Un caso unico nel suo genere, in Europa. Le acque sotterranee delle Grotte di Pertosa-Auletta, immerse nel cuore del Geoparco del Cilento e della sua natura spettacolare, rivelano i segreti, sino ad oggi probabilmente ‘nascosti’, dell’Ecoidrologia Carsica e relativi sistemi.
Un innovativo studio dell’Università di Salerno fornisce, infatti, nuove prospettive sui complessi equilibri ecologici degli ambienti ipogei, la cui ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Ecohydrology dal predetto Ateneo, getta nuova luce sui meccanismi di riferimento, nelle grotte turistiche italiane.
Il team di studiosi ed esperti, guidato da Rosangela Addesso, ha condotto un’analisi approfondita delle caratteristiche chimiche delle acque di stillicidio e del fiume sotterraneo Negro, nelle cavità di cui trattasi, quale contributo importante per la comprensione, appunto, dell’ecohydrologia dei sistemi carsici.
I ricercatori hanno analizzato tre “percorsi turistici” differenti all’interno delle Grotte, caratterizzati da condizioni ambientali e “pressione turistica”, variabili, col periodo di campionamento che ha coperto diverse stagioni, consentendo di valutare l’influenza della variabilità pluviometrica sui parametri chimici delle acque. Tale approccio metodologico, ha permesso di ottenere un quadro completo dei processi che influenzano la chimica delle acque sotterranee nel sistema carsico di Pertosa-Auletta, oltre a rivelare che le acque di stillicidio e quelle del fiume sotterraneo Negro mostrano, entrambe, elevate concentrazioni di calcio, derivante dall’interazione con le rocce carbonatiche. Caratteristica, questa, tipica degli ambienti carsici, dove la dissoluzione dei carbonati rappresenta il processo geochimico dominante. Le due tipologie di acque presentano signature chimiche distintive per quanto riguarda altri elementi chimici, in particolare potassio e magnesio, riferite come sono alle differenze litologiche e idrodinamiche che caratterizzano i diversi percorsi di circolazione idrica sotterranea.
La stagionalità del regime pluviometrico influenza significativamente la chimica delle acque, principalmente attraverso l’effetto di diluizione. Lo studio, inoltre, ha evidenziato il ruolo cruciale delle colonie di pipistrelli, nell’arricchimento delle acque sotterranee. I pipistrelli, che abitano principalmente lungo il percorso fossile della grotta, contribuiscono significativamente all’apporto di fosforo e azoto nelle acque di stillicidio, le cui concentrazioni non si limitano alle zone di diretta presenza di detti volatili notturni, ma si estendono su tutta la rete di percorsi turistici, a gestione sostenibile, per la quale si forniscono elementi scientifici fondamentali. Questi apporti nutritivi, viene spiegato, modificano l’equilibrio biogeochimico delle grotte, influenzando i processi microbici e la struttura delle comunità biologiche sotterranee.
Un aspetto particolarmente interessante emerso dalla ricerca riguarda il possibile ruolo del lisciviamento dai suoli agricoli e forestali sovrastanti la grotta di Pertosa-Auletta nella definizione della chimica delle acque di stillicidio. Questo collegamento tra superficie e profondità sottolinea l’importanza di considerare l’intero bacino idrografico nella gestione degli ecosistemi carsici, atteso che l’influenza antropica non si limita alle attività turistiche all’interno della grotta, ma si estende alle pratiche agricole e forestali del territorio sovrastante.
I tre percorsi turistici analizzati mostrano caratteristiche ambientali differenti, che devono essere considerate nella pianificazione delle visite e nella definizione dei carichi turistici ‘sostenibili’. Il monitoraggio della qualità delle acque sotterranee rappresenta uno strumento indispensabile, per valutare l’impatto del turismo speleologico sull’equilibrio ecologico delle grotte. Le modificazioni nella chimica delle acque di stillicidio, possono fungere da indicatori precoci di alterazioni ambientali indotte dalle attività turistiche.
Le grotte di Pertosa-Auletta, si sottolinea, rappresentano un laboratorio naturale ideale per questo tipo di ricerche, grazie alla loro accessibilità ed alla presenza di sistemi di monitoraggio.
La collaborazione con enti di ricerca internazionali, evidenziata dalla presenza di Jo De Waele, dell’Università di Bologna, tra gli autori, è un segno tangibile dell’importanza scientifica internazionale di questo studio. Questo tipo di approccio multidisciplinare è essenziale per comprendere la complessità degli ecosistemi ipogei, con risultati che sono cruciali per sviluppare strategie di conservazione, efficaci per il patrimonio speleologico italiano.
Prima di concludere, resta doverosamente e coerentemente ricordare, anche delle meraviglie storico-culturali di questo autentico tesoro, svelato tra gennaio e febbraio 2025, quando gli archeologi di turno hanno portato alla luce, dalla profondità delle Grotte in parola, una struttura di culto, un Tempio risalente all’età ellenistica, databile tra il IV e il I secolo a. C.
Novità anche dalla palafitta dell’età del Bronzo, ad arricchire un mosaico di sogni e di luci dove, tra l’altro, è e resta possibile navigare su un fiume sotterraneo.
Incredibile ma vero.
Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it













