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POZZUOLI (Na). Affari e sprechi sul Rione Terra.

Le lunghe braccia immobili di quattro gru sovrastano il cantiere ormai deserto dove dal ’94 ad oggi sono stati spesi 100 milioni di euro per fare del Rione Terra, e soprattutto del suo percorso archeologico, un complesso turistico e alberghiero che desse nuova attrattività ai Campi Flegrei.
Il quartiere ha un’estensione di 35mila metri quadri, di cui 16 mila occupati da fabbricati, 20mila da strade e piane; 22mila metri quadri il percorso archeologico completo di cui appena 6 o 7 fruibili oggi, se soltanto si trovasse chi lo prenda in gestione. Il Consorzio ci ha provato per qualche anno, vanta un credito di 700mila euro dalla Regione. Se il costone di tufo giallo del Rione Terra è il luogo dove il tempo si è divertito a scrivere pagine e pagine di storia, Palazzo De Fraja Frangipane, come l’Armadio nelle Cronache di Narnia, è la porta per un altro mondo. Da li parte il percorso archeologico, il viaggio nel tempo, indietro fino a 2mila anni fa, in quella che poteva essere la Pompei dei Campi Flegrei conservata dai capricci del bradisismo e che oggi è un altro sogno interrotto da un brutto risveglio.
Con la luce delle torce, perché l’impianto di illuminazione nel percorso che dal 2007 nessuno visita più ha dato forfait, camminiamo sui basoli tra le antiche botteghe. Accanto alle macine e al forno della panetteria. Il lupanare ha vetrine dove le ragazze si mettevano in mostra e camere dell’amore. Lungo il decumano del Duomo, l’antenato plurisecolare dell’omologa via che corre all’esterno sulla rocca, un grosso muro nasconde una fontana con dei mascheroni per proteggerla da vandali e trafugatori, visto che di turisti non se ne vedono più. Il tronco in marmo della statua di un cavallo, spunta nel reticolo di cunicoli dell’impianto di smaltimento delle acque che gli antichi abitanti di Puteoli avevano creato: «Gli intonaci erano perfetti – racconta il direttore tecnico del cantiere Giuseppe Giannini – tanto che adesso gli interventi di manutenzione alle facciate li abbiamo rifatti come li facevano loro, con pozzolana e calce stagionata».
Si torna su dal portone del Palazzo Russo Damiani, un altro degli Armadi di Narnia che sulla Rocca del Rione Terra separano l’oggi e i suoi restauri in acciaio, cristalli e calcestruzzo, dai suoi ieri, i palazzi settecenteschi, la città medievale, quella romana. Il Duomo seicentesco, restaurato da Marco Dezzi Bardeschi recuperando l’antico Tempio pagano di Augusto che il vescovo de Lèon y Cardenas aveva nascosto tra pietre cristiane, è un trattato di compromessi: uno scivolo in legno ha messo d’accordo Soprintendenza e vescovo sul pavimento in marmo del tempio pagano con quello piastrellato della cattedrale. Però dentro arriva l’acqua: la Soprintendenza non ha permesso che le grosse lastre di cristallo poggiassero direttamente sulle colonne di marmo romane e così nelle fessure, che non si è ancora trovato come riempire, si insinua la pioggia. Al Duomo manca il campanile: nell’incontro fissato per il 24 febhraio si saprà se dalla Regione verranno i 6 milioni che servono.
«Ma il campanile può attendere – si lascia scappare l’ingegnere Giannini – perché 6 milioni non risolveranno niente. Serve un intervento per massimizzare l’ingresso degli operai, in cassa integrazione da oltre un anno».
Per completare il progetto che prevede 32 fabbricati, di cui 28 alberghi per un totale di 250 posti di letto, 60 tra botteghe artigiane, bar e ristoranti, museo diocesiano, museo civico, auditorium, centro congressi e centro policulturale, servono ancora 106 milioni in project financing (di cui 25-30 da investitori privati). Tre edifici della Soprintendenza e quattro alberghi sono già pronti: mancano solo arredamenti e finiture e i bandi di gara per darli in gestione ai privati. Potrebbero essere aperti per il 2014, in coincidenza con il Forum delle Culture: «A patto – spiega Giannini – di voler tenere degli ospiti accanto agli operai di un cantiere».
