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BARI. In via Sparano le tombe dell’antica Barium: l’archeologa svela i reperti sotto la strada dello shopping.

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“È stato sorprendente constatare come, in un punto della città così centrale, frequentato e calpestato, fossero conservati resti così significativi. È stata una bella sorpresa”. Francesca Radina, già funzionaria archeologa della soprintendenza Abap per la città metropolitana di Bari, torna al 2018, quando su via Sparano, a Bari, erano ancora in corso i lavori di restyling. Un intervento per proiettare Bari nel futuro.
Sorpresa all’incrocio tra via Sparano e via Putignani, nell’isolato di palazzo Mincuzzi. Durante gli scavi sono state individuate tre sepolture risalenti al VI secolo d.C. con relativi frammenti ossei di individui, tra cui un bambino. In una delle tre tombe sono stati ritrovati anche degli orecchini di rame che hanno facilitate le operazioni di datazione dei reperti, mentre nei terreni sono state rinvenute delle monete in lega di rame di piccolo conio. I reperti sono oggi custoditi a Palazzo Simi, sede della Soprintendenza e saranno oggetto di restauro. I reperti ossei, invece, saranno studiati da alcuni antropologi che in queste settimane hanno già seguito le attività di cantiere e che avranno il compito di studiarne le caratteristiche.
“Terminate le operazioni di scavo e di studio, sarà rimossa subito questa copertura particolare che ha permesso ai tecnici di lavorare sui ritrovamenti – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Galasso – Il cantiere di via Sparano, quindi, torna alla normalità e al suo pieno regime. Stimiamo circa 20 giorni per il completamento di questo isolato e altri 20 giorni per realizzare l’intersezione su via Principe Amedeo”.
“Questi ritrovamenti rappresentano uno dei tanti tasselli che ci permettono di ricostruire e conoscere la storia antica della città – ha dichiarato il soprintendente Luigi Larocca – Grazie a questi segni stiamo conducendo un vero e proprio studio archeologico che ci sta guidando dalla città vecchia, cuore antico della città sin dall’età del bronzo, fino ai nuovi insediamenti del murattiano”
Ma che si è rivelato un tassello fondamentale per ricostruire la storia della Bari antica: negli scavi, vennero ritrovate sei tombe risalenti al quinto-sesto secolo dopo Cristo. E ora, la stessa archeologa, con l’archeologo Michele Cuccovillo e l’antropologa Ginevra Panzarino, ha firmato un articolo sulla rivista Fasti online documents & research per presentare i risultati della ricerca.
“Non è stata una ricerca in senso stretto – chiarisce subito Francesca Radina – come Soprintendenza, nel 2018, disponemmo il controllo dei lavori di scavo in corso per la riqualificazione di via Sparano, perché, da una serie di fonti bibliografiche e d’archivio, avevamo contezza che via Sparano calcasse l’antica viabilità d’epoca romana”. Si tratta di un’importante strada che attraversava il suburbio meridionale del municipio di Barium e toccava anche il centro abitato dell’odierna Ceglie.
“Queste strade antiche, in genere, rasentavano insediamenti e aggregazioni più o meno consistenti, e quindi pensavamo che ci potessero essere delle tracce importanti da rilevare, benché ci fosse stata comunque la costruzione del Murattiano. Quindi, abbiamo prescritto l’assistenza ai lavori di scavo”.
E le aspettative non furono deluse: all’incrocio con via Putignani, vicino a palazzo Mincuzzi, fu rinvenuto un nucleo di sepolture, fuori dalle mura, risalenti a un periodo compreso tra la fine dell’età tardoantica e l’Alto Medioevo. Sei, per la precisione, con diversi resti umani. “Tra questi, quelli di una donna adulta che indossava una coppia di orecchini a cerchietto, in lega di rame”. Nell’articolo “Le tombe di via Sparano nel suburbio meridionale di Barium”, si susseguono anche interessanti considerazioni sulle analisi dei resti umani rinvenuti.
Gli scavi hanno consentito non soltanto di ripercorrere e aggiungere nuovi elementi alla storia cittadina, ma anche di analizzare alcuni aspetti della società dell’epoca: dall’attività fisica svolta (anche dai più piccoli) alle patologie degli abitanti. “Il campione è molto piccolo – aggiunge l’archeologa – ma è utile se confrontato con i campioni di individui rinvenuti in altri scavi della città vecchia, per ricostruire i caratteri fisici di questa gente”. Vennero trovate anche monete e frammenti di ceramica.
Fondamentale è anche la metodologia di studio utilizzata: “Per la prima volta, in questa zona del Murattiano, venne effettuato uno scavo metodologicamente impostato: non era un rinvenimento sporadico, ma uno scavo stratigrafico, condotto con criteri scientifici”. Le tombe, semplici fosse, sono rimaste sotto la pavimentazione, mentre i resti umani furono portati nel laboratorio di Antropologia, a palazzo Simi, così come i frammenti di ceramica, gli orecchini e le monete. L’analisi non è ancora conclusa del tutto: “Ora bisogna studiare le monete, mentre il resto è stato analizzato”, racconta Francesca Radina.
Continuare le operazioni di scavo è in genere complicato. Intervengono diversi fattori: “In questo caso, avevamo una limitazione dovuta alla presenza delle fondamenta dei palazzi adiacenti, c’erano limiti oggettivi imposti dallo stato dei luoghi. In generale, le esigenze di carattere scientifico sono fortemente condizionate dalla disponibilità di finanziamenti, ma influisce anche lo stato dei luoghi: se si tratta di proprietà private o suoli pubblici, ad esempio. Non ci sono invece priorità per il periodo studiato”.
Come far conoscere l’importanza dei ritrovamenti ai cittadini, oltre alla pubblicazione dell’articolo? “Sarebbe auspicabile collocare, nell’area del rinvenimento, un pannello descrittivo di quello che è stato trovato. O potrebbe essere organizzata una piccola mostra archeologica per raccontare questa scoperta”, conclude l’archeologa.

Autore: Gennaro Totorizzo

Fonte: bari.repubblica.it, 9 gen 2021

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