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L’ETRUSCO NELLA LINGUA PARLATA MUGELLANA

Massimo Pittau, già Professore nella Facoltà di Lettere e già Preside di quella di Magistero dell’Università di Sassari, Docente di Linguistica Sarda all’università di Sassari, è autore di oltre 30 libri e di più di 300 studi relativi a questioni di linguistica, filologia, filosofia del linguaggio. Ha ottenuto per le sue pubblicazioni varie onorificenze. Recentemente ha pubblicato un Vocabolario e una Grammatica della lingua etrusca. Vive e lavora a Sassari.

Paolo Campidori ha scritto vari articoli di storia e cultura del territorio mugellano e alto-mugellano, avvalendosi anche dell’esperienza acquisita alle dipendenze delle Soprintendenze Beni Culturali di Firenze e Bologna, dove ha prestato lungo servizio nei musei e gallerie delle due città. Ha scritto anche una decina di libri sulla storia e l’arte del Mugello. In questa intervista fatta al Prof. Massimo Pittau, già Rettore di Università, insigne linguista ed esperto della lingua sardiana (antico sardo) e della lingua etrusca, nonché autore di più di trenta libri sulla linguistica, viene “focalizzata” la probabile origine etrusca di alcuni toponimi e vocaboli in uso nella lingua parlata mugellana.

In una località del Mugello, presso Borgo San Lorenzo, nella strada faentina, si trova una località chiamata Faltona. Esiste un gentilizio etrusco “FALTU” e “FALTUI” che corrispondono ai nomi “Faltone” e “Faltonia”. Tali nomi sono inscritti rispettivamente su un sepolcro e su un ossario etruschi: “LARTHI MURINEI FALTUSLA” (Lartia Murina figlia di Faltone). Ciò comproverebbe la derivazione del toponimo Faltona da “FALTU” etrusco?

Il riferimento della odierna Faltona all’etrusco Faltu è esatto. Però l’iscrizione citata va tradotta esattamnte «Lartia Murinia (figlia) di quella (figlia) di Faltone». Faltone quindi era il nonno non il padre di Lartia Murinia (vedi M. Pittau, Dizionario della Lingua Etrusca, Sassari 2005, Libreria Koinè, pg. 442).

Sempre sulla strada Faentina (cha da Firenze porta a Faenza), oltrepassato Borgo San Lorenzo, si trova una località pedemontana di villeggiatura denominata Ronta. Sappiamo che in etrusco esiste “ARUNTH”. Tale nome si trova in alcune iscrizioni funerarie: “MI ARUNTHIA MOLEMANAJ” (Io sono di Arunte Malomenio” e “MI ARUNTHIA KUSIUNAS” (Io sono di Arunte Cusonio). La stretta somiglianza del toponimo italico Ronta con ARUNTH e il fatto stesso che la località Ronta si trovi nel percorso di una strada etrusca (poi romana), fa pensare, non è vero?

No, io escluderei questo riferimento per la seguente ragione: i prenomi etruschi erano appena una ventina, per cui essi si ripetevano continuamente (vedi M. Pittau, La Lingua Etrusca – grammatica e lessico, 1997, Libreria Koinè, Sassari, pg. 64). Il prenome Arunth poi era comunissimo, per cui è del tutto improbabile che esso sia servito per indicare una certa località.

Il vocabolo “mara” nella lingua toscana ha il significato di “zappa”. Io ricordo ancora i contadini mugellani che indicavano con questo nome quell’attrezzo agricolo che oggi noi chiamiamo “zappa”. In etrusco esistono vocaboli come “MAR” e “MARAM”, di significato ignoto. Esiste poi “MARU” che ha significato di “Marone”, ed era un magistrato etrusco di grado inferiore. Questo magistrato viene rappresentato nei sarcofagi o negli affreschi tombali tenendo in mano un bastone ricurvo verso l’estremità, molto simile alla forma di una zappa. Questo accostamento “mara” e “MARU” è possibile?

L’ital. marra, deriva dal lat. marra, il quale finora risulta di origine ignota, per cui è probabile che sia di origine etrusca (gli Etruschi sono stati grandi produttori, lavoratori ed esportatori di ferro grezzo e lavorato). Escludo invece che questo vocabolo abbia qualcosa a che fare con Maru «Marone». Il bastone ricurvo di certi personaggi etruschi era il lituo augurale.

Troviamo in etrusco il gentilizio “ZEMNI” (pron. Semni). Il toponimo Senni esiste in Mugello, fra Borgo San Lorenzo e Scarperia in una località agricola di pianura molto fertile, dove esiste anche una chiesa molto antica, nell’antico feudo degli Ubaldini, sulla cui facciata è murata scultura, una divinità alata, che potrebbe rifarsi al periodo etrusco (la cosa è controversa). La concentrazione intorno a Borgo San Lorenzo, Scarperia di toponimi etruschi ci indurrebbe a pensare che questa fu una zona altamente popolata da genti etrusche che praticavano l’agricoltura e la pastorizia. Lei ritiene ciò possibile?

