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La Via Cassia.

Importante via consolare che portava da Roma a Florentia (Firenze), la via Cassia fu poi prolungata fino a congiungersi con la via Aurelia passando per le città di Pistoia e Lucca.
Le sue origini sono molto incerte, come incerta è l’identificazione del personaggio pubblico che le diede il nome. I più accreditati potrebbero essere il censore Cassio Longino del 154 a.C. ed il console Cassio Longino del 127 a.C., con una maggior propensione verso il primo dei due.
La strada procedeva e in alcuni tratti procede ancora oggi in territori intermedi tra le altre due importanti vie di comunicazione romane come l’Aurelia e la via Flaminia da cui si poteva facilmente raggiungere la città di Ariminum (Rimini), e di conseguenza tutto il nord Italia.
Come per tutte le altre strade romane, anche la Cassia prendeva il via dal Foro Romano, all’altezza del ”miliarium aureum”, e venne costruita collegando tratti stradali già esistenti dall’epoca etrusca, come ad esempio la via Veientana.
Partendo dalla porta “Fontinalis” nelle mura serviane, la via Cassia condivideva la prima parte del suo percorso con la via Flaminia, separandosi poi all’altezza di ponte Milvio. Al decimo chilometro, che oggi si trova in pieno centro abitato, si trova un monumento funebre noto oggi come Tomba di Nerone, che dà anche il nome alla zona, benché il sarcofago sul ciglio della strada contenga in realtà i resti di Publio Vibio Mariano, un funzionario imperiale nativo di Tortona, e di sua moglie Regina Maxima.
Uscita da Roma la via Cassia attraversava quindi il territorio di Veio, quello di Sutri e quello di Forum Cassi, nei pressi dell’odierna Vetralla, per poi proseguire nell’etruria meridionale, nei territori della Tuscia. La via Cassia toccava quindi le città di Castrum Viterbii (Viterbo), Mons Flascun (Montefiascone), Urbs Vetus (Orvieto), poi Clusium (Chiusi), e Cortona, puntando poi verso Arezzo.
Il prolungamento della via avvenne verso la fine del II sec. a.C. ad opera del censore Cassio Longino Ravilla, la strada venne quindi allungata fino a toccare Florentia (Firenze), per poi protrarsi fino a Pistoia e Lucca. Da qui poi proseguiva verso nord parallela al mare valicando il Monte Magno per raggiungere prima Campus Maior (Camaiore) poi Pietrasanta. Da Pietrasanta, che fu fondata sul modello del campus romano e aveva come decumano proprio il tracciato della Cassia, proseguiva ai piedi delle colline fino a Taberna Frigida (Massa), castrum romano del IX secolo munito dell’Hospitalium di San Leonardo al Frigido, che accoglieva i viandanti che percorrevano la Via Francigena, dove la Cassia si ricongiungeva con la via Aurelia, per poi proseguire verso la città di Luni.
Il percorso così come ci appare ci fa pensare al fatto che la Cassia fu concepita più per lo spostamento di truppe verso il nord della penisola, ciò lo potrebbe confermare l’andamento della via che talvolta aggira e talvolta tocca alcune città ai piedi degli Appennini, come se le colonne di soldati potessero scegliere da quale valico attraversarli, senza per forza utilizzare altre strade come ad esempio la Flaminia.
Già molto deteriorata e danneggiata ai tempi dell’Imperatore Traiano, la via Cassia non venne tuttavia risistemata, anzi, Traiano preferì realizzare un tratto del tutto nuovo tra Volsinii Novi e Clusium, prendendo il nome di via Traiana Nova. Essa condivideva per un tratto lo stesso percorso della vecchia Cassia per poi tagliare fuori alcune zone alluvionali rendendo il percorso più corto e diretto.
In epoca medievale il percorso della Cassia venne in parte modificato, anche a seconda dell’importanza che andavano acquisendo alcuni centri abitati, in particolare tra il VII e l’VIII sec. d.C., quando Bizantini, Franchi e Longobardi si spartirono i territori del centro Italia.
Il percorso della Cassia dopo il 774 d.C., quando i Franchi sconfissero i Longobardi, fu particolarmente usato dai pellegrini che si recavano a Roma, costituendo, così, un tratto della Via Francigena.

Fonte: romaeredidiunimpero.altervista.org

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