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Paolo CHIESA: Udine prima di Udine? Una nuova ipotesi per un enigma antico.

Oscure sono le origini della città di Udine, oscuro il suo nome. Il primo documento che cita Udine è il diploma del 983 col quale l’imperatore Ottone II di Sassonia conferma a Rodoaldo, patriarca di Aquileia, il possesso dei castelli di Buga, Phagagna, Croang, Udene e Braitan. Dunque esisteva, alla fine del X sec., un castello denominato in volgare Udene ed in latino Utinum. Ma da quanto tempo esso sorgesse sul mons Utinum (così nella cronaca di Ottone di Frisinga), e da chi edificato, e da dove prendesse il nome, fu questione vanamente indagata e dibattuta nei secoli, a cominciare dal XII almeno, evocando fondatori unni ed illiri, romani e dalmati, ed avanzando eziologie tra il fantastico e l’ingegnoso per il misterioso toponimo Utinum, non riconducibile a radici linguistiche latine, germaniche e slave, ossia dei popoli stanziatisi in territorio friulano in epoca storica, e che nemmeno trova riscontro nelle lingue dei tanti popoli che corsero le terre friulane.

Se la critica storica ha fatto giustizia dei miti di origine della città, la linguistica ritiene che il suo nome sia antichissimo: pre-indoeuropeo per Mario Doria, quasi certamente preromano per Giovanni Frau, che ne propone la derivazione dalla base oudh-, udh-, che significa “mammella” e per traslato “collina”, in riferimento dunque al colle su cui sorge il castello. Lo stesso Frau ha segnalato che a 25 km. circa da Tunisi sorge la città di Oudna, anticamente Uthina, poi Utina; un antichissimo sostrato linguistico comune all’intera area mediterranea spiegherebbe come, in presenza di conformazioni geologiche simili, due località così lontane siano state chiamate allo stesso modo: una poligenesi dei nomi, a meno che …

Congetturare un nesso storico tra la città africana che fino al IV sec. d.C. fiorì 25 miglia a sud di Cartagine e quella sorse 25 miglia a nord di Aquileia rischierebbe di essere un nuovo azzardo mitopoietico, se non fosse che una recente scoperta rende l’ipotesi almeno “possibile, del tutto verosimile, in definitiva probabile”. La si deve a Paolo Chiesa, professore di letteratura latina medievale all’Università di Udine, che, qualche anno dopo la pubblicazione scientifica, la espone in un libro di piacevolissimo tono divulgativo, “Udine prima di Udine? Una nuova ipotesi per un enigma antico”, edito dalla casa udinese Senaus (105 pp., € 12).

Ad indurre il professor Chiesa ad un’indagine fin troppo affascinante, a rischio di innamoramento pregiudizievole del rigore scientifico … è stato il ritrovamento, in un passionario raccolto intorno alla metà del XII sec. da un ecclesiastico di nome Iohannes per l’uso liturgico della chiesa aquileiese, del racconto del martirio di un santo, Gallonio, il cui nome non risulta registrato in alcun altro calendario liturgico o martirologio o breviario dell’Europa cristiana. Un racconto, tra l’altro, che si distingue nettamente dagli altri della raccolta: non ha infatti il carattere elaborato, leggendario delle passiones medievali, ma quello immediato, asciutto, degli antichi acta martyrum: un verbale, o meglio due (il processo di Gallonio si svolse in due fasi) di grande attendibilità. Ebbene, Gallonio fu perseguito, assieme ad altri cristiani, e giustiziato l’11 giugno dell’anno 303, a Utina, ed un calendario liturgico cartaginese del V-VI sec. registra appunto all’11 giugno la festa del martire; ed è significativo che nell’anno 419 a Utina pontificasse un vescovo che portava il suo nome. Gli Acta di Gallonio furono verosimilmente il modello per la Passio aquileiese di Felice e Fortunato, databile tra il V e l’VIII sec.; si può dunque pensare che fossero giunti ad Aquileia tra il IV ed il VI sec. Che dei santi (o il loro culto, o le loro reliquie) varcassero il Mediterraneo non è fatto unico o inconsueto: Paolo Chiesa documenta abbondantemente come le grandi persecuzioni anticristiane, lo scisma donatista, la conquista da parte dei Vandali, l’invasione araba costituirono i fattori di una frequente migrazione verso settentrione dall’Africa latina, in cui il cristianesimo s’era attestato fin dalla metà del II sec. Possibilissimo dunque che un gruppo di cristiani provenienti da Utina si sia spinto sino ad Aquileia, ottenendo il permesso di insediarsi – o almeno di edificare una chiesa utinensis – sul colle che si ergeva nel mezzo della pianura friulana come quello di Utina tra la valle dello Oued Miliane e la pianura dell’odierna Tunisi. Udine ne avrebbe conservato il nome, riformulato dall’aggettivo utinensis in Utinum, e ad Udine avrebbe pensato, in buona fede o con la deliberata intenzione di attribuirle l’onore di un santo patrono, il monaco Iohannes, ambientandovi il processo del martire Gallonio: e questo spiegherebbe la sua presenza nel passionario aquileiese.

Paolo Chiesa ammette che il suo libro si colloca sul crinale, più sottile di quanto si creda, tra storiografia e romanzo, ma documenta, argomenta e narra molto bene …e, se non rivendica alla sua ipotesi più che plausibilità ed economicità, ci porta a concludere con lui che “se non è vera, ci piace pensare che avrebbe potuto esserlo”.

Il volume, illustrato con belle vedute a stampa di Udine e fotografie di Utina, è completato da un’ampia nota bibliografica e critica che riconsegna la trattazione anche allo specialista, dalla trascrizione e traduzione degli Acta Gallonii, e dalla riproduzione delle pagine del manoscritto.

Fonte: Il Messaggero Veneto 14/11/04
Autore: Mario Turello
Cronologia: Arch. Medievale

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