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CIVIDALE DEL FRIULI (Ud). Muro romano spunta al monastero.

Un muro romano, affiorato in tutta la sua potenza e decisamente ben conservato, e altre significative preesistenze: la nuova campagna di scavi archeologici in corso, ormai da settimane, in due sezioni del monastero di Santa Maria in Valle sta rivelando agli esperti molto di più di quanto si aspettassero.
Per i dettagli è ancora troppo presto – l’indagine richiede tempo: si sposterà, prossimamente, in altri spazi dell’ex convento –, ma quel che è certo è che sta emergendo una stratificazione assolutamente più ricca delle attese, appunto.
muro 2Sotto l’enorme edificio già sede delle suore Orsoline, insomma, si cela un patrimonio storico prezioso, meritevole di alta attenzione e, di conseguenza, di uno studio di valorizzazione e fruizione: e proprio in tale direzione ha puntato uno stage stanziale – svoltosi nei giorni scorsi – che ha segnato, formalmente, l’avvio della collaborazione fra il Comune di Cividale e il Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Università degli studi di Trento, con la quale è stata siglata una convenzione quadro per la promozione di percorsi volti a migliorare la conoscenza dell’antico complesso monastico, custode del tempietto longobardo.
Coordinati dall’architetto Alessandra Quendolo, di cui sono allievi – al laboratorio di restauro dell’ateneo di Trento, appunto –, e dagli architetti Nicola Badan e Federica Quendolo, i due universitari coinvolti nel progetto (Chiara Nicolini e Marco Chisté) hanno effettuato una ricognizione finalizzata alla definizione di un possibile percorso di visita e di musealizzazione degli scavi in via di svolgimento.
Scavi che, dunque, potrebbero rimanere – quanto meno in parte – a vista, a ulteriore potenziamento della già ricca offerta di Santa Maria in Valle.
«È stata prodotta – conferma Alessandra Quendolo, che cura l’opera di risanamento del bene – una simulazione progettuale sulla possibile fruibilità degli scavi». Già presentato al sindaco Balloch, il risultato dell’indagine fungerà ora da base per la stesura di un disegno che verrà sottoposto all’attenzione dell’organismo competente, la Soprintendenza regionale.
Allo stage appena svoltosi ne seguiranno, naturalmente, altri: la sinergia con l’Università di Trento, insomma, può ormai considerarsi pienamente avviata. Ma tornando alle ricognizioni archeologiche: al momento si sta scavando in corrispondenza dell’ingresso (sul lato sinistro della chiesa di San Giovanni) e nell’ala a sinistra dell’antico accesso all’oratorio di Santa Maria in Valle. Già tante, negli anni scorsi, le sorprese offerte dal sottosuolo: e il trend, come detto, continua.

Autore: Lucia Aviani

Fonte: www.messaggeroveneto.it, 20 nov 2015

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