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NANOPARTICELLE NELLA CERAMICA GIA’ NEL XV SECOLO

Nanoparticelle e ioni metallici erano usati per rendere iridescenti le ceramiche Gli artigiani che si occupavano di vasellame in Umbria nel quindicesimo e nel sedicesimo secolo praticavano, senza saperlo, una prima forma di nanotecnologia. Lo hanno scoperto ricercatori italiani dell’Università di Perugia, esaminando campioni provenienti dalla città di Deruta ricoperti da vernici colorate, sottili pellicole di vetro le cui proprietà riflettive sono dovute a minuscoli grani di metallo.
Vernici di questo tipo erano in uso già da millenni, e la composizione chimica di quelle studiate non è diversa da quella tipica del periodo rinascimentale, una combinazione di sabbia e alcali con ossido di piombo per ridurre il rischio di fratture. Sono le dimensioni dei grani del colorante a indicare quanto fosse sofisticata l’arte dei vasai umbri. Bruno Brunetti e colleghi hanno infatti scoperto che l’effetto iridescente o metallico delle ceramiche è dovuto a particelle di metallo con un diametro compreso fra 5 e 100 miliardesimi di metro: tecnicamente, si tratta di nanomateriali.
Un anno fa, Brunetti e colleghi avevano osservato che le vernici rosse e dorate contenevano rispettivamente particelle di rame o argento. Anziché deviare semplicemente la luce, le piccole dimensioni delle particelle la riflettono dalla superficie con lunghezze d’onda differenti, provocando effetti metallici o iridescenti e facendo cambiare colore alle ceramiche quando vengono guardate da diverse prospettive.
Adesso il team ha scoperto che, oltre alle nanoparticelle di metallo, le vernici contengono anche tracce di ioni di rame che contribuiscono ad alterare le proprietà di conduzione del materiale, migliorandone la lucentezza.
Fonte: Le Scienze 03/07/03
Cronologia: Arch. Medievale

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