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POMPEI (Na). Monti vara il piano per gli scavi.

Un piano nato all’epoca del ministero di Galan, di cui si rivendicano molte paternità: quella dell’allora ministro Fitto, dell’ex sottosegretario Villari, ma soprattutto del governatore Caldoro. Un piano che si ritrova nel volume stampato da Electa che a un certo punto della sua complessa relazione ha citato il direttore generale del Mibac Antonia Pasqua Recchia, voluto dal suo predecessore ora sottosegretario Roberto Cecchi.
Ce ne fu un altro nel 2002, di Guzzo. Ma questo avrà un privilegio: quello di essere attuato, si spera, completamente. Almeno questo ha assicurato ieri il premier Mario Monti in prefettura con i ministri Cancellieri, Barca, Ornaghi e Profumo per annunciare il recupero degli Scavi entro il 2015 grazie al Grande Progetto Pompei finanziato con 105 milioni di fondi europei con il supporto di un Protocollo della legalità sottoscritto ieri con la soprintendenza. Con il prefetto Andrea De Martino che ha promesso: «Nemmeno un euro nelle mani della camorra».
Riduzione del rischio, dunque, anche se non vi sono inchieste in Procura o in Dda su infiltrazioni camorristiche nel sito. Tuttavia il governo affianca tecnicamente all’ufficio del Mibac a Pompei la struttura Invitalia e mette a capo del gruppo di lavoro per la legalità e la sicurezza del Progetto Pompei il prefetto Fernando Guida, che vigilerà sulla trasparenza degli appalti.
«Sin dal protocollo d’intesa lavoriamo con il prefetto – spiega la soprintendente speciale di Napoli e Pompei Teresa Elena Cinquantaquattro – e ci sentiamo supportati. La soprintendenza rimane stazione appaltante e insieme possiamo fornire la garanzia che i soldi europei sono spesi nel migliore dei modi».
«È necessario – ha detto Monti – che Pompei resti in piedi con elevati standard di qualità e con il contributo di imprese oneste e innovatrici. Nonostante le sue condizioni e la scarsa qualità dei servizi offerti, attira in media 6000 visitatori al giorno, con punte di ventimila in alcuni giorni dell’anno. Potrebbero essere di più e trattenersi invece di fuggire subito e potrebbero spendere di più per prodotti di qualità, mentre la gioventù locale soffre di una gravissima disoccupazione».
In prefettura anche il sindaco de Magistris, il governatore Caldoro, il sindaco di Pompei D’Alessio, Domenico Arcuri, ad di Invitalia. Assente il presidente della Provincia Cesaro.
A breve Pompei diventerà tutta un cantiere. Insieme ai sequestri di aree anche vaste operati dalla Procura di Torre Annunziata (che ha tre inchieste aperte), quanto spazio per i visitatori?
«Il sito rimarrà sempre aperto – replica Cinquantaquattro – e sarà fatto un grande lavoro di gestione del piano dei cantieri per ridurre l’impatto sui visitatori».
Dopo i primi cinque bandi per la Casa di Sirico, del Marinaio, dei Dioscuri, delle Pareti rosse e del Criptoportico, entro luglio gli altri per le Regiones a rischio.
«Ogni ditta – ha affermato il ministro Cancellieri, che ha annunciato un protocollo d’intesa con i vigili del fuoco per i Beni culturali – sarà verificata anche per lavori di piccola entità».
Cinque le linee di azione: per rilievi e diagnostica verranno impiegati 8 milioni e 200 mila euro, 85 milioni per il consolidamento delle opere, 47 per il finanziamento di 39 progetti già redatti dalla soprintendenza e 38 milioni per opere da progettare; adeguamento dei servizi ai visitatori (7 milioni), potenziamento sicurezzae telesorveglianza (2 milioni) e rafforzamento struttura organizzativa e tecnologica (2 milioni e 800 mila euro).

Fonte: Repubblica, 06-04-2012

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