero di C. Michael Hogan, quando fa presente che nel Palazzo di Cnosso dell’isola di Creta è un dipinto con la scena del toro infuriato di cui si è detto.
Comunque, si è trattato di un ritrovamento che ha fatto scalpore e che ha attirato, e attira tuttora un numeroso pubblico, perché oggetti del genere non è che si trovino tutti i santi giorni.
Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it













