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BASTIA (Pg). Sepolto e dimenticato il sito archeologico.

Molti cittadini hanno espresso perplessità davanti al reinterramento, eseguito alcune settimane fa, del sito archeologico di Bastiola. In effetti chi percorre la strada adiacente l’antica area, si trova di fronte ad un terreno livellato dal quale a mala pena si scorge il perimetro della costruzione, il misterioso circolo di pietre riaffiorato due anni fa.
L’assessore alla cultura Giusepe Belli, che sul rinvenimento ha seguito sin dall’inizio ogni vicenda, è stato negli ultimi giorni tempestato di telefonate.
Ma subito rassicura intorno all’operazione effettuata: «Dopo la segnalazione del consigliere Giuliano Monacchia, sullo stato di degrado in cui versava il sito – chiarisce Giuseppe Belli – ci siamo attivati, sotto la guida della Soprintendenza, ed abbiamo effettuato dei lavori di messa in sicurezza. E’ stato portato a compimento un sistema per il drenaggio delle acque, che ora confluiscono direttamente verso il vicino fiume, è stato reinterrato il tutto ed è stata recintata l’intera area. Adesso non potrà più subire gli attacchi delle intemperie e del tempo».
Un’operazione giudicata necessaria dagli esperti per preservare uno dei pochi antichi “cimeli” che la storia e l’architettura bastiole possano vantare. Come si ricorderà, l’estate del 2004 fu contrassegnata da una scoperta sulla quale a lungo si era fantasticato. Dai lavori per la realizzazione di un parcheggio emerse un enigmatico circolo di pietre, del diametro di sedici metri, tre tombe, una stele funeraria del primo secolo, alcune monete e frammenti di ceramica.
Per mesi erano state azzardate ipotesi di un sito di maggiori dimensioni e comunque collocabile in età romana, per aprire una luce sul passato della città. Ma più tardi la stessa Soprintendenza scioglieva le riserve ponendo la datazione dei resti della costruzione intorno al Mille. Un po’ di delusione per i cultori della storia locale, ma questa non è bastata a frenare la richiesta di cercare una soluzione di fruibilità dei reperti. Quindi sono trascorsi due anni in cui la zona è stata abbandonata a se stessa e poi è stato effettuato l’intervento di reinterramento del quale l’assessore ha riferito.
Ma, naturalmente non basta. Dice Adriano Brozzetti, architetto ed esponente delle Liste Civiche: «Lasciare nascosto uno dei pochi monumenti emersi nel territorio è un vero peccato. Ritengo che un buon atteggiamento culturale sia quello di rendere fruibili queste tracce del passato, mediante una soluzione di arredo consona ed immediata. Per questa e per altre testimonianze, come la chiesa di San Paolo delle Abbadesse, è opportuna la segnalazione con cartelli turistici».

«Sì – conclude l’assessore Belli – è tempo di fare un progetto di utilizzo. L’intervento è necessario per dare un senso alla scoperta e per valorizzare ulteriormente la nostra città. L’impegno è quello di concludere il recupero entro la fine di questa legislatura».


Fonte: Il Messaggero Umbria, 31/07/2006
Autore: Adriano Cioci
Cronologia: Arch. Medievale

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