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Enzo Alibrandi. ITTITI E IL LORO ESERCITO Armi, Armature e “Teoria degli Archi”.

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Quando si parla di “Ittiti”, vengono in mente grandi eserciti e grandi conquiste ed, effettivamente, è proprio cosi. Un popolo di derivazione Indoeuropea, che nel II Millennio a.C. si insediò nell’Anatolia Centro-Settentrionale, in un territorio montano impervio, che fondò una grande capitale, Hattusha (patrimonio dell’Unesco) e, da qui, estese il suo impero a tutta l’Anatolia non solo centrale ma, anche, alle regioni occidentali, orientali e meridionali, fino ad arrivare ai confini territoriali fra la Siria e l’Egitto, che portò quest’ultimo impero e quello ittita, all’epica battaglia di Qadesh del XIII Secolo a.C. (1275 a.C.)
Tuttavia, di questa stupenda civiltà, restano ad oggi ancora tanti misteri irrisolti, soprattutto legati alla “prematura e improvvisa” scomparsa di un regno tanto potente già nel XII Secolo a.C. e, le poche evidenze archeologiche sono soprattutto legate alle numerose tavolette ittite giunte fino a noi, in argilla e spesso frammentate.
Uno degli aspetti che caratterizza sicuramente il regno ittita è, senza dubbio, la sua grande capacità militare, capace di assoggettare anche i grandi regni Mesopotamici dell’epoca e, soprattutto, creare non pochi pericoli alla stessa dinastia regnante in Egitto del tempo (Ramses II)
Cercherò pertanto, alla luce della vastità dell’argomento trattato, di cogliere i punti più importanti riguardo all’esercito ittita, la sua formazione, le armi e armature utilizzate, meritevoli di maggiori dettagli in seguito, se il lettore lo ritiene opportuno.

L’ESERCITO ITTITA E LA SUA FORMAZIONE
L’esercito ittita era composto da diverse unita di fanteria, carreria, arcieri e vari personaggi con rango diversificato, con il compito di dirigere e coordinare gli attacchi e i movimenti di un grande esercito.

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La fanteria ittita, secondo le fonti pervenuteci, si componeva di soldati appiedati, dotati di spade e, secondo alcune raffigurazioni, lance; le raffigurazioni di Qadesh portano a supporre che si tratti di lance lunghe, con cuspide a forma di “diamante”; questa particolare forma, rispetto alla classica cuspide che conosciamo (classico triangolo su asta di legno) presenta una sorta di elementi aggiuntivi, quasi delle appendici, che permettevano, secondo personale teoria, di poter penetrare facilmente qualsiasi armatura dell’epoca, soprattutto se lanciata a mo’ di dardo.
Ovviamente, il rapporto libbre/velocità in volo fino a bersaglio, sono proporzionali a vari fattori quali la forza del “lanciatore”, eventuali condizioni atmosferiche del momento e condizioni territoriali, tali da intensificare o meno la penetrazione, a distanza, di una simile lancia, nel bersaglio. Unitamente alla particolarità della cuspide, nettamente differente da quella egiziana che vediamo nelle raffigurazioni di Qadesh, i fanti ittiti, cosi come la maggior parte dei soldati, erano dotati di un’armatura di scaglie di metallo, cucite su stoffa o cuoio (Rif. De Martino, 2020; Lorenz & Schrakamp 2011).
Uno degli aspetti da considerare, sulla base anche di alcuni studi effettuati dai due studiosi, riportati su Hittite Military and Warfare, è la rappresentazione di alcune tipologie di armatura/vestiario sulla base di raffigurazioni trovate in un muro dipinto a Tebe, in Egitto. Quali erano le tipologie effettive di armatura utilizzate dalla fanteria? Quali dagli arcieri?

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In questo bassorilievo in pietra proveniente da Karkemiš e risalente al X-VIII secolo a. C. è ritratto un carro da guerra ittita

Partendo da sinistra, facendo riferimento anche a raffigurazioni inerenti non solo popoli Mesopotamici ma anche, influenze di popoli fuori dai territori Anatolici, potremmo suddividere le diverse armature, da sinistra a destra, con:
1-2) Armatura, probabilmente in cuoio, a sezioni rivestite, soprattutto nei punti vitali, con placche o scaglie di metallo sovrapposte, dedicate agli arcieri, che necessitavano di maggiore mobilità, soprattutto su un carro in movimento. Probabile influenza territori Assiri.
3) Armatura vestiario con utilizzo principale di cuoio, sottostante in stoffa e scaglie di metallo in varie sezioni critiche; in particolare tipologia utilizzata da arcieri o lancieri a cavallo, rappresentati in alcune immagini e bassorilievi mesopotamici, probabile influenza con Babilonia durante alcune campagne militari (es. Murshili I, KUB 31-64)
Da sottolineare che, la rappresentazione numero 4 rimanda anche alla tipologia di armatura utilizzata dall’esercito miceneo, in particolare per la fanteria.

