I recenti scavi compiuti nella c.d. Palestra di Villa Adriana a Tivoli hanno comportato una serie di rinvenimenti che, posti a confronto con le risultanze delle indagini del passato, hanno consentito di riconoscere inequivocabilmente la presenza di un tempio dedicato a Iside, la più importante divinità egizia, che non poteva non essere stata presa in considerazione dall’Imperatore per la sua rilevanza nella religiosità e nelle credenze filosofiche ed escatologiche dei culti orientali.

L’ESPANSIONE DEL CULTO DI ISIDE DALL’EGITTO ALL’ITALIA
Il culto di Iside, la “Grande Madre” dell’Egitto, ha avuto nei tempi antichi, soprattutto nell’Egitto Tolemaico, una grande diffusione e si è esteso progressivamente anche in ambito mediterraneo ed è giunto in Italia già nel periodo della repubblica romana. Portato con tutta probabilità dai mercanti damasceni che avevano posto il loro più importante emporion in Campania, a Puteoli (l’antica Pozzuoli), il culto misterico di questa dea, la cui magnificenza è celebrata da numerosi inni a lei dedicati e le cui vicissitudini sono ampiamente descritte nella mitologia egizia, si diffonde rapidamente in tutte le più importanti città romane, a partire da Roma, dove, già dal II secolo a.C., sono edificati templi e santuari a lei dedicati.
Iside, infatti, incarna la divinizzazione dell’essenza femminile, nei suoi molteplici e multiformi aspetti di grande forza, tenacia e determinazione ed al contempo di fragilità e vulnerabilità, in una commistione che si compenetra e dà luogo ad una figura in cui la “pietas”, cioè il sentimento di devozione, rispetto e comprensione, non sono sintomo di debolezza, ma piuttosto espressioni di una forza e di un coraggio che, dinanzi all’ingiustizia, possono sfociare anche nella ferocia.
Iside è tutto questo, perché è innanzi tutto una figlia ed una sorella, ma anche una madre ed una sposa e come tutte le donne è disposta a sacrificarsi per la sua famiglia, subendo le più grandi atrocità, ma riuscendo sempre a vincere le avversità ed a trionfare sui suoi nemici. Per questo Iside è la dea più grande dell’Egitto, la “scandalosa e la magnifica” a cui tutte le creature, dei, fiere e uomini si inchinano e che concede a coloro che si pentono sinceramente il proprio perdono.
E’ dunque una divinità poliedrica ed attrattiva e non stupisce che il mondo antico ne sia stato soggiogato, tanto da tributarle una devotio che si estende presso tutti i popoli mediterranei.
Gli Isei a lei dedicati in Italia sono molteplici: a partire da Roma, dove ne sono documentati diversi e dove le fonti collocano il più importante a Campo Marzio, a Palestrina e ad Ostia; a Pompei, a Cuma ed a Pozzuoli, in Campania; ma anche nell’Italia Centrale a Pisa, Firenze, Fiesole, Bologna, Sentino, Treia e Sarsina. Sono attestati inoltre nel Settentrione a Industria (Monteu da Po – Torino), Verona ed Aquileia (Udine).

DOMIZIANO E L’ISEO DI BENEVENTO
In Campania, poi, si colloca a Benevento una delle testimonianze più importanti del culto isiaco: infatti, proprio alla volontà di Domiziano si deve la costruzione di un grande santuario dedicato ad Iside che l’imperatore volle dedicarle al suo ritorno dal viaggio compiuto in Egitto, nell’89 d.C., e che venne adornato con statue e rilievi egizi oltre che da una statua raffigurante l’imperatore in veste di faraone (Fig. 1).
E se Domiziano – che non amava particolarmente l’Egitto, in cui si era recato principalmente per affermare e rafforzare il suo potere in quell’importante provincia dell’impero – si sentì in dovere di dedicare un luogo di culto alla Grande Madre, come possiamo non pensare che Adriano, che – proprio per la sua formazione culturale e le sue speculazioni filosofiche all’Egitto era tanto legato – non abbia voluto completare la costruzione della sua maestosa villa, ispirata all’Oriente, con l’edificazione di un tempio per celebrare la più grande divinità egizia?
A questo interrogativo, che da tempo si ponevano gli studiosi, hanno trovato piena e definitiva risposta le scoperte effettuate recentemente da un archeologo che ben conosce sia la Villa che tutto il territorio tiburtino in cui opera, con una competenza ed una tenacia che gli hanno consentito di ottenere i migliori risultati, da oltre 40 anni.

