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FANO (An). Anfiteatro romano danneggiato da ruspe e ladri.

Anche il complesso ipogeo dell’anfiteatro romano di Fano è entrato nell’itinerario delle visite guidate che la sezione locale dell’Archeoclub organizza nella nostra città.

L’area, che si trova nel livello inferiore del palazzo che sorge al posto della caserma Montevecchio, sul corso cittadino, si associa così ai resti ben più monumentali che sono visibili al di sotto dell’ex convento di Sant’Agostino, comunemente conosciuti come scavi di Vitruvio.

L’inaugurazione vera e propria del sito è avvenuta sabato sera, con un incontro pubblico che si è svolto nella suggestiva cornice del chiostro dell’antico convento di Santa Teresa che, nel corso del XVII secolo fu stato costruito nell’area dell’anfiteatro seguito dalle visite, a scaglioni, nei sotterranei.

Sono intervenuti: il sindaco Stefano Aguzzi, il dirigente di settore Claudio Giardini, il direttore archeologo responsabile delle indagini Gabriele Baldelli e il presidente dell’Archeoclub fanese Piergiorgio Budassi.

La nuova pertinenza archeologica, considerata di eccezionale importanza, arricchisce ancora di più un pregevole patrimonio di testimonianza romane che attribuisce al centro storico di Fano e al territorio circostante una notevole forza di attrazione di tipo culturale e turistica.

Emergenze come l’Arco di Augusto e le mura che sono state sempre in superficie, si sommano alla domus di piazza Venti Settembre, ai mosaici scoperti sotto il teatro della Fortuna, all’edificio conservato in alzato per 5 metri sotto Sant’Agostino, alle fornaci di località Caminate Marottina, alla domus di via dell’Abbazia, al teatro romano di via De Amicis e ora a ciò che resta dell’edificio che ospitava i ludi gladiatori.

A dir la verità di quest’ultimo non è rimasto molto: solo parte del muro curvilineo esterno, un ingresso, un muro di sostruzione della cavea, parte del podio da dove iniziava l’arena e alcuni pozzi di drenaggio.

Altro è stato distrutto o ancora si nasconde nell’emiciclo che si trova oltre Corso Matteotti. Gli scavi che hanno portato alla luce l’anfiteatro sono stati definiti un intervento di “dirty archeology” da parte di Baldelli. Lavorare con un cantiere in attività, infatti, non è stato facile e l’impresa non è stata affatto tranquilla. Se gli archeologi avessero potuto lavorare nel migliore dei modi, molto di più si sarebbe salvato e soprattutto nuove informazioni si sarebbero ottenute dallo studio della stratigrafia.

Il problema è che nel 1996, dopo un periodo di ferie, il cantiere allestito in zona ha ripreso i lavori alla chetichella senza il controllo della soprintendenza, scavando il terreno con i mezzi meccanici. Ne è seguita una denuncia ai carabinieri per grave danneggiamento di reperti archeologici, ma ormai il danno era stato fatto.

Per un anno e mezzo il cantiere è stato posto sotto sequestro, finché grazie a un accordo raggiunto tra la ditta e la Soprintendenza, gli scavi di ciò che restava poterono essere ripresi, contestualmente alla attività edilizia. In seguito altro oltraggio all’antico edificio: il furto di alcune anfore pertinenti al pozzo di drenaggio.

D’ora in avanti sta ai fanesi, proteggere questa memoria della loro città che l’Archeoclub intende valorizzare con le sue visite guidate.


Fonte: Corriere Adriatico 23/06/008
Autore: Massimo Foghetti
Cronologia: Arch. Romana

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