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Anna Maria Reggiani. Villa Adriana e la memoria di Antinoo.

villa adriana

Antinoo rivestiva un ruolo di rilievo tra le divinità più popolari in epoca romana. Venerato in sacelli in ambito privato, un luogo di culto a lui dedicato non poteva mancare all’interno di Villa Adriana.

Il mito di Antinoo e la dispersione del patrimonio scultoreo
Villa Adriana, residenza imperiale alle porte di Tivoli, è uno dei più straordinari complessi architettonici dell’antichità, concepita come un microcosmo del mondo allora conosciuto, una summa di culture e stili artistici che riflettevano il cosmopolitismo dell’imperatore Adriano. In questo scenario, articolato in padiglioni, giardini, ninfei e portici, l’arredo scultoreo ebbe un ruolo fondamentale non solo come ornamento ma come elemento strutturale e simbolico di un sofisticato programma iconografico e ideologico.
Adriano fece collocare nella Villa copie di celebri originali greci, statue egittizzanti, ritratti di membri della famiglia imperiale e di divinità sincretiche, dando forma a un paesaggio culturale capace di fondere classicismo e suggestioni egizie, memoria e creazione, natura e artificio. Tra queste presenze, la figura di Antinoo, il giovane amato da Adriano e divinizzato dopo la morte prematura avvenuta nel 130 d.C., e presumibilmente sepolto secondo il rito egizio ad Antinoupolis nel tempio a lui dedicato, occupa una posizione centrale. La Villa divenne uno dei luoghi privilegiati della sua memoria cultuale e artistica, con numerose statue di culto, testimonianza di una volontà programmatica di costruzione del mito attraverso l’arte (FIGG.1-4).
Purtroppo, a partire dall’età moderna, il patrimonio scultoreo di Villa Adriana è stato oggetto di una sistematica dispersione. Gli scavi condotti nel Pantanello in diverse fasi – dapprima da Francesco Antonio Lolli (1724), poi sotto la direzione di Gavin Hamilton (1769–1772) – hanno restituito una notevole quantità di materiali fuori contesto, riconducibili a programmi iconografici ancora oggi non del tutto chiariti nei loro molteplici significati.
Hamilton aveva intrapreso la sua campagna di scavi con l’intento di reperire marmi da impiegare nel restauro di sculture destinate alla vendita. Le ricerche portarono alla luce numerosi capolavori, oggi dispersi tra i principali musei europei e in numerose collezioni private. Teste, statue e rilievi furono smembrati, restaurati secondo il gusto del tempo e decontestualizzati. Questa dispersione ha reso complessa la ricostruzione dell’originario programma decorativo e cultuale della residenza; tuttavia, ha anche contribuito alla sua fama internazionale, inserendo le opere adrianee nei più prestigiosi musei del mondo. Alcuni capolavori provenienti da Villa Adriana, inizialmente conservati nei Musei Capitolini e poi ceduti alla Francia in seguito al Trattato di Tolentino (1797) e non più restituiti, proiettano oggi Tivoli in uno scenario internazionale che comprende il Louvre di Parigi e la sede di Abu Dhabi (FIG.5).
Lo studio delle immagini di Antinoo continua a porre problemi critici, nonostante l’ampia e crescente bibliografia sull’argomento. Tra i nodi ancora irrisolti si annoverano la ricostruzione cronologica del corpus — generalmente attribuito al periodo tra la morte del giovane e quella di Adriano — e la definizione della funzione e collocazione all’interno della villa.
Il mercato antiquario del Settecento, insieme all’attività di restauro condotta secondo il gusto dell’epoca, contribuì in modo determinante alla costruzione di una immagine del favorito, accentuandone l’erotizzazione e l’idealizzazione in chiave neoclassica e romantica. Questa trasformazione iconografica, frutto di interventi spesso arbitrari e di esigenze commerciali e collezionistiche, trasformò il giovane in un archetipo della bellezza malinconica e dell’amore tragico, celebrato anche nella letteratura e nel pensiero estetico moderno.