Pertanto, si potrebbe ipotizzare che, in una prima fase (durante l’Antico Regno), i sovrani ittiti (e i loro ufficiali) abbiano preso spunto dagli eserciti Babilonesi per una prima miglioria del vestiario da combattimento e, successivamente, durante il Nuovo Regno, probabilmente fra i regni di Tudhlia IV e Arnuwanda I (ricordando la presenza micenea, presunta, dall’Atto di Accusa a Maduwatta) vi sia stata una possibile rivalutazione e ispirazione nella creazione dell’armatura definitiva per la fanteria, che è quella che conosciamo ad oggi. Probabilmente, gli Ittiti, presero spunto, da un punto di vista della completezza dell’armatura Micenea, migliorandone alcuni aspetti, adattandola al modo di combattere ittita e condizioni territoriali; la versione ittita, se cosi possiamo dire, è piu performante nei movimenti, seppur sempre con un’adeguata protezione del 95% del corpo, senza compromettere la visuale e movimenti.
Un altro aspetto, da considerare, è lo scudo a “8” ittita e, probabilmente, tale scudo, venne realizzato con tale forma per 2 aspetti; il primo, è legato al poco spazio all’interno del carro, con l’auriga, l’arciere e, presumibilmente, secondo quanto riportato da testimonianza muraria riguardo Qadesh, il fante forniva protezione e attacco di supporto al contempo; la forma particolare consentiva inoltre al fante di ripararsi adeguatamente dietro lo scudo e, al contempo, avere un passaggio ottimale della lancia o spada in mano, da uno dei due lati dello scudo; puo sembrare un dettaglio di poco conto ma, potrebbe aver fatto la differenza in una battaglia, soprattutto in mischia, tenendo anche conto della diversità nelle forme, impugnature e utilizzo dello scudo da parte egiziana.

Una personale teoria riguardo l’uso dell’arco, prendendo in considerazione proprio Qadesh.

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Differenti tipi di armatura e scaglie

Si notano le differenze degli archi e frecce utilizzati nella battaglia nel XIII sec. a.C.; la prima foto ritrae un carro ittita con un arciere con un arco, totalmente diverso da quello egiziano; se analizziamo attentamente la tipologia di arco, la cuspide utilizzata dall’arciere ittita e quello egiziano, notiamo alcune differenze:
1) L’arco ittita è un arco con flettenti ricurvi, ciò permetteva di piegare agevolmente l’arco, fornendo maggiore trazione e, di conseguenza, piu forza alla freccia scagliata, anche senza avere grande possanza fisica da parte dell’arciere. Inoltre, la freccia del disegno, è chiaramente una freccia di tipo “Broadhead, che presenta una sorta di barbigli, quasi fossero un’unica freccia. Questi elementi portano a supporre che, gli ittiti, siano stati fra i primi, ad utilizzare archi “compound” primitivi, di derivazione sumerica (venivano giò realizzati proprio dai Sumeri) e, al contempo, frecce tali da penetrare con grande forza, l’armatura o protezione avversaria, soprattutto quella egiziana del periodo.
2) L’arco egiziano, si evince, è un arco di tipo semplice, con cuspide del tipo bodkin, adatte a penetrare armature con maglie di ferro ma, non quelle a scaglie o scaglie sovrapposte (come quelle ittite appunto).

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Placche sovrapposte armatura

La teoria in questione pone un dubbio in merito alla reale forza militare dell’esercito ittita contro quello egiziano, nella battaglia di Qadesh; se facciamo caso, questa battaglia si conclude, secondo i testi e declamazioni varie, come una sorta di vittoria egiziana di Ramses II o, addirittura un pareggio; tuttavia, si potrebbe supporre che, sulla base di queste valutazioni, soprattutto per quanto concerne la forza dell’accoppiata carreria-arcieri ittiti, e la superiorità delle armi da tiro o a distanza ittite, che la battaglia sia finita diversamente o, con molte più perdite da parte egiziana, di quanto sia stata descritto fino ad oggi; basti pensare, a titolo di esempio che, sempre casualmente, lo stesso esercito ittita, questa volta guidato da Tudhalia IV, scontratosi con gli Assiri a Nihrya e, presumibilmente, composto sempre con le stesse modalità e forze, sia stato sconfitto da quest’ultimi (ed erano proprio coloro che avevano la stessa tipologia anche di arco). Ciò dimostrerebbe, seppur teoricamente, anche l’elevata affluenza di informazioni e ispirazioni fra gli ittiti e i popoli mesopotamici, anche in relazione al modo di fare la guerra, delle armi e armature, con altri popoli, come quello Egizio, soggetto ad influenze minori in tal senso.
Queste ipotesi sono avvalorate ulteriormente da studi approfonditi effettuati sugli archi menzionati; quelli ittiti, di derivazione Sumerica/Assira, avevano probabilmente, prendendo in considerazione raffigurazioni del tempo, materiali probabilmente utilizzati, una gittata di 40 mt, con 1/1,5 mt di altezza arco e una forza/potenza di 125 libbre, contro gittata 20/30 mt, altezza di 1 mt circa dell’arco e una forza/potenza di 50 libbre che, seppur più maneggevole e flessibile rispetto all’arco ittita e adatto ancor di più per l’arceria a cavallo, la bassa potenza richiedeva un uso più ravvicinato e, di conseguenza, maggiore esposizione dell’arciere egizio, agli attacchi della controparte ittita o, del fante, grazie anche all’apporto del suo scudo a 8.

Bibliografia/fonti:
– Armature e tipologie armature ittite 2011. Lorenz/Schrakamp; INSIGHTS INTO HITTITE HISTORY AND ARCHAEOLOGY, pag.30
– Elementi storici ittiti 2020. Stefano De Martino; La civiltà degli ittiti. XVII-XII secolo a.C.
– Tipologie archi da tiro e struttura – Archerygb.org – https://archerygb.org/about/types-of-archery#:~:text=There%20are%20several%20disciplines%20within,para%20archery%20and%20indoor%20archery.
– Trojanarchery.com – https://trojanarchery.com/education/about-archery/

Autore: Enzo Alibrandi – enzoalibrandi86@gmail.com

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