L’accostamento dell’etr. Zemni con l’odierno toponimo Semmi può essere esatto; però si debbono trovare le antiche forme di questo toponimo per vedere se l’accostamento regge.

I vecchi muratori mugellani usavano il termine “caiccina” per indicare la calcina, ovvero la calce, il legante con cui muravano sassi e mattoni. Esiste in etrusco il gentilesco “CAICNA” dal quale deriva anche il toponimo Cecina. Siccome è probabile che nella scrittura etrusca certe vocali fossero soppresse, si potrebbe supporre che “CAICNA” potesse essere nella lingua parlata “CAICINA”, che corrisponderebbe al toscano “caiccina”, per indicare la calce. Ma tutto ciò è pura congettura?

E’ possibile che il lat. calcina (finora di etimologia ignota) sia di origine etrusca, come indizia il suo suffisso, ma questo appellativo è del tutto diverso dall’etr. Caicna, che invece corrisponde al gentilizio lat. Caecinius; ed entrambi corrispondono all’etr./lat ceice/caecus «cieco».

Fino a non molto tempo fa per attingere l’acqua al pozzo o alla sorgente si usava un particolare secchio di rame (molto simile alle mezzine etrusche) che in Mugello si chiamava “mezzina” e in Alto Mugello (o Romagna Toscana) veniva chiamato “mesèna”. Esiste in etrusco il termine “MESN”  (che è stato pure trovato inscritto su un “Kyatos”) che significa “mescere”, “riempire”. Questo accostamento “mezzana” o “mesèna” è plausibile?

Sì, questo accostamento è molto allettante. Però per esserne certi occorrerebbe fare ricerche sulle varianti dell’appellativo

Ci sono diverse parole etrusche che assomigliano molto alla lingua moderna rumena. Fra queste “LEU” (leone), “PUZNU” (piccolo), “HINTHA” (giù, sotto), ecc. Quali potrebbero essere le connessioni fra queste due lingue?

Non conosco sufficientemente il rumeno, ma mi sembra di poter affermare che in questa lingua quei vocaboli possono essere entrati dal latino.

In Mugello, quando si batteva il grano, ricordo che alla battitura (separazione della paglia dalle spighe) seguiva la separazione della brattea del chicco di grano, la cosiddetta “spulatura” (da “pula”). Esiste nella lingua etrusca un avverbio “PUL” che ha il significato di “poi, dopo, inoltre”. E’ possibile che il vocabolo “pula” sia una derivazione dell’etrusco “PUL”, cioè ciò che segue dalla “spulatura”?

Con i vocaboli corti, cioè di pochi fonemi è molto rischioso impostare etimologie. D’altra parte mi sembra da escludersi che un “sostantivo” toscano possa essere derivato da un “avverbio/congiunzione” etrusco.

Ancora oggi viene usato popolarmente il termine “ruzzare” che ha un doppio significato: quello di “giocare, scherzare” e l’altro un po’ più pruriginoso, vale a dire un significato erotico (fare l’amore). In etrusco “RUZ” e “RUZE”! significano, il primo, un piccolo ripostiglio, mentre il secondo significa “porco, maiale”, oppure una voce onomatopeica. Lei vede un accostamento?

L’etrusco ruz è troppo corto, e ruze è troppo distante nel significato.

Una “serqua” di uova era per i contadini mugellani una certa quantità di uova, che mi sembra corrispondesse a una diecina o a dodici unità. In etrusco esiste “SERQUE” che forse deriva dal numerale dieci o dodici? Quanto sarebbe verosimile questa derivazione dall’etrusco?

Io non conosco un vocabolo etrusco SERQUE, per cui non posso dire nulla su di esso.

C’è uno scioglilingua famoso: “Sopra la capra, la capra campa, sotto la capra la capra crepa”. In etrusco esiste il vocabolo “capra” con il significato di “urna, vaso, sarcofago”, ma genericamente si potrebbe tradurre con “contenitore, basamento vuoto all’interno”, ecc.). Ritornando allo scioglilingua “sopra la capra…ecc.) la frase non avrebbe significato. Se invece intendiamo “capra” per un sarcofago, un basamento, ecc. lo scioglilingua avrebbe un suo significato logico. Le sembra ciò molto distante dalla realtà?

In etrusco capra, kapra significava propriamente «capra», ma per metafora significava anche «sarcofago», perché molti sarcofagi antichi avevano ai quattro spigoli inferiori altrettanti appoggi a forma di «piede di capra o di caprone». (etr. capru).


Bibliografia:
Massimo Pittau – Dizionario della lingua etrusca – Dessì, Sassari 2005
Massimo Pittau – La lingua etrusca – Grammatica e lessico. Nuoro, 1997
Paolo Campidori – Mugello, Romagna Toscana e Valdisieve – Storia, personaggi, racconti, fiabe, poesie, ecc. Toccafondi, Borgo San Lorenzo, 2006
Massimo Pittau, www.pittau.it
Paolo Campidori www.paolocampidori.com

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Autore: Paolo Campidori
Cronologia: Arch. Italica

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