L’Antinoeion (FIG.6).
Fin dal XIX secolo, numerosi studiosi hanno cercato di mettere in relazione l’insieme di sculture egizie rinvenute a Villa Adriana con la memoria di Antinoo. Tra questi, l’eminente egittologo Jean-Claude Grenier propose una ricostruzione ipotetica del programma decorativo all’interno del Serapeo, collocandovi una serie di statue egittizzanti rinvenute tra il XVII e il XVIII secolo in diverse aree della villa. Secondo la sua interpretazione, tali sculture rappresentavano il paesaggio egiziano sommerso dall’inondazione del Nilo e il principio del rinnovamento ciclico della vita. Sebbene suggestiva, la proposta non fu accolta unanimemente, poiché fondata esclusivamente su valutazioni stilistiche e comprendente opere la cui provenienza da Villa Adriana non è documentata.
L’individuazione, a seguito di una campagna di scavi condotta da Zaccaria Mari a cavallo del terzo millennio, del luogo della memoria dedicato ad Antinoo consente oggi di avanzare nuove ipotesi sull’ubicazione originaria delle sculture egittizzanti di provenienza certa o presunta da Villa Adriana, suggerendo un contesto topografico più coerente rispetto a quello ipotizzato da Grenier. In questa prospettiva, l’Antinoeion ubicato in una posizione di rilievo adiacente all’ingresso principale della residenza (il cosiddetto Grande Vestibolo) non può essere interpretato come un semplice ninfeo egittizzante, ma va riconosciuto come un autentico spazio cultuale a funzione liturgica dedicato al pupillo di Adriano, come dimostrano i materiali decorativi rinvenuti e la loro connessione con pratiche rituali legate alla venerazione del giovane divinizzato (FIG.7).
Considerato il ruolo centrale di Adriano nella creazione e nella diffusione del culto di Antinoo, risulta difficile pensare che l’imperatore non avesse previsto un luogo specifico a lui dedicato all’interno della dimora tiburtina. Nel mondo greco-romano il cenotafio ha un elevato valore simbolico in quanto garantisce un luogo per il culto e testimonia l’onore e il rango della persona commemorata.
Nel caso delle famiglie imperiali, la costruzione di edifici monumentali perpetuava la memoria del personaggio come ad esempio, il cenotafio eretto in onore di Traiano a Selinunte in Cilicia, ove morì. Tali costruzioni, pur non ospitando spoglie, fungevano da luoghi di culto civile e memoria pubblica, per garantire visibilità, prestigio e durata nel tempo.
Villa Adriana come è noto, è il sito da cui proviene il maggior numero di raffigurazioni di Antinoo ed è l’unico ad aver restituito ritratti che si discostano dal tipo iconografico canonico codificato nelle repliche più diffuse. Questa varietà non riflette solo l’intensità del culto, ma rivela una sofisticata sperimentazione visiva, strettamente connessa alla dimensione rituale della residenza imperiale, ove la rappresentazione del dio-eroe assumeva forme e significati peculiari, inseriti in un preciso contesto liturgico. In questo senso, Villa Adriana si configura come un laboratorio artistico e cultuale privilegiato, in cui la pluralità delle forme statuarie, l’impiego di elementi egittizzanti e l’uso di pregiati marmi policromi testimoniano non solo l’intensità della produzione, ma anche una notevole autonomia espressiva rispetto ai modelli iconografici e decorativi convenzionali.

