Archivi

LONDA (Fi). Il restauro parziale della Pieve di San Leolino.

La Pieve di San Leolino (o San Leonino) ubicata presso l’omonimo castello, si trova nel territorio del Comune di Londa e vanta una storia più che millenaria.

La chiesa, sorta vicino al luogo dove fu martirizzato San Leonino fu edificata sull’antico tracciato etrusco (poi romano) che univa Arezzo, la Val di Chiana e Cortona con l’entroterra bolognese, come Casalecchio del Reno, Marano di Castenaso, Villanova (tutti luoghi dove sono stati ritrovate importanti necropoli e villaggi villanoviani) e la città di Felsina, divenuta poi luogo di conquista dei Galli Boi che le dettero il nome di Bononia (oggi Bologna).

Una strada di crinale che costeggiava la Valle del fiume Sieve e scavalcava l’Appennino, probabilmente, sopra i monti di Villore, Dicomano e San Godenzo (per la parte del Mugello orientale e Val di Sieve).

E’ probabile che la Pieve, nel suo interno, abbia conservato, per un certo periodo di tempo le spoglie del Santo martire cristiano, ucciso dalle milizie romane, durante le persecuzioni nel corso del sec. V d.C.
Recentemente, dopo un tormentato iter burocratico, la chiesa è stata parzialmente restaurata con i fondi della Soprintendenza Beni Architettonici di Firenze. I restauri sono consistiti nel rifacimento del tetto a capriate, che per l’incuria era spofondato sul pavimento causando distruzione degli altari e delle suppellettili, come ad esempio i confessionali e tanti altri oggetti d’arte.

Questa Pieve, davvero importante, così come la vediamo oggi, parzialmente restaurata, e, come la vedevamo alcuni anni fa, è di epoca romanica, risalente probabilente ai secc. XIII-XIV composta da un’aula e da un tetto a capriate, caratteristiche queste della maggior parte della chiese romaniche.

La chiesa di San Leolino, però, poiché sorgeva sul territorio di “influenza” artistica aretina aveva come caratteristica tre absidi, al posto di una, caratteristica questa che ritroviamo nella maggior parte delle chiese romaniche appenniche casentinesi. Per fare alcuni esempi la Pieve di Romena, Piandiscò, ecc.

Io, mi sono occupato di questa bellissima chiesa, ubicata presso l’omonimo castello medievale, forse già presidio romano, prima che cadesse il tetto ed ebbi modo allora di documentarla in un filmato amatoriale, dove ripresi vedute generali e parziali dell’esterno e dell’interno, attraverso un finestrino di una delle absidi. Seguì un periodo di parziale e totale abbandono della Pieve e, nonostante la buona volontà di alcune persone, fra queste i proprietari della canonica, il tetto, ormai troppo appesantito per le vetuste e tarlate travi di sostegno, rovinò con gran fragore sul pavimento lasciando ovunque distruzione, e, per fortuna, senza causare danni fisici alle persone.
Immediatamente dopo, rendendomi tristemente conto dell’accaduto, feci il possibile per documentare (dopo aver scritto anche un libro sulle chiese del Mugello e della Val di Sieve) l’accaduto e scrissi un articolo dettagliato che fu pubblicato, allora, dal giornale mugellano IL GALLETTO.
Tale articolo fu poi inserito nel mio sito internet www.paolocampidori.com, e, sempre sullo stesso nella Rubrica “Patrimonio artistico da salvare”, con  una serie di fotografie drammatiche e rimandi che documentavano lo sfascio e anche l’incuria da parte delle istituzioni, nonché la scarsa sensibilità dei cittadini nei confronti del loro patrimonio storico e artistico.
Quando poi, circa tre anni fa, divenni socio e poi Presidente f.f. di Archeoclub d’Italia, Sede Mugello, Alto Mugello e Val di Sieve, portai all’attenzione di questa organizzazione lo stato di degrado in cui si trovava questa pieve montana.

Non contento, in una intervista, di cui tuttora conservo il filmato, portai all’attenzione del Presidente della Comunità Montana della Montagna Fiorentina, Dr. Danti, la precarietà e lo sfacelo in cui questa pieve importantissiva si trovava.

Mi fu risposto che la Pieve di San Leolino, facente parte della Curia di Fiesole, restava fuori, per una serie di motivi, dai loro obbiettivi e, semmai, la Soprintendenza ai Beni Architettonici di Firenze e la Curia fiesolana avrebbero dovuto occuparsi di tali restauri. 
Poco tempo fa, dopo un tormentato iter burocratico, alla chiesa è stato rifatto il tetto e da chiesa “a cielo aperto” (non aveva però il fascino di San Galgano presso Grosseto) con il tetto nuovo è tornata ad essere la chiesa di sempre protetta dalla pioggia e dalle intemperie.