LA C.D. “PALESTRA” DI VILLA ADRIANA: UNA STRAORDINARIA SCOPERTA. E’ UN ISEO!
Le recenti ricerche condotte da Zaccaria Mari in quella che dal ‘500 era conosciuta come “Palestra”, infatti, hanno ampiamente ed inconfutabilmente dimostrato che si tratta in realtà di una struttura santuariale identificabile come Iseo (Figg. 2-3).
Infatti, non solo il Mari ha ritrovato nei suoi scavi elementi architettonici e scultorei che riportano chiaramente al culto di Iside (persino una statua di Horus, il figlio primogenito di Iside e Osiride, in forma di falco), ma il suo acuto intuito e la sua profonda conoscenza dei ritrovamenti che sono avvenuti in passato nella Villa, gli hanno permesso di riconoscere altri importanti reperti, ancorchè dispersi nel corso dei secoli in altri musei ed interpretati in maniera del tutto difforme.
Così il Mari identifica nei busti in porfido rosso dei Musei Capitolini, del Museo Archeologico di Venezia e del Louvre di Parigi altrettante rappresentazioni di Sacerdoti di Iside, mentre inequivocabilmente attribuisce all’Iseum adrianeo anche la sfinge in marmo preconnesio (lo stesso impiegato per la statua di Horus) rinvenuta alla base della scalinata del podio su cui si erge la cella (Figg. 4-5).

La sua disamina prosegue attraverso una lucida ed approfondita analisi anche di altri elementi rinvenuti nei suoi scavi, che lo portano a riconoscere anche nei piccoli (ed apparentemente poco significativi) frammenti di marmo bianco e di ardesia rinvenuti parte delle teste, dei becchi (in bianco) e delle code nere degli ibis, uccelli sacri alla dea, che sono altresì raffigurati nell’affresco da Ercolano, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in cui è rappresentata la cerimonia misterica delle feste dette “Isia”, che si svolgevano dal 28 ottobre al 3 novembre (Fig. 6).
In sostanza, un lavoro accuratissimo, svolto con grande competenza e “certosina” pazienza che apre, una volta tanto realisticamente e senza alcun forzato sensazionalismo, una nuova ed inedita prospettiva di ricerca e di speculazioni sulla Villa e ci prospetta come ancora ci siano ampi spazi per il prosieguo degli studi su questo straordinario complesso, del quale ad oggi conosciamo solo una parte, nonostante la copiosa produzione scientifica e la grande fama che l’accompagna da secoli (dal Grand Tour in poi, soprattutto) sino ai nostri giorni.
E ben conclude il suo lavoro il Mari, con considerazioni ineccepibili che piace qui riportare testualmente (MARI 2019, p. 48): “In conclusione riteniamo – come sopra anticipato – che nella Palestra si debba riconoscere un Iseum, ove, al culto di Iside si associavano anche i culti di altre divinità del pantheon egizio-romano, tra cui quello del fanciullo divinizzato come Osirantinoo venerato nell’Antinoeion.

È anche possibile avanzare l’ipotesi che le statue di sacerdoti isiaci con il busto nudo, in varie pose gestuali ed impugnanti vari strumenti, la statua di sacerdote vestito, sfingi ed ibis componessero la rappresentazione in marmo di una cerimonia isiaca come quella raffigurata nella pittura ercolanese. L’aula basilicale e le “sale nobili”, che hanno ingressi rivolti in direzioni diverse, potrebbero essere stati veri e propri templi ospitanti immagini di culto. In quest’area del complesso, che è a quota leggermente superiore, si trovava forse il pilastro con il busto colossale di Iside-Demetra, che fu rinvenuto, secondo il Ligorio, “in luogo alto”. Rafforza l’interpretazione come Iseo anche quello che doveva essere l’aspetto originario del luogo, cioè l’ambientazione nella valle di Tempe trasformata in una sorta di oasi-giardino esterna al corpo principale della villa.”
Bibliografia:
MARI 2019: Z. Mari, Il complesso della c.d. Palestra a Villa Adriana alla luce dei recenti scavi, in Atti del Convegno Dodicesimo Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina, Roma, 8-9 giugno 2015, Roma 2019, pp.39-49.
Riferimenti fotografici:
Le immagini riprodotte sono state gentilmente concesse da Zaccaria Mari
Autore: Maria Luisa Nava – mlsnava@gmail.com
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