Il museo virtuale
La diaspora delle sculture provenienti da Villa Adriana, se affrontata criticamente, può oggi trasformarsi in una preziosa opportunità conoscitiva. I progressi delle tecnologie digitali, della modellazione 3D e della condivisione online delle collezioni museali permettono infatti di ricostruire virtualmente l’unità perduta, configurando una nuova forma di museo: un museo virtuale di Villa Adriana, capace di riunire le opere disperse e restituire loro contesto, relazioni, funzioni e significati.
Un’iniziativa di questo tipo rappresenterebbe non solo un avanzamento scientifico, ma anche un modo per reinterpretare in chiave contemporanea l’esperienza del Museo didattico allestito nel Casale Triboletti di Villa Adriana, chiuso da oltre vent’anni, e originariamente concepito per rendere leggibile l’articolazione della Villa e dei suoi apparati decorativi.
Non si tratterebbe di un semplice esercizio di restituzione filologica, ma di un atto consapevole di ricomposizione della memoria culturale, in grado di offrire alla città di Tivoli una proposta innovativa e coerente con le linee guida promosse dal Ministero della Cultura e dall’UNESCO.
Ricostruire — anche solo in forma digitale — il paesaggio scultoreo e rituale della Villa significherebbe non soltanto restituire dignità e contesto alle opere disperse, ma anche offrire al pubblico globale una nuova chiave di lettura di uno dei luoghi più emblematici della cultura imperiale romana.

Bibliografia:
– GRENIER 1989= J.-C. GRENIER, La décoration statuaire du “Sérapeum” du “Canope” de la Villa Adriana. Essai de reconstitution et d’interprétation, in MEFRA 101 (1989), pp. 925–1019.
Villa Adriana. Paesaggio antico e ambiente moderno, a cura di A. M. Reggiani, atti del convegno (Roma, 23–24 giugno 2000), Milano 2002.
– CACCIOTTI 2010= B.CACCIOTTI, Frammenti dell’Egitto di Adriano: dalla villa di Tivoli alle collezioni antiquarie, in B. Palma Venetucci (a cura di), Il fascino dell’Oriente nelle collezioni e nei musei d’Italia, Roma 2010, pp. 229–234.
– MARI 2012 = Z.MARI, Antinoo a Villa Adriana, in M. Sapelli Ragni (a cura di), Antinoo. Il fascino della bellezza, catalogo della mostra (Villa Adriana, 5 aprile – 4 novembre 2012), Milano 2012, pp. 79–91.
– MARI SGALAMBRO 2007= Z. MARI-S. SGALAMBRO, The Antinoeion of Hadrian’s Villa: Interpretation and Architectural Reconstruction, in AJA 111 (2007), pp. 83–104.
– DI SANTI 2022= A. DI SANTI, Le immagini di Antinoo. Formazione, diffusione e fortuna, Pisa 2022.

Elenco delle illustrazioni
1. Testa di Antinoo Iacchos – Roma, Museo Nazionale Romano, inv. 1192.
Foto: Carole Raddato.
2. Testa di Antinoo-Osiride – Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, inv. Hm 023.
Foto scattata durante la mostra Ägypten, Griechenland, Rom. Abwehr und Berührung, Tübingen, 2005.
3. Busto di Antinoo-Osiride – Parigi, Musée du Louvre, inv. Ma 433.
Foto: Carole Raddato.
4. Statua di Antinoo-Osiride – Roma, Musei Vaticani, Museo Gregoriano Egizio, inv. 22795.
Foto: Carole Raddato.
5. Statua di Iside da Villa Adriana – Louvre Abu Dhabi.
Foto: dell’autrice.
6. Antinoeion, ricostruzione assonometrica del complesso –
Da: Z. Mari, S. Sgalambro, The Antinoeion of Hadrian’s Villa: Interpretation and Architectural Reconstruction, in AJA 111 (2007), p. 85, fig. 3.
7. Testa regale in marmo grigio dall’Antinoeion –
Da: Z. Mari, S. Sgalambro, The Antinoeion of Hadrian’s Villa: Interpretation and Architectural Reconstruction, in AJA 111 (2007), p. 99, fig. 23.

Elenco dei crediti fotografici e diritti di riproduzione
Fig. 1,2, 3, 4: Foto di Carole Raddato, CC BY-SA 2.0, via Flickr. Fig. 2 : uso a fini di studio. Fig.4 : © Musei Vaticani.
Fig. 5: Foto dell’autrice, scattata presso il Louvre Abu Dhabi il 31 -01-2025
Fig. 6–7: Le immagini sono state gentilmente concesse da Zaccaria Mari a fine di studio, © Archaeological Institute of America.

Autore : Anna Maria Reggiani – areggiani25@gmail.com

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