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DANIMARCA – RIBE: rivive un emporio altomedievale.

A Ribe, in Danimarca, presso la costa occidentale dello Jutland, è emersa una città-mercato, fondata nel 710 e presto coinvolta in una vasta rete di traffici internazionali. Le migliaia di oggetti rinvenuti hanno permesso di ricostruirne la fiorente attività produttiva e commerciale.

Verso la fine del VII secolo un arcivescovo inglese, San Willibrord, si recò in missione nell’attuale Danimarca, per tentare di convertire al cristianesimo le popolazioni locali. La missione non dovette essere un successo, perché lo stesso Willibrord scrisse: “Su quel popolo selvaggio regnava un certo Ongendus, un uomo più crudele di una bestia feroce e più duro della pietra; ma, grazie a Dio, trattò con onore colui che portava la verità”.

In quello stesso periodo era in corso la fondazione di Ribe, che sarebbe diventata uno dei più importanti centri Mercantili dell’Europa settentrionale. Il luogo si trova sulla sponda del fiume omonimo, presso la costa occidentale dello Jutland, la lunga, pianeggiante penisola protesa tra il Mar Baltico e il Mare del Nord.

Le origini di Ribe non hanno lasciato traccia nei testi, ma è l’archeologia ad aver fatto chiarezza, stavolta. Nel 1973, infatti, non lontano dal centro medievale dell’attuale cittadina di Ribe, furono trovati i resti dell’abitato altomedievale, la cui fondazione risale all’incirca all’anno 710. La zona, presso la quale in precedenza si trovava un villaggio più piccolo, per l’occasione fu completamente ristrutturata: una grande area aperta venne divisa in lotti, e ciascuno di questi fu assegnato a un artigiano, che poteva realizzare qui i suoi prodotti e rivenderli. Questi imprenditori dell’Alto Medioevo risiedevano in case di legno e svolgevano la loro attività al coperto o nello spazio antistante la loro stessa abitazione. …

Ribe era quindi una vera città-mercato pianificata a tavolino, che traeva forza dalla sua vicinanza al mare e dalla possibilità di usare il fiume come via di comunicazione per il commercio. Ma chi poteva avere concepito un progetto di questo tipo? Oggi gli studiosi non escludono che Ribe … sia stata fondata dallo stesso Ongendus…

Vediamo più da vicino cosa si commerciava a Ribe, attraverso i risultati degli scavi. Una delle voci principali della produzione erano senza dubbio i recipienti di vetro, rinvenuti a migliaia. Sono tornati alla luce soprattutto bicchieri “a sacchetto” o con la base a punta, molto diffusi in Europa settentrionale tra l’VIII e il IX secolo. E’ possibile che questi bicchieri provenissero dalla Renania, un sicuro centro di produzione in quel periodo, e da Ribe transitassero verso la Scandinavia. Dalla Norvegia giungevano invece macine per grano in pietra, fanoni di balena e pellicce, dalla Svezia corna di alce, mentre l’area del Mar Nero forniva gemme (soprattutto la corniola, utilizzata per gli anelli) e cristallo di rocca. La ceramica ritrovata proviene in gran parte dal regno franco, soprattutto dalla zona del Reno.

Numerose anche le monete: più di 150 sceattas, una moneta diffusa nell’Europa settentrionale che prima si riteneva originaria della Frisia (Olanda) e dell’Inghilterra. Oggi, grazie agli scavi archeologici, sappiamo che gli sceattas venivano coniati anche a Ribe, con l’effige di Odino su una delle due facce. Infine sono venuti alla luce alcuni oggetti antichi: anelli di età romana con gemme intagliate, monete, perfino una statuetta romana in bronzo. Gli archeologi non hanno ancora fornito una spiegazione per queste “antichità” trovate a Ribe, ma non è escluso che si trattasse di oggetti pronti per essere rilavorati o riutilizzati da artigiani locali. Ma a Ribe non si commerciavano soltanto oggetti provenienti dall’estero. Un folto gruppo di artigiani si dedicava infatti alla produzione, e per nostra fortuna si sono conservate tracce evidenti di questa attività. Quella realizzata a Ribe è una indagine di “archeologia della produzione”, volta cioè a individuare le attività produttive impiantate presso un sito attraverso i loro resti materiali.

