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ROMA: Trovata la necropoli di “nonno” Giovanni.

Tombarolo ultrasettantenne aveva novemila statue rubate. Le rivendeva a Porta Portese. Alcuni pezzi pregiati costavano anche 4.000 €. Probabilmente ha dei complici.

Novecento euro per un vassoio affrescato. Duemila per una maschera funeraria. Quattromila e spicci per una statuetta di bronzo. Pezzi autentici, ottima conservazione, valori reali da capogiro. A Porta Portese, in nome degli Etruschi e dei loro misteri, si facevano affari d’oro.

Un neo-tombarolo di 74 anni, emulo dei trafficanti che negli Anni Sessanta depredarono le necropoli di mezza Italia, da mesi vendeva sottobanco reperti archeologici degni di un museo. L’uomo, denunciato dalla Guardia di Finanza per impossessamento di beni culturali, non ha voluto dire né dove sia la “miniera” che custodisce i tesori né chi lo abbia aiutato nell’estrazione.

Le voci, nel principale mercato romano della domenica, si rincorrevano da tempo. Si parlava di un “vecchietto” con una bancarella carica di cianfrusaglie e il retrobottega, fatto di casse e scatoloni, pieno di meraviglie. Gli uomini del comando provinciale della Fiamme Gialle, guidati dal capitano Alessandro Lo Bello, hanno verificato due giorni fa che la storia non era affatto una leggenda.

L’uomo, Giovanni F., un pensionato romagnolo di Misano Adriatico, domiciliato a Roma a casa della sorella, a Prima Porta, è stato sorpreso domenica sera in macchina con due borsoni carichi di mercé. Andava a fare consegne dopo aver raccolto le “ordinazioni” a Porta Portese nel corso della mattinata.

“Il fenomeno dei tombaroli — spiega il capitano Lo Bello — non è mai sparito del tutto. Diciamo che si è attenuato. L’uomo in questione, tuttavia, non fa assolutamente parte della “vecchia guardia”. Finora non aveva alcun precedente penale, né di questo né di altro tipo. Era il perfetto insospettabile”.

Giovanni F., divorziato, originario della Calabria, ha lavorato per molti anni in un albergo di Misano, vicino Rimini. La Finanza ritiene che il suo giro d’affari fosse di diverse decine di migliaia di euro al mese. “L’attività per lui era a costo zero — ragionano le Fiamme Gialle — Probabilmente ha trovato una tomba o una serie di tombe e le ha depredate ricavandone utili enormi”.

Gli investigatori stanno cercando di capire se il pensionato avesse qualche complice. Il timore è che Giovanni F. abbia individuato, da solo o in compagnia, una intera necropoli e che la stia “vendendo” pezzo a pezzo ai collezionisti e ai trafficanti di reperti archeologici nazionali e internazionali. Tutti gli oggetti sequestrati al neo-tombarolo sono stati consegnati alla Sovrintendenza perché vengano stimati e analizzati. Secondo un primo, sommario, esame i reperti dovrebbero risalire all’ottavo secolo prima di Cristo. Zona di probabile provenienza l’Alto Lazio. Ma non c’è alcuna indicazione sulla località del ritrovamento.

L’uomo ha detto di aver ricevuto parte della mercé “in regalo” e di aver trovato il resto “per caso”. Domenica scorsa i finanzieri hanno tenuto d’occhio Giovanni F. I clienti “normali” venivano liquidati, a Porta Portese, con l’offerta di qualche gingillo da nulla. Ad altri, invece, veniva mostrato un catalogo pieno di fotografie. Arrivata la sera, il pensionato si è mosso in macchina da Prima Porta per fare le consegne. A quel punto è stato fermato.

Nel bagagliaio c’erano tre borsoni pieni di anfore, pezzi di mosaico e statuette. A quel punto si è deciso di perquisire la villetta di Prima Porta dove abita la sorella del romagnolo e un capanno attiguo. Sono saltati fuori 8.972 pezzi: 2.089 tra vasi integri e frammenti, 3.002 tessere da mosaico, 3.568 lastre dì marmo da dimore romane, e poi coppe, brocche, maschere, lampade a olio, utensili di bronzo. Da qualche parte c’è un tesoro che arriva dall’Antichità. Ma l’uomo, per ora, se tiene ben stretta la “mappa”.

Fonte: Il Messaggero Roma, 28/12/2005
Autore: Luca Lippera

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