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ROMA: Il degrado dell’Appia Antica – persi molti reperti archeologici.

La via Appia Antica è l’asse attorno al quale si sviluppa uno dei parchi archeologici più importanti del mondo.

Per la sorveglianza e la tutela di questo territorio le istituzioni pubbliche sono presenti in modo massiccio, dallo Stato con la Soprintendenza Archeologica di Roma agli Enti locali: Municipio Roma IX e Roma XI, X e XV Dipartimento del Comune di Roma, Sovraintendenza comunale, Assessorati alle Politiche Ambientali e alle Politiche Culturali del Comune di Roma, IX e XI Gruppo dei VV.UU., Ente Parco regionale dell’Appia Antica, Regione Lazio.

Nonostante ciò i problemi sono molteplici. Uno di questi è la preponderanza delle aree private su quelle pubbliche e l’inaccessibilità della stragrande maggioranza delle aree private e anche di alcune aree pubbliche (aree del Demanio militare, aree archeologiche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in cui sono in corso cantieri di scavo, e anche aree in cui non è in corso nessun cantiere).

La privatizzazione del territorio è dannosa perché impedisce di visitare alcuni luoghi che dovrebbero essere di demanio pubblico e anche perché ostacola la repressione degli abusi commessi da proprietari e affittuari. Molte costruzioni sono nate come abusive e la maggior parte sono state condonate. Un altro fenomeno correlato alla privatizzazione è stato quello del saccheggio del materiale archeologico.

Oggi percorriamo una via Appia che non ha più quel tripudio, quello sfavillio di marmi che aveva fino a 50 anni fa, eredità dei Papi che scelsero di lasciare il materiale archeologico sul posto: quindi statue, busti, iscrizioni, architravi, collocati da Luigi Canina e Antonio Canova uno appresso all’altro.

La via Appia restò abbandonata a sé stessa, senza alcuna tutela né controllo; cominciarono allora a sparire prima i pezzetti minori, ma poi venivano addirittura con i carriattrezzi, smontando addirittura architravi e colonne. Molto materiale archeologico è stato perso anche per colpa di ristrutturazioni di casali agricoli che hanno portato al crollo di alcuni reperti storici archeologici e monumentali. Oltre a questo spesso alcuni monumenti, grotte e altre aree vengono utilizzate da senza fissa dimora, per non parlare della presenza di prostitute che da anni ormai svolgono in questa zona la loro attività. Il che dimostra una scarsa sorveglianza della zona.

Quando la Soprintendenza è intervenuta portando via le ultime cose che erano rimaste (che sono al Museo Nazionale delle Terme) e mettendo dei calchi, ormai il più era stato portato via. Molto è stato perso anche per quanto riguarda il patrimonio naturale per introduzione di piante ed animali non autoctoni, incendi, inquinamento dei corsi d’acqua, delle falde, del suolo e del sottosuolo.

Fonte: ItaliaSera 22/04/05
Autore: Danilo Salatino
Cronologia: Arch. Romana

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