Intanto alcuni degli edifici già terminati vanno in malora. Anche Palazzo Migliaresi, la sede che il Comune non ha mai preso in consegna pur avendoci tenuto alcune infuocate sedute del consiglio. Oggi, commissariato dopo essere stato sciolto per la terza volta in quattro anni, il Comune viene da alcuni ritenuto colpevole di inerzia nella vicenda del Rione Terra: «A seguito dei continui ritardi dell’amministrazione – ricorda Ugo Marani, docente di Politica economica alla Federico II – il Progetto venne di fatto commissariato dalla Regione».
Nicola Magliulo, figlio dello sfiduciato sindaco Agostino, è dal 2007 il direttore dei lavori per il Rione Terra.
«Colpisce, vero? – continua il professore – ma Pozzuoli è sempre stata un mondo politico a parte dove destra e sinistra, maggioranza ed opposizione sono categorie dello spirito. E dal bradisismo in poi la gestione politica è stata sempre in stretto rapporto con il business».
Investimenti privati a Pompei sempre più vicini. È pronto e dovrebbe essere reso noto a breve, infatti, l’elenco degli interventi a evidenza pubblica che potranno essere realizzati grazie a sponsorizzazioni private all’interno degli Scavi, così come era stato previsto dal decreto 34, il cosiddetto decreto Bondi, approvato a marzo dello scorso anno e poi convertito in legge. Lo comunica il senatore Riccardo Villari, ex sottosegretario ai Beni Culturali del governo Berlusconi ed appena insediato nella consulta Beni culturali istituita dal commissario del Pdl Nitto Palma.
«Il ministero ci ha informato che finalmente la Soprintendenza ha messo a punto l’elenco degli interventi da sponzorizzare – dice Villari – era questo lo strumento che i vari imprenditori che avevano già manifestato la loro intenzione a finanziare alcuni restauri all’interno degli Scavi stavano aspettando per poter intervenire».
Subito dopo i crolli, da parte dei privati c’era stata più di una manifestazione di interesse a sponsorizzare lavori nel sito archeologico più grande del mondo sulla scia di quanto, d’altronde, aveva già fatto fin dal 2008 l’Unione nazionale dell’industria conciaria. Da Diego Della Valle, che aveva dato la sua disponibilità dopo essere stato sollecitato ad intervenire dall’ex ministro Galan, alla minicordata di imprenditori napoletani dell’abbigliamento, capitanata dal patron della Harmont&Blaine Domenico Menniti, che hanno già messo a disposizione sette milioni di euro da spendere in un triennio, all’Unic che si è offerta di sponsorizzare il secondo lotto di lavori dell’antica conceria, agli stessi imprenditori dell’Unione industriali della Provincia di Napoli, che oltre ad essere impegnati in un piano di investimenti extramoenia, si sono sempre detti disponibili anche a finanziare il restauro di singole Domus.
«Si concretizza così – sottolinea Villari – quel rapporto tra pubblico e privato che anche il ministro Ornaghi che ha ribadito la grande attenzione anche di questo governo per Pompei, ha indicato come strategico per il futuro dei nostri beni culturali. L’ultimo tassello istituzionale perché le tanto auspicate sponsorizzazioni si realizzino verrà poi dal decreto semplificazioni che prevede procedure facilitate anche per l’accesso ai fondi privati. Agli Scavi sono arrivati gli uomini promessi e nel giro di qualche mese arriveranno anche i fondi europei per i quali il precedente governo si era mobilitato, ma tutto ciò, come ha detto lo stesso commissario Hahn durante la sua visita non sarà sufficiente a veder tornare Pompei al suo splendore. Interventi ad evidenza pubblica – spiega il senatore – potranno riguardare, ad esempio, quelle insulae magari meno pregiate dal punto di vista dei decori e delle strutture architettoniche che non rientreranno negli interventi finanziati con i 105 milioni di fondi europei».
Pompei, dunque, resta in primo piano. Sarà uno degli argomenti al centro della prima riunione della Consulta Beni culturali del Pdl che si terrà venerdì prossimo.
«Il nostro obiettivo politico – spiega Villari – è quello di creare un punto di contatto tra il governo tecnico che noi vogliamo sostenere ed il nostro territorio, in cui noi continuiamo a riconoscere a Pompei il ruolo di grande attrattore culturale».

Fonte: Il Mattino, 21/02/2012

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