Però, è inutile nasconderlo, c’è ancora molto da lavorare, per far tornare la pieve allo “status quo” di una volta (tuttavia è impossibile oggi far tornare la pieve agli splendori di una volta, troppi sono stati i fatti negativi che hanno inciso, durante il corso della storia sull’incolumità della stessa, come le guerre, i saccheggi, i terremoti, l’abbandono delle campagne da parte dei coloni, e, non ultimo, l’incuria e la poca sensibilità di tutti i cittadini e delle istituzioni).

C’è bisogno di aiuto da parte di tutti i mugellani, cittadini della Val di Sieve, della Comunità della Montagna Fiorentina e dei fiorentini stessi, poiché le absidi della chiesa sono semi sommerse da sterpaglie, e l’incuria domina ogni dove.

Questa pieve appartiene idealmente a tutti, poiché si tratta di patrimonio storico, artistico e religioso che andrebbe tutelato con tutti i mezzi, possibili. Immaginatevi se in Europa, possedessero il patrimonio artistico e storico che abbiamo noi in Italia e che, da solo rappresenta circa il 70% del patrimonio artistico  mondiale!  Perché le Soprintendenze, le Curie, i Comuni, le Regioni, le Province, la stessa organizzazione mondiale dell’Unesco non intervengono, almeno per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo patrimonio che sta andando in rovina?
Oggi, una vista alla Pieve di san Leolino è possibile dall’esterno, e, probabilmente chiedendo le dovute autorizzazioni, potrebbe essere visibile anche all’interno (che è tutto da restaurare). Proprio all’esterno i visitatori potranno ammirare un bellissimo portale trecentesco, dove sulla trabeazione sono raffigurati alcuni simboli molto interessanti, due croci e una stampella, che potrebbero rifarsi a dei simboli “vetero massonici” dei “maçons” comacini, o, addirittura, appartenenti all’ordine dei Templari. Questo portale laterale, probabilmente era l’accesso che univa la chiesa con l’attiguo cimitero nei secoli XIII-XIX, quando per decreto napoleonico, i cimiteri, quasi tutti annessi alle chiese, dovettero, per ragioni igieniche e anche di decoro essere traslati ad una certa distanza dalle chiese. Furono poche le chiese che non si attennero a queste disposizioni, una di queste la romanica Pieve di Macioli a Pratolino (Firenze) che con serva tuttora il cimitero ai lati dei muri perimetrali  della Pieve.
Un’altra cosa meritevole di una visita è una lastra tombale, molto caratteristica, caratterizzata da una croce scolpita a rilievo, formata da corde intrecciate, che terminano alle estremità con le caratteristiche formazioni bulbose delle ossa delle gambe. Io, ho ipotizzato, ma si tratta proprio di una ipotesi da verificare e che manca assolutamente di una documentazione di appoggio, che tale lastra tombale potrebbe essere addirittura il luogo dove, in tempo imprecisabile, furono traslate le ossa del Santo Martire San Leolino.

Prima di questa chiesa di forme romaniche è ipotizzabile, che la chiesa avesse un’altra struttura e cioè avesse un impianto proto-romanico, come ad esempio la Pieve di San Godenzo, con il presbiterio rialzato e la cripta ipogeica  (o semi-ipogeica) con l’urna e i resti umani del Santo martirizzato. Prima ancora, parlo dei secoli VII-VIII, in pieno periodo barbarico, doveva esistere una chiesetta di modeste dimensioni, una semplice costruzione “a capanna” con una sola abside.

La chiesa attuale, come tutte le chiese romaniche è disposta su un piano est-ovest, e cioè il sole quando sorge illumina le absidi e quando tramonta, illumina il rosone (che sicuramente anticamente doveva esserci anche a San Leolino di Londa) e la porta di ingresso.
Purtroppo mi sono accorto, riguardando i vecchi filmati e le vecchie fotografie fatti da me anni fa, che questi simboli di cui parlavo innanzi, sul portale e sul muro laterale nord della pieve sono deteriorati molto più di una ventina di anni fa, poiché sono stati attaccati da funghi e microorganismi che attaccano la pietra e questo fa sì che la stessa si decompatti a causa soprattutto della pioggia, del ghiaccio e delle variazioni climatiche. Sarebbe urgente mettere in sicurezza questi manufatti, semplicente proteggendoli con lastre di vetro o plexiglas, o, “extrema ratio”, decollocandoli dalla loro ubicazione originale e depositantoli nei musei locali mugellani.
Voglio sperare che le Istituzioni e le Personalità preposte vogliano dare un aiuto concreto per salvare dall’incuria e dall’oblio questo momumento storico artistico notevolissimo, come tanti altri esistenti in Mugello, Alto Mugello e Val di Sieve che rischiano di essere cancellati dalla nostra storia locale (un po’ come successe per gli Etruschi).
Facciamo in modo che ciò non accada.

© Copyright Paolo Campidori – Presidente facente funzioni Archeoclub d’Italia – Sede per il Mugello, Alto Mugello e Valdisieve
www.archeoclubitalia.org

 

 


Autore: Paolo Campidori
Cronologia: Arch. Medievale
Link: http://www.paolocampidori.com

Segnala la tua notizia