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ROMA: La Famiglia Castellani.

Fortunato Pio Castellani (1794 – 1865) è il capostipite di una famiglia che per tre generazioni lascia una traccia profonda nella storia dell’oreficeria e dell’archeologia antiquaria dell’Ottocento, rivestendo anche un rilevante ruolo nella formazione di grandi raccolte museali italiane e straniere.

L’officina di Fortunato Pio apre per la prima volta nel 1814, divenendo subito nota per un’oreficeria alla moda ad imitazione delle contemporanee opere inglesi e francesi. Negli anni successivi la produzione si orienta progressivamente verso l’antico, ispirandosi all’arte greca, etrusca e romana ed egli elabora un proprio stile peculiare, riscoprendo tecniche antiche a lungo dimenticate.

Dei suoi otto figli solo due seguono le orme paterne, Alessandro e Augusto. Il primo ha una personalità poliedrica e conduce una vita movimentata, partecipando attivamente alla Repubblica Romana tanto da essere più volte imprigionato dalla polizia pontificia. In seguito si trasferisce a Parigi dove apre una succursale della officina romana, dando vita a una fiorente attività molto affermata nel bel mondo parigino.

La moda del gioiello Castellani si consolida così a livello europeo e trova accoglienza nelle esposizioni di Firenze, nel 1861, e di Londra, nel 1862. Contemporaneamente Alessandro, trasferitosi a Napoli, inizia una proficua e fiorente attività di antiquario, comprando oggetti antichi e finanziando scavi archeologici. Si sviluppa così e diviene sempre più preziosa la Collezione antiquaria avviata intorno al 1860 dalla famiglia.

In pochi anni Alessandro, grazie alla sua intraprendenza e alle vaste relazioni internazionali, mette insieme una raccolta imponente di oggetti antichi, lasciando un’impronta fondamentale nel collezionismo della seconda parte del secolo XIX.

Il fratello Augusto , una personalità meno avventurosa, “collezionò per conservare”, e suo principale interesse è l’oreficeria; il nucleo centrale della Collezione Castellani si deve alla sua intraprendente e competente attività. Intorno al 1870, dopo acquisti e vendite di preziosi oggetti e nuclei di materiali – prevalentemente rinvenuti in importanti siti archeologici dell’Etruria e del Lazio – la Collezione assume le attuali dimensioni.

Augusto partecipa anche attivamente alla vita politica e culturale della nascente Capitale d’Italia, divenendo membro della Giunta Provvisoria di Governo ed adoperandosi per la valorizzazione dei beni storici ed artistici. Dal 1873 è anche direttore onorario dei Musei Capitolini. Nel frattempo prosegue l’attività della bottega di oreficeria, nella nuova sede in Piazza Fontana di Trevi. In essa transitano, oltre ai clienti, studiosi, intellettuali ed esponenti di nobiltà e diplomazia europea, rendendola più simile ad un salotto di ricevimento e scambio di idee politiche ed artistiche che ad un’officina di lavoro.

Il tramonto dei gioielli Castellani avviene solo alla fine del secolo, con l’avvento dell’art noveau , il cambiamento del gusto che segna il declino della moda neoclassica. All’ultimo dei Castellani, Alfredo figlio di Augusto, valente orafo e restauratore, si deve la cessione allo Stato della Collezione, arricchita oltre che dagli oggetti di antiquariato dalla oreficeria prodotta nei tanti decenni di attività della bottega.

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