Il rinvenimento di scarti di materia prima e di oggetti non finiti testimonia con certezza, ad esempio, che nella cittadina venivano fabbricati pettini in osso o in corno. Numerosi pesi da telaio dimostrano invece l’esistenza di una manifattura tessile, mentre alcuni frammenti di pelle e cuoio lavorati e perfino alcune suole ci informano sulla presenza di calzolai. I fabbri hanno invece lasciato tracce del loro lavoro in alcuni crogioli e nelle matrici per la fabbricazione di oggetti come fibbie di cintura e fibule …, così come nelle scorie delle fornaci. Ma anche il vetro veniva lavorato a Ribe: una serie di artigiani era infatti specializzata nella fabbricazione di elementi per collana (“vaghi”) multicolori, del tipo che oggi chiamiamo “millefiori”. E’ interessante notare come la materia prima in questo caso provenisse dall’estero: si trattava di migliaia di tessere di mosaico, probabilmente in buona parte importate dall’Italia … Altri elementi per collana erano invece realizzati in ambra… Ma gli scavi non hanno gettato luce soltanto sulla vita di Ribe e i suoi commerci. Non lontano dalla città gli archeologi hanno infatti ritrovato alcuni cimiteri. La maggior parte dei morti veniva cremata, e le ceneri deposte entro urne in ceramica. E’ il segno di una civiltà lontana dalla conversione al cristianesimo …, ben radicata nelle proprie credenze.

Nella prima metà del IX secolo Ribe fu circondata da un fossato. Probabilmente si trattava di una sorta di confine utile a delimitarne le competenze in campo legislativo, più che un’opera difensiva. Fu in questo abitato che, nello stesso periodo, giunse Ansgar, il vescovo di Amburgo incaricatosi di convertire i popoli del profondo Nord. Ansgar riuscì a ottenere dal re dei Danesi, Horik, il diritto di costruire una chiesa a Ribe e di piazzare così uno dei capisaldi della sua opera di evangelizzazione. Non sappiamo se il grande, variopinto e rumoroso mercato della città esistesse ancora, al tempo di Ansgar. Certo è che stava iniziando la fine di un’epoca: dopo l’intervento dei missionari, la cultura tradizionale dei popoli del Nord non sarebbe stata più la stessa.

I fortunati ritrovamenti di Ribe si comprendono soltanto se si allarga lo sguardo fino a includere buona parte dell’Europa settentrionale. Qui assistiamo, a partire dall’VIII secolo, all’emergere di una nutrita serie di nuove città, disseminate lungo le coste delle attuali Olanda, Inghilterra, Danimarca, Svezia. Sono quelli che i testi chiamano “emporia”, centri commerciali che fiorirono per lo più tra l’VIII e il IX secolo, come Quentovic, Dorestad (Olanda), Birka (Svezia), Hedeby (Danimarca), successivamente abbandonati. Ma sono anche nuclei come Ipswich, Southampton, Amburgo, che ebbero successo e si affermarono nel tempo come vere città. Tutto questo nel quadro generale di un’Europa coinvolta fin dall’VIII secolo in una notevole rete di commerci internazionali … nella quale rientra tutta la fascia settentrionale del continente, in precedenza esclusa dai grandi traffici del bacino del Mediterraneo. …

Vivere da Vichinghi

La città altomedievale di Ribe è stata trovata sotto l’attuale centro abitato. Sono stati eseguiti gli scavi, tutto è stato documentato, ma sarebbe stato ben difficile espropriare un’intera zona e farla diventare un grande museo all’aperto dentro la città. E allora cosa hanno fatto i Danesi, che in materia di parchi archeologici sanno davvero il fatto loro? Hanno pensato bene di realizzare un parco fuori città, il “Ribe Vikinge Center”.

In un ampio spazio verde è stata ricreata a grandezza naturale la zona del mercato, con le tende degli artigiani e i recinti dove lavoravano. Ma sarebbe più giusto dire “lavorano”: infatti, alcuni stipendiati dal Comune (stagionali, il più delle volte ragazzi ma anche signori di una certa età che arrotondano così la loro pensione) vestiti da Vichinghi fabbricano pettini, oggetti in ceramica e collane sotto i vostri occhi, spiegando ogni passaggio della lavorazione attraverso i loro stessi gesti e coinvolgendo il pubblico a partecipare attivamente. Qui si può imparare l’arte del fabbro, battere moneta o lavorare il legno al tornio.

In un’altra zona del parco è possibile vedere dimostrazioni dell’arte della falconeria, mentre altrove trovate ricostruita la città vera e propria, con le sue suggestive abitazioni in legno. E in un recinto apposito si può anche tirare con l’arco. Tutto questo circondati da figuranti che lavorano i campi seguendo gli aratri in legno tirati dai buoi, o danno da mangiare a buffe oche e galline un po’ invadenti. Insomma, un tuffo in prima persona nel Medioevo, per un’esperienza che aiuta a capire i modi di vita e il lavoro di più di mille anni fa molto meglio della semplice lettura di un libro.

E, se non siete ancora soddisfatti, potete tornare nella città di Ribe, dove nel museo sono esposti gli oggetti originali … ancora una volta valorizzati al meglio mediante plastici e ricostruzioni grafiche…

Fonte: Medioevo 01/06/03
Autore: Andrea Augenti
Cronologia: Arch. Medievale

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