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BALLARD CERCA L’ARCA DI NOE’

È lui che ha trovato il Titanic. Ora Robert Ballard dà la caccia alla più sensazionale preda di tutti i tempi, l’Arca di Noè.
Diecimila anni fa il Mar Nero era un lago di acqua dolce, situato nel ben mezzo di un enorme bacino sotto il livello del mare, una vallata fertilissima. Ma avvenne la catastrofe. Circa 7.500 anni fa, ebbe termine l’era glaciale, il clima della Terra si riscaldò e il livello del mare salì. Il Mar Egeo aprì una breccia nella stretta striscia di terra, laddove oggi c’è lo stretto del Bosforo, come se si fosse aperta una diga. L’acqua salata irruppe nel bacino con la forza di centinaia di cascate del Niagara, alzando il livello dell’acqua di una dozzina di centimetri al giorno, costringendo gli insediamenti umani a spostarsi verso le colline circostanti. La storia del Diluvio Universale è stata detta e ridetta, e così se ne parla nella Genesi: “Nel seicentesimo anno della vita di Noè, nel medesimo giorno in cui tutte le fontane esondarono e si aprirono le porte del cielo, la pioggia iniziò a cadere sulla Terra per quaranta giorni e per quaranta notti”.
Ma andarono davvero così le cose? Il Diluvio Universale fu proprio cosi ed ebbe luogo proprio lì? Alcuni pensano di si. Ad agosto l’esploratore sottomarino Robert Ballard intende mettere alla prova la sua teoria. Per farlo il sessantenne americano che vive nel Connecticut – noto per le sue molto pubblicizzate avventure e cacce sottomarine, tra le quali la scoperta del relitto del Titanic nel 1985 – metterà alla prova le apparecchiature più sofisticate per la ricognizione sottomarina. Ha infatti concepito un sommergibile telecomandato, l’Hercules, che a suo dire è in grado di identificare tracce di insediamenti umani a profondità di 300 metri con una precisione pari soltanto a quella degli archeologi che scavano direttamente con le loro stesse mani.
La teoria del diluvio di Noè ha molti detrattori, alcuni dei quali ritengono inoltre che Ballard sia più interessato a farsi pubblicità che a compiere ricerche scientifiche. Senza alcun dubbio, però, essendo egli in procinto di partire in qualità di esploratore della National Geographic Society, la sua missione sarà un evento mediatico di grande risonanza. Con sé porterà una troupe cinematografica, e l’anno prossimo assisteremo ad una serie di trasmissioni su ciò che egli avrà registrato.
Sebbene sia vero che Ballard ha un debole per la pubblicità, non è un dilettante. Ex comandante della Marina americana, è diventato uno dei cacciatori di navi sommerse più famosi. È certo che “le acque del Mar Nero contengono più storia di tutti i musei della Terra messi insieme”.
Comunque vadano avanti le ricerche, e quali che siano le scoperte di Ballard, sicuramente non porranno la parola fine alla questione. Se Ballard riuscirà a dimostrare che una struttura di pietre squadrate, individuate a 150 metri di profondità, è un manufatto dell’uomo risalente al neolitico, dunque un insediamento precedente la grande inondazione, si tratterebbe di una scoperta sensazionale. Ma a quel punto Ballard dovrà essere in grado di provare che a farla sparire nelle acque fu un’inondazione catastrofica e che si trattò proprio del diluvio di Noè. Forse non ci riuscirà, tuttavia è indubbio che registrerà dei programmi televisivi di sicuro fascino.
Fonte: La Repubblica 16/07/03 – Copyright Newsweek
Autore: Eve Conant

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