Archivi

TRENTO – I misteri di Trento Romana.

Da dieci anni custoditi a Padova, finalmente sono studiati.

Le scoperte di Marco Nicolò Perinelli: molti resti di ceramiche, che fanno pensare al primo secolo d. C. Rimane aperto il problema dello sfasamento cronologico tra la realizzazione di un´opera pubblica così importante, e quella della cinta muraria.

Credevamo di sapere tutto sulla “Porta Veronensis”, antica via di accesso alla Trento Romana, scoperta sotto il palazzo Pretorio di piazza Duomo. Ma nuove interessanti scoperte vengono dagli studi di un giovane trentino, Marco Nicolò Perinelli, che si è laureato a Padova con una tesi in Archeologia e storia dell´Arte Greca e Romana dal titolo: “I materiali ceramici provenienti dallo scavo della Porta Veronensis di Trento”.

Tra il 1989 ed il 1992 si svolse l´ultima campagna di scavo che portò alla luce quanto rimaneva della Porta Veronensis, situata a circa quattro metri di profondità in Piazza Duomo a Trento, parzialmente coperta dalla Torre di Palazzo Pretorio. Oltre alle evidenze architettoniche, ora musealizzate e visibili al pubblico, emerse una notevole quantità di materiale vitreo, osseo e ceramico, che venne depositato nei magazzini della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Padova. La tesi dal titolo “I Materiali ceramici provenienti dallo scavo della Porta Veronensis di Trento”, seguita dal professor Jacopo Bonetto dell´Università di Padova, ha avuto come oggetto lo studio del materiale ceramico che da quasi dieci anni giaceva nelle casse, al fine di dare un inquadramento crono-tipologico al materiale stesso e di stabilire con un criterio scientifico la datazione ad uno dei più importanti monumenti di Tridentum.

La prima fase del lavoro è stata dunque quella di reperire il materiale stesso e tutta la documentazione di scavo, e quindi di procedere ad una selezione per individuare solo quello che avrebbe potuto fornire un valido supporto per la ricerca. Una volta determinato quali reperti analizzare, è stato necessario lavarli e stabilire quali tra i numerosi frammenti ceramici potessero essere considerati diagnostici, ovvero permettessero di ricostruire i vasi e quindi confrontarli con i repertori ceramici noti.

Ogni reperto è stato lavato, disegnato e analizzato ed è quindi stato possibile ottenere dati scientifici certi riguardo la datazione del monumento. Dallo studio è emerso che il piano di pavimentazione su cui poggia la Porta Veronensis è sicuramente posteriore all´età tarda augustea, confermando quindi la datazione proposta su basi architettoniche da Ghislanzoni prima e, in tempi più recenti, dalla dottoressa Baggio Bernardoni. Il quadro tipologico della ceramica proveniente dalle unità stratigrafiche risalenti alla fase di abbandono e defunzionalizzazione della porta urbica, indicano che essa venne trasformata in un riparo ad uso abitativo tra IV e VI secolo, per venire poi definitivamente abbandonato nei secoli successivi. I dati riscontrati trovano inoltre confronto con quelli provenienti da altri scavi effettuati negli anni ´90 in città a cura dell´Ufficio Beni Archeologici ed in particolare quelli emersi dallo scavo di Palazzo Tabarelli.

Rimane aperto comunque il problema dello sfasamento cronologico tra la realizzazione di un´opera pubblica così importante, che ha funzione sia monumentale che difensiva e quello della realizzazione della cinta muraria della città, che gli studi tradizionali fanno risalire alla prima metà del I secolo d.C., e solo ulteriori indagini potranno risolverlo.

Fonte: L’Adige 11/08/03
Autore: Redazione
Cronologia: Arch. Romana

Segnala la tua notizia